Ponte di Genova/1 Giovanni Toti: «Ricostruiamo entro il 2019, ma basta polemiche»
ILGOVERNATORE DELLA LIGURIA NE HA PER TUTTI: AUTOSTRADE? «CI SARANNO CONDANNE» . LESPARATE DEL GOVERNO? «QUANDO SI È INESPERTI CONVIENE VOLARE BASSI». LA RICOSTRUZIONE? «ENTRO IL 2019, MABASTAPOLEMICHE»
Quando saremo in edicola?» La prima domanda la fa Giovanni Toti, il governatore della Liguria. Non si scorda di essere (anche) un giornalista, e in questomomento vuole che quello che ha da dire arrivi forte e chiaro. Sta combattendo su due fronti. Il primo è Genova: la viabilità da riorganizzare, le case per gli sfollati, il sostegno per le aziende colpite. Il secondo è Roma, dove c’è un governo che cerca lo scontro frontale con Autostrade. «Chiedo due cose all’esecutivo: non combattete battaglie politiche sulla pelle della città. C’è una sola urgenza, ricostruire il ponte. Questo è il compito di un’azione politica seria. Delle responsabilità di Autostrade, che ci sono, se ne occuperanno i magistrati». E la seconda cosa? «Il governo deve parlare con una lingua sola. Nellamozione dimaggioranza è scritto che “spetta ad Autostrade ricostruire il pontenel piùbreve tempo possibile”. Poi però Di Maio va in giro per l’Italia a fare lo sceriffo, dicendo che la concessionaria non toccherà palla. Questo atteggiamento porta, se va bene, a un lungo contenzioso giudiziario, dall’esito incerto». Sembra che i 5stelle non vogliano frenare le polemiche. «Più il Governo si avventura in una procedura di caducazione della concessione, più la soluzione del problema si allontana. Non sto difendendo Autostrade, ma l’obiettivo di ricostruire presto e bene. Le sentenze le scrive la magistratura, non i ministri». Lo slancio si perderà nella palude della politica? «Se si continuerà a essere velleitari, questo epilogo è inevitabile. Anche perché la ricerca delle responsabilità sarà complessa. Oggi il dito è puntato su Autostrade, ma anche al Ministero dei Trasporti hanno parecchi problemi: nella loro Commissione di inchiesta sull’accaduto dopo meno di unmese dei cinque membri scelti tre si sono dovuti dimettere». State uscendo dall’emergenza?
«L’emergenza l’abbiamo gestita tutta noi fino a oggi. Abbiamo trovato le case per tutti gli sfollati. Sono stati ristrutturati a tempo di record più di 100 appartamenti. Ora vogliamo che Autostrade apra il cantiere, appena l’area verrà dissequestrata, e paghi il ponte. Son loro a doverlo fare, per legge. Abbiamo chiesto che Fincantieri partecipi in modo importante, gli acciai potrebbero essere dell’Ilva di Genova, le idee di Renzo Piano: vorremmo un ponte immaginato e realizzato in questa città». Non si potrebbe salvare una parte del ponte Morandi, magari i 500 metri che poggiano su piloni? «Secondo tutti i periti della Procura non è possibile, è tutto in pessime condizioni, molto logoro». Oggi è tutto gravemente logorato, anche la parte sostenuta da piloni, e un mese fa ci transitavano tir e auto senza alcuna limitazione? «Ha colpito anche me. Credo che a questa domanda dovranno rispondere i periti della procura e quelli del Ministero dei Trasporti, sempre che la commissione riesca essere abbastanza stabile da riuscire a riunirsi». Senza recuperare nulla del vec-
quando l’Ad di Autostrade ha dichiarato che sarebbero serviti otto mesi per ricostruire il ponte si riferisse solo alla parte crollata, non a tutta la struttura da demolire e ricostruire integralmente».
Scusi, ma dopo il disastro, Autostrade l’ha chiamata?
«No, mai sentiti. Le dico di più. Semi chiedessero di coordinare il lavori di ricostruzione direi di no».
Perché?
«Con le gare pubbliche non puoi scegliere chi farà i lavori. Dicono che li affideranno a Fincantieri. Per carità, bravissimi, ma fanno navi, mica ponti». «Ammiro Renzo Piano, ma non ha progettato un ponte, ha progettato dei lampioni. In questo caso specifico si è fatto prendere la mano dall’emozione. Ha presentato il plastico di un ponte banalissimo, non c’è uno studio su dove far poggiare i piloni che lo sostengono. La vera idea è quella di commemorare le vittime con 43 lampioni. E va bene, se è quello il problema, i lampioni si possono mettere anche sulla parte rimasta in piedi del ponte di Morandi. Non voglio sembrare cinico, ma il ponte di Piano rischia di diventare il piedistallo per lampioni più costoso del mondo».
Dall’intervento sul pilone 11 sono passati 26 anni. Non era il caso di ripeterlo anche sugli altri stralli?
«Leggo quello che scrivono i giornali. Avevano stanziato i soldi necessari a farlo, ma le indagini non evidenziavano la necessità di farlo con urgenza».
