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« Ha ucciso miamoglie, ma non dice la verità »

ANDREA DE FILIPPIS DICE DI AVER COLPITOTAN­INA MO M ILIACO N UN BILANCIERE PERCHÉ LEI VOLEVA CONSOLIDAR­E LA LORO RELAZIONE CLANDESTIN­A. MAIL VEDOVORIBA­TTE: «PER ME IL CASO NON È CHIUSO»

- dall’inviato Giuseppe Fumagalli

Andrea De Filippis è crollato giovedì 11 ottobre davanti ai Carabinier­i di Fiumicino. E da quelmoment­o tutto è cominciato a crollare anche dentro di lui. Maestro di karate, campione d’immersioni in apnea e maratoneta, De Filippis aveva impostato vita e lavoro sul controllo del proprio corpo, delle proprie azioni ed emozioni, ma ha dovuto riconoscer­e che per una volta qualcosa gli era scappato di mano. Ha confessato d’aver ucciso Tanina Momilia, la donna di 39 anni, sposata e madre di due ragazzini di 15 e 17 anni, che da anni frequentav­a la sua palestra. E dovendo spiegare il delitto, lo ha descritto come un gesto d’impeto e cioè come una perdita assoluta di controllo, avvenuta per di più in palestra, nel piccolo regno, in cui tutto obbediva a lui. Ha dettod’aver afferrato un manubrio per gli esercizi di 5 chili e di averlo scaraventa­to su Tanina, in quanto lei non gli dava pace e pretendeva di consolidar­e una relazione nata inmodo clandestin­o nel giugno scorso. Lunedì 15 ottobre, accompagna­to dal difensore Cristian Milita, il personal trainer si è seduto davanti al Gip di Civitavecc­hia Paola Patti, ha risposto a tutte le domande del magistrato, ha ribadito tutto, ha precisato che il delitto non è avvenuto sul tatami ma davanti allo sgabuzzino degli attrezzi e, senza parlare di pentimento, ha dedicato poche parole per descrivere il proprio stato d’animo: «Se dare la mia vita permettess­e di tornare indietro nel tempo», ha detto, «se servisse a riportare in vita chi non c’è più, la darei subito». Il discorso è stato interpreta­to come una volontà suicida e per evitare gesti disperati è stata disposta una vigilanza più attenta. Il caso in teoria dovrebbe essere chiuso. Ma in pratica non lo è. Anche se De Filippis ha preso su di sé tutte le responsabi­lità dell’omicidio, anche se gli inquirenti smentiscon­o la presenza

di altri soggetti indagati, la vicenda nel suo complesso presenta ancora alcune zone grigie. Il primo a non essere convinto è Daniele Scarpati, marito della vittima. Fermo davanti all’ingresso del condominio dove abita, a meno di 50 metri dalla palestra dove una settimana prima è avvenuto il delitto, l’uomo non riesce a darsi pace: «Tanina, lo voglio dire, è stata unamogliee­madre esemplare», insiste. «E Andrea è un mostro. Nella mia famiglia tutti frequentav­amo la sua palestra, gli avevo affidato anche i miei figli. Non so cosa ci sia stato con mia moglie. Tra me e Tanina come in ogni coppia c’era stato unmomento di crisi e Andrea potrebbe averne approfitta­to. Ma non credo a questa storia. Noncredo che lei lomettesse alle strette e minacciass­e di dire tutto alla compagna di lui. Non era il tipo. Ma se anche avesse voluto farlo lo avrebbe fatto, pochi giorni prima, il giovedì, in palestra, quando ha litigato di brutto con la donna di Andrea».

«LEI MI DICEVA TUTTO»

Abbracciat­o ai fratelli Roberto e Riccardo, Daniele inanella undubbio dietro l’altro. Ripercorre gli ultimi giorni di vita di Tanina. Ricorda momenti d’affetto. Notti d’amore. Chiacchier­e e confidenze con lamadre dei suoi figli. «Tanina mi diceva tutto», racconta il marito. «Domenica mattina è scesa in palestra per una lezione individual­e dalle 7.30 alle 8.30, quando è tornata a casa m’ha svegliato, abbiamo fatto colazione insieme e mi ha detto che Andrea le era apparso piuttosto strano. Se davvero aveva discusso con lui sul futuro del loro rapporto, che bisogno aveva di riferirmi una cosa del genere?». Daniele lavora in una pizzeria di Ostia. Quella mattina è uscito di casa prima delle 10, ha mandato un messaggio a Tanina e lei gli ha risposto, ma dalle 9.59 è sparita. «Può darsi che uscendo di casa e passando qua sotto davanti alla palestra abbia rivisto Andrea», riprende il marito, «che lui le abbia chiesto di raggiunger­lo anche per spiegare il comportame­nto strano tenuto durante la lezione e poi l’abbia uccisa. Nonmi torna nemmeno la scena dell’aggression­e. Andrea è cintura nera di karate, con una mossa può farti secco, che bisogno aveva di colpire Tanina con un peso da palestra?

E per finire, dov’è finito il telefonino di Tanina? Non lo aveva addosso e non lo hanno trovato nemmeno in palestra. Perché non si trova? Conteneva forse qualcosa di compromett­ente che andava cancellato e fatto sparire per sempre?».

LA TESTIMONE: «ERO LÌ, MA...»

Nunzia Alba, che fa le pulizie nell’edificio accanto alla palestra, rivela alcuni particolar­i che mettono in discussion­e anche il luogo del delitto: «Dicono che la signora uccisa sia stata qui dalle 7.30 alle 8.30», racconta la donna, non ancora sentita dagli inquirenti. «Sarà, ma quella mattina ho lavorato dalle 8 alle 9.30, sono andata avanti e indietro, davanti al cancello che dà sul cortile dove c’è la palestra e sono sicu- ra: per me là dentro non c’era nessuno. Il cancello era chiuso col catenaccio, le luci erano spente e non c’erano auto parcheggia­te». Daniele scuote la testa, come se nella sua mente non ci fosse più spazio per altri dubbi, come se qualcosa di più importante si fosse imposto alla sua attenzione. Si volta verso uno dei due figli che è sceso in strada a salutarlo, lo stringe e lo affida a una parente: «I miei ragazzi sanno tutto», sospira, «ma non si sono ancora resi conto di quel che è successo. Poveretti. Adesso la casa è piena di gente, di amici, di parenti e li vedo completame­nte frastornat­i. Ma ci sarà il giorno in cui tornerà il silenzio, gli verrà naturale chiamare mamma e allora capiranno davvero quel che è successo».

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