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Diletta Leotta Conduce Miss Italia e spiega: «Labellezza non è tutto»

A UNA SVOLTA DELLA CARRIERA, LA PRESENTATR­ICE PIÙ AMBITA DICE A OGGI: «BISOGNA STUDIARE, AVERE DISCIPLINA, ESSERE SEMPRE CURIOSI. LA PRESENZA FISICA È UN VANTAGGIO, MA...»

- di Pierluigi Diaco

Non è una soubrette. Non è una conduttric­e. Non è nemmeno una showgirl. Una cosa è certa: non è un bluff. È Diletta Leotta, molto più di un branda tempo determinat­o, qualcosina me nodi un startv. Fa parlare, fa discutere, fa invidia: le colleghe vorrebbero il suo fenomeno già al capolinea, i colleghi ambiscono ad averla al loro fianco, Sanremo l’ha già benedetta nell’edizione 2017 condotta da Carlo Conti. Urbano Cairo e Patrizia Miri gli ani le hanno abilmente affidato lo scettro di comandante in gonnella della nuova edizione di Miss Italia su La7. È furba? Di più, è scaltrissi­ma. È talentuosa? Qualsiasi cosa faccia fa opinione, quindi tutti zitti. È bella? Qui il dibattito non ha senso: è la prima conduttric­e di Miss Italia che rischia di essere perfino al di sopra delle concorrent­i. I difetti sono i suoi pregi profession­ali: parla poco, è inaccessib­ile perfino ad alcuni direttori di rete, recita a copione la parte della diva e, se la provochi, risponde con il tono di chi la sa lunga senza, in fondo, avere idea di come replicare. Diletta dimestiere fa laLeotta, di giorno va in palestra, di sera esce poco, sul suo futuro nessuna certezza. Non frequenta Ibiza, non ama i salotti, non sgomita per avere un poltrossim­a alla prima della Scala, ma soprattutt­o è fedele: da tre anni sentimenta­lmente legata almanager di SkyMatteoM­ammì. Nessun presunto flirt a favore di copertina, zero gossip. Dentro di lei alberga una sicurezza invidiabil­e: «Sono concreta, decisa e sempre consapevol­e delle scelte che faccio». La mettiamo subito alla prova: sappiamo che le selezioni per Miss Italia le ha fatte nel lontano 2009, anche se su quella esperienza ha preferito sempre tacere. «Ma come fa a saperlo?», sbotta lei. Dica la verità: lei voleva diventare davvero Miss Italia. «Visto che insiste, gliela racconta tutta. Ero giovanissi­ma, non ancora maggiorenn­e. Scelsi di partecipar­e alle selezioni perché, come molte ragazze della mia età, pensavo che potesse trasformar­si in un trampolino di lancio, una prima occasione importante per farmi notare e dare inizio al mio percorso nel mondo del giornalism­o e dello spettacolo».

Mi prende in giro? Sperava di diventare una giornalist­a partecipan­do a Miss Italia? «Ero solo una ragazza incoscient­e. Arrivai fino alla fase delle preselezio­ni di Salsomaggi­ore e lì il sogno si arrestò. Vuole sapere perché? Mi rifiutai di ballare, optando per una poesia». Racconto surreale. Continui... «La prova consisteva in una breve sfilata, accompagna­ta da un tappetomus­icale, che avrebbe dovuto trasformar­si, nel finale, in un piccolo balletto». Niente di originale, lo fanno tutte le aspiranti. «Questo lo dice lei. Sa ballare?». Poco. «Ecco, anch’io. Anzi, non credo proprio di essere portata per la danza. All’epoca la cosa mi metteva alquanto in imbarazzo. Speravo che, recitando una poesia, mi avrebbero fatto comunque i compliment­i. Le dico solo che davanti ai giudicimim­isi a declamare ininglese un testo di EmilyDicki­nson». Addirittur­a in inglese? «Diciamo che era uno strano inglese declinato alla siciliana. I giudici erano attoniti, immagino che dopo si fecero delle grasse risate. Sta di fatto che qualche ora dopo, quando ci chiamarono per dirci chi era passata e chi no, il mio numero, il 16, non venne pronunciat­o». Tanto ha fatto che quest’anno sarà lei a condurre Miss Italia. A proposito: lo sa che saranno vietati gli smartphone alle concorrent­i? «Credo che sia una bellissima idea, quasi quasi me lo impongo anche io». Bugiarda!

«Ci proverò. Anche se, conducendo, non sono certa obbligata a farlo». Eppure lei sui social è molto presente. Troppo? «Non credo di esserlo eccessivam­ente. Sono presente quanto basta e penso di pubblicare soltanto cose che sento di voler condivere per davvero. Di certo, non regalomai lamia intimità. Non so dirle se li uso bene o male, ma nonmi ritengo una vittima dell’uso smodato dei social network. Potrei benissimo vivere senza». Quanto ha contato l’aspetto fisi- co nel suo lavoro per iniziare la carriera da conduttric­e? «La bellezza e la presenza fisica, all’inizio di un percorso profession­ale e ancor di più se questo si chiama mondo dello spettacolo, hannouna loro importanza. Le assicuro, però, che, se il contenitor­e è vuoto, non si va lontani. Bisogna studiare, prepararsi, avere disciplina, non smetterema­i di imparare ed essere sempre curiosi. La bellezza è un vantaggio, ma non basta». Il calcio le piace davvero? «Certo, ne sono da sempre appassiona­ta. A casa mia sono tutti tifosi». Per quale squadra tifa? «Che domanda! Il Catania, ovviamente: è la squadra della mia città. Me ne innamorai la prima volta che misi piede allo stadio». Un modello di riferiment­o profession­ale ce l’ha? Non so: Simona Ventura, Paola Ferrari, Lorella Cuccarini... «Sono tutte delle eccellenti profession­iste e da loro, magarimio malgrado, ho preso anche qualcosa. Spero però di potermi imporre, nel tempo, con la mia cifra, il mio carattere e il mio stile».

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