Ci riprovo: lei cosa avrebbe fatto?
«Avrei terminato la bretella Voltri Rivarolo, che nel 1993 avevamo iniziato a costruire. Era una piccolaGronda e avrebbe alleggerito il traffico sul ponte. Pensi che all’apertura di questa alternativa il Morandi sarebbe stato regalato a Genova. Venne bloccata dagli ambientalisti: metteva in pericolo le coltivazioni di basilico a foglia piccola. Ora sugli stessi terreni hanno costruito delle villette. Ci fosse stata oggi quella bretella… All’epoca, quelli che stavano in Autostrade, gente più anziana di me, esperti, dicevano: «Se va giù il Polcevera, e c’è stato qualche segno, è meglio avere un’altra strada”».
Mi faccia capire: nel ’93 c’era qualcuno che già pensava che il viadotto Morandi potesse crollare?
«Ma no, è solo unmodo per dire che era necessaria un’alternativa».
Ma alla fine il ponte è crollato. Perché?
«Posso fare delle ipotesi, propenderei per l’imprevedibile concatenarsi di concause. Ma finché non verrà fatta, mi passi il termine, un’autopsia sui resti del viadotto nessuno può avere delle certezze. Io ho valutato la possibilità di un fulmine, responsabile di un fenomeno di magnetostrizione dei cavi d’acciaio, in pratica causa la loro cristallizzazione. E magari c’erano anche delle corrosioni, magari di tipo fessurante, impossibili da rilevare».
chio ponte ce la farete in8mesi? «Dobbiamo farcela: la proposta di Piano, è un progetto semplice, che andrà adattato: e gran parte del ponte piò essere prefabbricato. Se siamo bravi sarà pronto nel 2019. Magari nei primi mesi del 2020. Per la demolizione vorremmo smontare tutto, niente dinamite. Ovviamente via burocrazia e codice degli appalti, e poi a testa bassa su tre turni di lavoro, e paga tutto Autostrade, come prevede la legge. I conti con la giustizia si faranno poi. La mia opinione è che ci sono responsabilità diffuse che investono sia Autostrade, sia il Ministero che avrebbe dovuto controllare, e anche responsabilità oggettive. Sono probabili condanne pesanti, manon riguardano la politica. Quello che riguarda la politica è spingere oggi per pretendere investimenti importanti da far pagare a chi in passato ha investito troppo poco. Quello che appare evidente è che si poteva- no rinforzare i piloni 9 e 10 ripetendo l’operazione fatta nel 1992 sul pilone 11, invece di rimpallare responsabilità e lavori. Sono passati 26 anni da quell’intervento, c’era tutto il tempo».
Di Maio dice che Autostrade non deve toccare palla. «Non facciamo entrare Autostrade perché sono indagati? Allora affidiamoci al Ministero dei Trasporti, ma sono indagati pure loro. Meglio la Direzione generale concessioni? Ops, indagati pure loro! Quello che proponiamo è un’associazione di imprese con il meglio d’Italia e un grande architetto come Renzo Piano. Per chi governa può essere più facile additare il cattivo e sbraitare che risolvere i problemi».
Quando Toninelli annuncia che d’ora in poi i ponti verranno collaudati, lei cosa pensa? «Che da sempre i ponti vengono col- laudati... C’è da parte di alcuni membri del governo troppa fretta, tanta inesperienza e un po’ di velleitarismo. Quando si è inesperti è buona norma volare bassi, farsi aiutare e praticare la prudenza».
Ciò che sta accadendo a Genova è anche un laboratorio per un nuovo centrodestra? «Mi farebbe piacere che un Comune di centrodestra e una Regione di centrodestramessi alla prova si rivelassero un bell’esempio per gli elettori. C’è una valenza politica, ma non legata necessariamente alla mia persona».
Nel governo vede la stessa concordia? «Lega e 5 Stelle coltivano nei loro cuori idee completamente diverse. Governano assieme ma i compromessi non sempre sono digeribili, soprattutto se la comunicazione resta quella della campagna elettorale. Il Paese che ne sta venendo fuori non è chemipiaccia: aleggiano il giustizialismo e le iniziative antistoriche, come la chiusura domenicale dei negozi in un mondo che si dirige verso le liberalizzazioni. Forse tifano per il commercio on line. E poi il Decreto dignità… parte da presupposti giusti ma le soluzioni che offre livellano verso il basso, verso un pauperismo moralista. Vedrà che le velleità di certe dichiarazioni non reggeranno alla prova dei fatti: vale per l’Ilva, dove alla fine si è siglato l’accordo con Mittal, e vale per Genova, dove al tavolo per ricostruire il ponte si devono sedere tutti, ancheAutostrade, nonostante i suoi torti. Che senso avrebbe far pagare il ponte allo Stato e poi andare a chiedere il risarcimento ad Autostrade, aspettando una sentenza che chissà cosa stabilirà? Anche perché lo Stato in questa vicenda ha sicuramente delle colpe. E nonpotrebbe essere altrimentiquando il Ministero dei Trasporti risponde a luglio a unamail che Autostrade spedisce a gennaio».