Terremoto NonnaPep pina torna a casa
PRIMA ILSEQUESTRODEL PREFABBRICATOCOSTRUITO SUL SUOTERRENO. POINOVE MESI DI RITARDI BUROCRATICI
Nonna Peppina è tornata a casa. Nonèunafavola a lietofine. Soltanto una storia italiana di mala burocrazia. Che ha trovato un epilogo accettabile, sulla soglia dell’indecenza. Sorride stanca e dolce, Giuseppina Fattori, 95, simbolo suomalgrado della terribilesequenzasismicaches’èabbattuta sull’Italia centrale tra il 2016 e il 2017. Lo scorso 5 settembre la vecchina è finalmente potuta entrare nell’abitazione di legno costruita a SanMartino di Fiastra, dopo la scossadel30ottobre2016. «Ora vameglio, ringrazio tutte le persone vicine», sussurra nonna Peppina con un filo di voce declinata dall’emozione. «Lemie figlieAgata eGabriella avevano tirato su la casetta di legno, accanto a quellavenutagiùcon il terremoto. Ionon potevo trasferirmi in un altro paese alla mia età…». Un desiderio ineccepibile dal punto di vista sentimentale e sanitario. Rimasto impigliato in una teoria inenarrabile di ostacoli. «La nostra famiglia ha rispettato la legge, ma io non posso fare a meno di chiedermi dove sia lo Stato», interviene con ferma amarezza la premurosa Agata, insegnante, autrice di un libro, Le faglie dellamemoria, sulle ferite fisiche epsicologichedi unaterra inbilico, così duramente colpita. «Mia madre è stata costretta a vivere in un container, poi ci hanno tolto anche quello. Si è presa una bronchite, s’è fratturata un polso, ha avuto problemi cardiaci. Abbiamo affrontato tanti disagi, senza poter disporre di una casa costruita su un nostro terreno e a nostre spese, affinché mamma potesse rimanere vicina alle sue cose, al suo gatto, alle sue galline. E questo perché mancava un’autorizzazione paesaggistica, che non era possibile aggiungere in seconda battuta». Assurdità surreale, sanata da un decreto del governo Gentiloni alla fine del 2017. Ma, fatta la legge, trovato l’in- ganno. Quello di un apparato burocratico, che ci ha messo quasi nove mesi per dissigillare l’abitazione e dare a Peppina quel che spettava a Peppina. Cioè una dignitosa dimora vicina al suo piccolo mondo antico. «La norma che prevede di aggiungere ex post l’autorizzazione paesaggistica ora vale per tutti», aggiunge con fierezzaAgata. «L’odissea di mia madre ha avuto un senso. Ora sarebbe tempo di cambiare registro. Qui conviviamo ancora con le macerie. Ci vuole una ricostruzione vera. E non solo edilizia».