L’ ALTRA FACCIA DELLA CELEBRITÀ Le nostre pensioni (quasi) da fame
DALLA BOUCH ETA LAN DOBUZ ZANCA E ALVARO VITALI: SO NOTANTI GLI ATTORI IMBROGLIATI DAI PRODUTTORI CINEMATOGRAFICI .« ALL’ EPOCA ERA DIFFICILE CONTROLLARE LA PROPRIA POSIZIONE CONTRIBUTIVA E QUALCUNO SE N’ ÈAP PROFITTATO », DICE D’ ANGELO
Attori e showman sono professionisti della finzione, ma spesso si fanno imbrogliare da chi sa fingeremeglio di loro. E quando se ne rendono conto ormai è troppo tardi. Ultimo a lanciare il grido di dolore è stato Gianfranco D’Angelo. La star di Drive In, attore in decine di film e centinaia di recite teatrali, pensava d’aver accumulato una ricca pensione. E invece, all’età di 82 anni, 60 dei quali di duro lavoro, deve accontentarsi di 2 mila euro. Governo ladro? «No, a rubare è stato qualcun altro», dice D’Angelo. «Rai e Mediaset si sono comportate sempre bene, ma il cinema di quegli anni era una giungla. Molte case di produzione mi hanno fatto lavorare, dal compenso m’hanno trattenuto i contributi ma invece di versarli se li sono tenuti in
tasca. All’epoca era difficile controllare la propria posizione contributiva, dovevi fidarti. E qualcuno se n’è approfittato. Per fortuna sono in buona salute, lavoro e nonme la passomale. Ma sentirsi preso per il naso non è bello». D’Angelo non è un caso isolato. Enrico Beruschi, 77, altra stella del Drive In, tra banca, la Galbusera, cinema, teatro e tv ha 58 anni di lavoro, e anche lui è fermo a quota 2 mila. «Mi hanno fregato un sacco di soldi», commenta, «con tutto quello che mi spetterebbe dovrei chiedere una revisione, ma lamateria mi fa talmente schifo che preferisco farci una risata». Di risate Lando Buzzanca non riesce a farne. Il memorabile interprete del Merlo maschio, alla veneranda età di 83 anni si rende conto di aver fatto la parte del piccione. E non gli va giù. «Ho 58 anni di carriera, ho fatto 110 filmeprendo anch’io2mila euro scarsi», dice. «È una beffa. Sono stati dei farabutti, mi hanno rubato un sacco di contributi». Sembra incredibile, ma è così: per decenni uomini e donne di spettacolo si sono fatti turlupinare allo stesso modo.
TANTI LAVORANOANCORA
Come Corinne Cléry, indimenticabile protagonista di Histoire d’O. «Quando mi hanno detto quanto avrei preso quasi svenivo», racconta l’attrice d’origine francese. «Oggi sono a 719 euro, ma otto anni fa ho cominciato con 512 euro, la minima che spetta a chi non ha mai lavorato. Invece io per 40 anni non sono stata ferma un giorno. Ho girato cento film da protagonista, ho guadagnato e ho
fatto guadagnare tanto. Ma qualche produttore bastardo nonmi ha pagato i contributi». Corinne ha anche provato a dare battaglia. Ha recuperato la documentazione, locandine dei film comprese, e ha consegnato tutto a uno studio di commercialisti perché riavessero quel che le spettava. «Tempo buttato», ringhia, «dopo un mese hanno risposto che non c’era nulla da fare. La gente dice che ho guadagnato un sacco e non mi devo lamentare. Certo che no. Vengo da una famiglia benestante, ho investito bene i miei soldi e continuo a lavorare. Ma il pensiero che qualcuno mi abbia fregato e l’abbia fatta franca mi fa rabbia». Dal basso dei suoi 719 euro Corinne Clery può consolarsi perché c’è chi sta peggio di lei. Barbara Bouchet, altra bellezza straniera approdata negli Anni 70 a Roma, ha quasi pudore a pronunciare la cifra. «Ero sicura d’avere una bellissima pensione», sospira, «emi sono ritrovata con unamiseria. Prendo 511 euro. Mi sono fidata dei produttori e mi hanno preso in giro. Amen. Per il resto nonmi lamento. Se facessi la pensionata mi stuferei, amo lavorare e riesco a vivere a bene. Poi ho mio figlio ( il cuoco Alessandro Borghese, ndr). Lui è meglio di qualsiasi pensione: semai avrò bisogno del suo aiuto, me lo farà avere non con un assegno, ma con un bacio». Alvaro Vitali è un altro. Pensava di essere il re della pernacchia, ma quando è arrivato il giorno della pensione ne han fatta una a lui. «Con 150 film dovrei prendere almeno 5 mila euro, invece non supero i 1.500», dice il Pierino del cinema. «Ho lavorato con dei banditi. Ti mettevano sui libretti il timbro dei contributi versati ma era tutta scena. All’epoca non ci pensavo, guadagnavo tanti soldi e me li sono mangiati tutti in auto, cene, regali, case per me e i miei familiari. Menomale che ≠ho fatto anche un po’ di tv. Mi sono salvato con cinque anni a Striscia la Notizia, fosse per i trent’anni di cinema sarei alla fame».