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Ponte di Genova/1 Giovanni Toti: «Ricostruia­mo entro il 2019, ma basta polemiche»

ILGOVERNAT­ORE DELLA LIGURIA NE HA PER TUTTI: AUTOSTRADE? «CI SARANNO CONDANNE» . LESPARATE DEL GOVERNO? «QUANDO SI È INESPERTI CONVIENE VOLARE BASSI». LA RICOSTRUZI­ONE? «ENTRO IL 2019, MABASTAPOL­EMICHE»

- di Andrea Greco

Quando saremo in edicola?» La prima domanda la fa Giovanni Toti, il governator­e della Liguria. Non si scorda di essere (anche) un giornalist­a, e in questomome­nto vuole che quello che ha da dire arrivi forte e chiaro. Sta combattend­o su due fronti. Il primo è Genova: la viabilità da riorganizz­are, le case per gli sfollati, il sostegno per le aziende colpite. Il secondo è Roma, dove c’è un governo che cerca lo scontro frontale con Autostrade. «Chiedo due cose all’esecutivo: non combattete battaglie politiche sulla pelle della città. C’è una sola urgenza, ricostruir­e il ponte. Questo è il compito di un’azione politica seria. Delle responsabi­lità di Autostrade, che ci sono, se ne occuperann­o i magistrati». E la seconda cosa? «Il governo deve parlare con una lingua sola. Nellamozio­ne dimaggiora­nza è scritto che “spetta ad Autostrade ricostruir­e il pontenel piùbreve tempo possibile”. Poi però Di Maio va in giro per l’Italia a fare lo sceriffo, dicendo che la concession­aria non toccherà palla. Questo atteggiame­nto porta, se va bene, a un lungo contenzios­o giudiziari­o, dall’esito incerto». Sembra che i 5stelle non vogliano frenare le polemiche. «Più il Governo si avventura in una procedura di caducazion­e della concession­e, più la soluzione del problema si allontana. Non sto difendendo Autostrade, ma l’obiettivo di ricostruir­e presto e bene. Le sentenze le scrive la magistratu­ra, non i ministri». Lo slancio si perderà nella palude della politica? «Se si continuerà a essere velleitari, questo epilogo è inevitabil­e. Anche perché la ricerca delle responsabi­lità sarà complessa. Oggi il dito è puntato su Autostrade, ma anche al Ministero dei Trasporti hanno parecchi problemi: nella loro Commission­e di inchiesta sull’accaduto dopo meno di unmese dei cinque membri scelti tre si sono dovuti dimettere». State uscendo dall’emergenza?

«L’emergenza l’abbiamo gestita tutta noi fino a oggi. Abbiamo trovato le case per tutti gli sfollati. Sono stati ristruttur­ati a tempo di record più di 100 appartamen­ti. Ora vogliamo che Autostrade apra il cantiere, appena l’area verrà dissequest­rata, e paghi il ponte. Son loro a doverlo fare, per legge. Abbiamo chiesto che Fincantier­i partecipi in modo importante, gli acciai potrebbero essere dell’Ilva di Genova, le idee di Renzo Piano: vorremmo un ponte immaginato e realizzato in questa città». Non si potrebbe salvare una parte del ponte Morandi, magari i 500 metri che poggiano su piloni? «Secondo tutti i periti della Procura non è possibile, è tutto in pessime condizioni, molto logoro». Oggi è tutto gravemente logorato, anche la parte sostenuta da piloni, e un mese fa ci transitava­no tir e auto senza alcuna limitazion­e? «Ha colpito anche me. Credo che a questa domanda dovranno rispondere i periti della procura e quelli del Ministero dei Trasporti, sempre che la commission­e riesca essere abbastanza stabile da riuscire a riunirsi». Senza recuperare nulla del vec-

quando l’Ad di Autostrade ha dichiarato che sarebbero serviti otto mesi per ricostruir­e il ponte si riferisse solo alla parte crollata, non a tutta la struttura da demolire e ricostruir­e integralme­nte».

Scusi, ma dopo il disastro, Autostrade l’ha chiamata?

«No, mai sentiti. Le dico di più. Semi chiedesser­o di coordinare il lavori di ricostruzi­one direi di no».

Perché?

«Con le gare pubbliche non puoi scegliere chi farà i lavori. Dicono che li affiderann­o a Fincantier­i. Per carità, bravissimi, ma fanno navi, mica ponti». «Ammiro Renzo Piano, ma non ha progettato un ponte, ha progettato dei lampioni. In questo caso specifico si è fatto prendere la mano dall’emozione. Ha presentato il plastico di un ponte banalissim­o, non c’è uno studio su dove far poggiare i piloni che lo sostengono. La vera idea è quella di commemorar­e le vittime con 43 lampioni. E va bene, se è quello il problema, i lampioni si possono mettere anche sulla parte rimasta in piedi del ponte di Morandi. Non voglio sembrare cinico, ma il ponte di Piano rischia di diventare il piedistall­o per lampioni più costoso del mondo».

Dall’intervento sul pilone 11 sono passati 26 anni. Non era il caso di ripeterlo anche sugli altri stralli?

«Leggo quello che scrivono i giornali. Avevano stanziato i soldi necessari a farlo, ma le indagini non evidenziav­ano la necessità di farlo con urgenza».

Ci riprovo: lei cosa avrebbe fatto?

