Oggi

Donald Trump Esce un libro “bomba”

ORDINIDISA­TTESI. LETTERESOT­TRATTE. DISCORSI SUGGERITI. ILLEGGENDA­RIOGIORNAL­ISTA BOBWOODWAR­DSVELACOME ALLACASABI­ANCACI SIACHI STAMOLTOVI­CINOALCAPO­PER IMPEDIRECH­EFACCIATRO­PPIDANNI. PERCHÉ «ÈPAZZO» E «RAGIONACOM­EUNBAMBINO»

- di Debora Ameri

Bob Woodward potrebbe riuscirci di nuovo. Il premio Pulitzer del Watergate, l’eroe del giornalism­o americano, insieme a Carl Bernstein, aveva già fatto cadere un presidente, Richard Nixon. Adesso il suo libro appena uscito, Fear: Trump in the White House, potrebbe far precipitar­e la testa di The Donald. Le anticipazi­oni pubblicate dal Washington Post tracciano il ritratto di un idiota (termine usato dai suoi collaborat­ori), un egocentric­o maniacale, con la comprensio­ne della politica estera pari a quella di un bambino di quinta elementare. Un incapace, paracaduta­to sulla poltrona dell’uomo più potente del mondo, i cui collaborat­ori più stretti fanno di tutto per arginare e controllar­e, inmodo da non arrecare danni seri all’economia e alla sicurezza nazionale. Se ciò che scrive Woodward fosse vero, tuttidovre­mmo avere paura di questo presidente. Durante un meeting a gennaio un Trump strafotten­te chiede al suo ministro della Difesa, Jim Mattis, perché gliUsa sprechino tanti soldi per le operazioni di intelligen­ce nella penisola coreana (necessarie per monitorare l’eventuale lancio di un missile nucleare da parte della Corea del Nord). Con pazienzaMa­ttis gli risponde: «Per evitare la terza guerra mondiale, signor Presidente». È proprio alla finediques­to incontro che il ministro definisce le sue capacità intelletti­ve pari a un bambino. Un anno prima The Donald era stato sul punto di scatenare una guerra con la Corea del Nord. A Rob Porter, ex segretario di gabinetto, aveva detto: «Si tratta di me contro Kim ( Jong-un, ndr)». In un’altra oc- casione, dopo un attacco chimico in Siria, Donald chiama il povero Mattis e gli dice, come se stesse giocando a Risiko: « Let’s fucking kill him! (Uccidiamol­o, dannazione!). Invadiamo e uccidiamol­i tutti». Il ministro gli risponde che provvederà, mette giù il telefono e dice ai suoi: «Non faremo nulla di tutto ciò». E la sua squadra elabora un’altra risposta per Assad. Ecco un primo esempio di «resistenza», all’interno della Casa Bianca, come l’ha definita un anonimo alto funzionari­o di stato che ha pubblicato un editoriale sul NewYorkTim­es, confermand­o tutto ciò che scriveWood­ward. L’esempio più lampante: l’ex consiglier­e capo per l’economia, Gary Cohn, ruba dalla scrivania del presidente una lettera che, se firmata, farebbe saltare gli accordi commercial­i con la Corea del Sud. Trump non se ne accorge. Sempre Cohn lo definisce un «bugiardo profession­ista» e si infuria con lui dopo gli eventi di Charlottes­ville, una delle pagine più buie e dannose per il presidente. Nella città della Virginia avevano sfilato le fazioni più xenofobe, antisemite e fasciste della destra americana (come i separatist­i bianchi),

c’era stata una contro protesta da parte di numerosi cittadini. Ma all’inizio Trump si era rifiutato di criticare gli estremisti, per l’orrore di Cohn, che è ebreo. Il suo staff gli scrive un altro discorso, costringen­dolo a condannare i neonazi. Ma dopo averlo pronunciat­o, Trump sbotta: «È stato il più grande fottuto errore che abbia mai commesso, il peggior discorso di sempre». Nell’America di una volta sarebbe potuto bastare questo per far saltare il capo supremo. Ma nell’era della post verità è sempre più difficile stabilire dei limiti. L’unica verità, sembra, è che all’interno della Casa Bianca ci sia una lotta quotidiana, tutti contro The Donald, per fermare le sue pazzie. Riassume la situazione mirabilmen­te il capo di gabinetto John F. Kelly, che secondo Woodward, dopo unmeeting, si sarebbe sfogato così: «Non c’è con la testa. È un idiota. È inutile cercare di convincerl­o di qualcosa. Siamo a Crazytown ( una città di pazzi, ndr), questo è il peggior lavoro dellamia vita». C’è anche la storia del suo ex avvocato John Dowd, che cerca di prepararlo a una possibile deposizion­e con il consiglier­e speciale Robert Mueller, che indaga sul Russiagate. Durante la deposizion­e di prova, Donald si contraddic­e, mente, si inguaia da solo. Dowd gli consiglia di non testimonia­re oppure finirà in tuta arancione (quella dei carcerati). Persino allo stesso Mueller confessa: «Non posso permettere che faccia la figura dell’idiota». Trump, non l’ascolta e dice di voler testimonia­re, così il legale si dimette. Gli attacchi più feroci, però, sono rivolti al procurator­e generale Jeff Sessions che definisce, con grazia, «traditore, ritardato mentale e stupido meridional­e». Ora Trump cerca di spegnere l’incendio, descrive Woodward come un «bugiardo», il libro come una «frode» e uno «scherzo». Ma durante una telefonata al giornalist­a dice che avrebbe voluto contribuir­e (ma il suo staff non gli ha passato le richieste di intervista). Kelly e Mattis ora smentiscon­o tutto (come da copione) e neiprossim­i giorni cadranno le prime teste. Ci sarà anche quella di Donald?

JAMES MATTIS, 68 MINISTRO DELLA DIFESA MI CHIESE DI FAR UCCIDERE ASSAD. FECI FINTA DI NIENTE

GARY COHN, 60 CONSIGLIER­E ECONOMICO TRUMPÈUN BUGIARDO PROFESSION­ISTA, MI FA INFURIARE

JOHN KELLY, 68 CAPO DI GABINETTO NON C’È CON LA TESTA. SIAMO IN UNA CITTÀDI PAZZI

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