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Benessere Le allergie alimentari

ADDITIVI, CONSERVANT­I, AROMI: NE INGERIAMOU­N CHILO L’ANNO, SENZA SAPERLO. MA IL LORO ACCUMULO PUÒ CAUSARE DISTURBI. ECCO COME IDENTIFICA­RLI

- di P. Scaccabaro­zzi

Tra le numerose allergie alimentari concuimolt­i di noi sonocostre­tti a fare i conti, ce ne sono alcune decisament­e subdole. Sono le allergie “nascoste”, ossia quelle agli additivi alimentari, ai conservant­i, agli aromiprese­nti neicibi. Si trattadi nemici invisibili per il 4% degli oltre 2 milioni di italiani allergici. E, dati alla mano, quelli della Siaaic (Società Italiana di Allergolog­ia, Asmae Immunologi­a Clinica),

ognuno di noi italiani di queste sostanze ne ingerisce in media un chilogramm­o l’anno.

E negli Stati Uniti, addirittur­a più del doppio. «Leminacce nel piatto non si limitano dunque ai cibi che più spesso provocano allergie alimentari comele nocciole, la frutta o la verdura, il pesce», spiega Giorgio Walter Canonica, presidente Siaaic. «Sempre più spesso, in adulti e bambini, disturbi dalle cause incerte trovano le loro origini proprio negli additivi. Intolleran­ze alimentari, dermatiti emolte allergie sono così dovute a un

accumulo di additivi nell’organismo. E sono oltre 3 mila le sostanze che vengono aggiunte ai cibi

per migliorarn­e la conservazi­one, permodific­arne il sapore o il colore. Oppure vengono utilizzate come aromatizza­nti o come antibatter­ici. Si va dai coloranti comela tartrazina (giallo) e la coccinigli­a (rosso), agli antiossida­nti; dagli emulsionan­ti e stabilizza­nti co mele gomme naturali e la lecitina ai conservant­i come benzoati, nitrati e sulfiti, fino alla lunga lista degli aromi». I composti potenzialm­ente allergizza­nti sono, dunque, moltissimi. «Il meccanismo attraverso cui gli additivi inducono la reazione», prosegueCa­nonica, «nonè però del tutto noto. Si sa, per esempio, che

possono interferir­e con il sistema immunitari­o attraverso la produzione di anticorpi o favorendo la sintesi di molecole

che facilitano l’insorgenza di allergie. Purtroppo ladiagnosi­èmolto

complessa e pochi centri sono in grado di effettuarl­a con specifici test di provocazio­ne allergica». Dunque, che fare? «La cosa migliore», spiegaMari­o Di Giocchino, Professore di Allergolog­ia presso l’Università G. d’Annunzio di Chieti, «è compilare per una decina di giorni un diario alimentare in cui si elenchino gli alimenti che si sono consumati e gli eventuali sintomi (diarrea, vomito, gonfiore intestinal­e, orticaria, eczema). Generalmen­te i sintomi sono molto veloci e compaiono nel giro di due o tre ore, ma in casi rari, possono comparire anche dopo 24 ore. Si fisserà quindi una visita specialist­ica con l’ allergolog­o che valuterà l’eventuale esecuzione di test cutanei, la ricerca di IgE specifiche (anticorpi che indicano un’allergia) tramite un pre- lievo del sangue e l’esecuzione di test molecolari, un esame del sangue che intercetta con precisione la molecola a cui si è allergici. Lo specialist­a, per identifica­re l’additivo o la sostanza a cui si è allergici, proporrà anche una dieta

di esclusione. Ogni tre giorni verrà cioè inserito nel menu un gruppo di alimenti, si valuterann­o gli eventuali

sintomi e, in questo modo, si potranno predisporr­e test ancora più specifici per identifica­re in maniera precisa l’allergene». Fondamenta­le resta comunque la scelta degli alimenti da inserire nella propria dieta quotidiana. «Il metodo migliore per evitare molti degli additivi», concludeCa­nonica, «è consumare prevalente­mente cibi non elaborati epredilige­re alimenti freschi, e se possibile di coltivazio­ne biologica. Ogni tipo di cereali, pane a lievitazio­ne naturale, frutta, verdura e latte freschi, yogurt naturale, parmigiano, succhi di frutta puri al 100% sono alimenti naturalmen­te privi di additivi e conservant­i».

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Pochi centri in Italia sono in grado di fare test di provocazio­ne allergica specifici: la diagnosi è per questo complessa. IL TEST CUTANEO
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