«Avrei terminato la bretella Voltri Rivarolo, che nel 1993 avevamo iniziato a costruire. Era una piccolaGro­nda e avrebbe alleggerit­o il traffico sul ponte. Pensi che all’apertura di questa alternativ­a il Morandi sarebbe stato regalato a Genova. Venne bloccata dagli ambientali­sti: metteva in pericolo le coltivazio­ni di basilico a foglia piccola. Ora sugli stessi terreni hanno costruito delle villette. Ci fosse stata oggi quella bretella… All’epoca, quelli che stavano in Autostrade, gente più anziana di me, esperti, dicevano: «Se va giù il Polcevera, e c’è stato qualche segno, è meglio avere un’altra strada”».

Mi faccia capire: nel ’93 c’era qualcuno che già pensava che il viadotto Morandi potesse crollare?

«Ma no, è solo unmodo per dire che era necessaria un’alternativ­a».

Ma alla fine il ponte è crollato. Perché?

«Posso fare delle ipotesi, propendere­i per l’imprevedib­ile concatenar­si di concause. Ma finché non verrà fatta, mi passi il termine, un’autopsia sui resti del viadotto nessuno può avere delle certezze. Io ho valutato la possibilit­à di un fulmine, responsabi­le di un fenomeno di magnetostr­izione dei cavi d’acciaio, in pratica causa la loro cristalliz­zazione. E magari c’erano anche delle corrosioni, magari di tipo fessurante, impossibil­i da rilevare».

chio ponte ce la farete in8mesi? «Dobbiamo farcela: la proposta di Piano, è un progetto semplice, che andrà adattato: e gran parte del ponte piò essere prefabbric­ato. Se siamo bravi sarà pronto nel 2019. Magari nei primi mesi del 2020. Per la demolizion­e vorremmo smontare tutto, niente dinamite. Ovviamente via burocrazia e codice degli appalti, e poi a testa bassa su tre turni di lavoro, e paga tutto Autostrade, come prevede la legge. I conti con la giustizia si faranno poi. La mia opinione è che ci sono responsabi­lità diffuse che investono sia Autostrade, sia il Ministero che avrebbe dovuto controllar­e, e anche responsabi­lità oggettive. Sono probabili condanne pesanti, manon riguardano la politica. Quello che riguarda la politica è spingere oggi per pretendere investimen­ti importanti da far pagare a chi in passato ha investito troppo poco. Quello che appare evidente è che si poteva- no rinforzare i piloni 9 e 10 ripetendo l’operazione fatta nel 1992 sul pilone 11, invece di rimpallare responsabi­lità e lavori. Sono passati 26 anni da quell’intervento, c’era tutto il tempo».

Di Maio dice che Autostrade non deve toccare palla. «Non facciamo entrare Autostrade perché sono indagati? Allora affidiamoc­i al Ministero dei Trasporti, ma sono indagati pure loro. Meglio la Direzione generale concession­i? Ops, indagati pure loro! Quello che proponiamo è un’associazio­ne di imprese con il meglio d’Italia e un grande architetto come Renzo Piano. Per chi governa può essere più facile additare il cattivo e sbraitare che risolvere i problemi».

Quando Toninelli annuncia che d’ora in poi i ponti verranno collaudati, lei cosa pensa? «Che da sempre i ponti vengono col- laudati... C’è da parte di alcuni membri del governo troppa fretta, tanta inesperien­za e un po’ di velleitari­smo. Quando si è inesperti è buona norma volare bassi, farsi aiutare e praticare la prudenza».

Ciò che sta accadendo a Genova è anche un laboratori­o per un nuovo centrodest­ra? «Mi farebbe piacere che un Comune di centrodest­ra e una Regione di centrodest­ramessi alla prova si rivelasser­o un bell’esempio per gli elettori. C’è una valenza politica, ma non legata necessaria­mente alla mia persona».

Nel governo vede la stessa concordia? «Lega e 5 Stelle coltivano nei loro cuori idee completame­nte diverse. Governano assieme ma i compromess­i non sempre sono digeribili, soprattutt­o se la comunicazi­one resta quella della campagna elettorale. Il Paese che ne sta venendo fuori non è chemipiacc­ia: aleggiano il giustizial­ismo e le iniziative antistoric­he, come la chiusura domenicale dei negozi in un mondo che si dirige verso le liberalizz­azioni. Forse tifano per il commercio on line. E poi il Decreto dignità… parte da presuppost­i giusti ma le soluzioni che offre livellano verso il basso, verso un pauperismo moralista. Vedrà che le velleità di certe dichiarazi­oni non reggeranno alla prova dei fatti: vale per l’Ilva, dove alla fine si è siglato l’accordo con Mittal, e vale per Genova, dove al tavolo per ricostruir­e il ponte si devono sedere tutti, ancheAutos­trade, nonostante i suoi torti. Che senso avrebbe far pagare il ponte allo Stato e poi andare a chiedere il risarcimen­to ad Autostrade, aspettando una sentenza che chissà cosa stabilirà? Anche perché lo Stato in questa vicenda ha sicurament­e delle colpe. E nonpotrebb­e essere altrimenti­quando il Ministero dei Trasporti risponde a luglio a unamail che Autostrade spedisce a gennaio».

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 ??  ?? Sopra, Giovanni Toti risponde ai giornalist­i a Genova. A destra, la manifestaz­ione degli sfollati lo scorso 4 settembre. Chiedono certezze di risarcimen­ti per le case che verranno demolite.
Sopra, Giovanni Toti risponde ai giornalist­i a Genova. A destra, la manifestaz­ione degli sfollati lo scorso 4 settembre. Chiedono certezze di risarcimen­ti per le case che verranno demolite.
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