GloriaGuidaconduttrice «Sarò la vostra “Alberta Angela”»
GLORIATORNA INTVCONUNPROGRAMMASULLEDONNECHEHANNOFATTOLANOSTRA STORIA. E QUI SVELAACHI SI ISPIRAERACCONTA IL SUOMITO, DAI SET SCOLLACCIATI AL PRIMO BACIO“ESTORTO” A JOHNNY DORELLI. MA NON PARLATELE DI DIOTTRIE...
Appena finivamodi registrare, mi giravo verso il regista e gli chiedevo: “Allora, è andata bene la tuaAlberta?”. Sa, Alberto Angela è il mio modello, la mia fonte d’ispirazione». GloriaGuida ha segnato un’epoca e una generazione – ma guai a ricordarglielo con le metafore oculistiche che trovate a fine pezzo – eppure adora tutti i verbi con il prefisso in “-ri”: rinascere, ricominciare, rimettersi in gioco. A «60 anni e qualche spicciolo», come dice lei, fa una delle poche cose che le erano sfuggite in carriera: la conduttrice. È Gloria, infatti, lo spago che lega e impacchetta Le Ragazze, storie di donne che hanno fatto la storia (tutte le domeniche in prima serata su Rai 3). Com’è nata quest’avventura? «Afinemaggio avevo deciso dimollare tutto: le ospitate mi stavano strette e non saltava fuori nulla d’interessante». E poi? «Una settimana dopo mi chiama il direttore di Rai 3, Stefano Coletta, proponendomi Le Ragazze. Mi sono tolta una grande soddisfazione: dopo anni di “le faremo sapere”, ho potuto dire “vi farò sapere”». Ben fatto. «Ho consultato Johnny ( Dorelli, suo marito dal 1991, ndr), mia figliaGuenda e mia nipoteGinevra, che ha 6 anni e mezzo, ma già voce nei dibattiti familiari. Poi ho deciso: “Mi butto”».
Certo è che suona strano un programma femminista… «Preferisco definirlo “femminile”». … condotto da un’attrice che ha girato pellicole contestatissime dalle femministe degli Anni 70. «Guardi, io non mi ricordo barricate contro L’infermiera di notte. Visti con gli occhi di adesso, poi, i miei sono film per “educande”, talmente ingenui, naturali… ». Èmai statamolestata, sul lavoro? «No. Certo, m’invitavano al cinema, a cena, ma io tenevo le distanze. In più avevo i miei gendarmi sul set: mio padre, un fidanzato bolognese. Quando poi, a 24 anni, sono diventata la “donnadiDorelli”, i corteggiatori sono spariti all’istante: uno choc». I comici non erano “predatori”. «No, per fortuna. Ero piccola, mi proteggevano. Ilmio preferito? Pozzetto. Allora era una star, girava con lo chef personale, eppure restava umilissimo, generoso». Anche lei, come segnato un’epoca. «Trentatré film in otto anni: ne finivo uno il venerdì e il lunedì riattaccavo. Una catena di montaggio. Facevamo incassi strepitosi, che però fluivano in altre tasche».
Le Ragazze,
ha Alvaro Vitali è finito sul lastrico, Jimmy il Fenomeno è morto in miseria. Gianfranco D’Angelo si è lamentato della sua pensione. «Ci pagavano pochissimo. A me, per l’ultima Liceale, quando ero all’apice della fama, diedero 35milioni di lire: Celentano e la Muti prendevano 20 volte di più. La verità è che ci hanno fregato. Continuano amandare in onda i miei film, e io non percepisco nulla: è ingiusto». Le sue docce sono una categoria dello spirito. «Quando arrivava quella scena, il regista urlava: “Fuori tutti, rimaniamo solo io, l’operatore, il fonico e Gloria”. Gli altri uscivano, ma poi si nascondevano sui soppalchi, dietro ai muri: a me non importava, sul set non ero pudìca». Sfatiamo un mito: il seno era scoperto, ma sul resto c’era come una guaina color carne. «No, no: ero proprio tutta nuda! Ho mostrato anche il lato B, senza controfigure: ci tenevo tanto a farli, quei ciak. Sono l’attrice più “lavata” della storia: facevo la doccia di mattina, al lavoro e la sera quando rientravo a casa». Con la Fenech e la Bouchet c’era rivalità? «No. Anzi, mi è spiaciuto che a nessuno sia venuto in mente di metterci tutte nello stesso film». Ha smesso sul più bello: aveva appena girato con Steno e Dino Risi. «Ho rifiutato anche Hollywood, se è per questo: volevo dedicarmi alla famiglia ed è una scelta di cui non mi sonomai pentita. Neppure adesso che, per avere una particina in una fiction, mi sottopongono a provini in cui do il peggio di me: non ne avevo mai fatti, mi danno l’ansia». Trentanove anni fa diede il primo bacio a suo marito Johnny Dorelli. «Fu durante il musical Accendiamo la lampada, al Sistina. C’eravamo conosciuti insalaprove ed erapartitamale: “Cosa ne pensi, Guida, di questo copione?”, mi chiese lui davanti a Garinei, a Bice Valori, al compositore Trovajoli. Avevo 24 anni, ero all’esordio in teatro: volevamettermi in imbarazzo». E il bacio? «Eravamo in scena, io dovevo vestire Zobeida, la “cattiva” interpretata dalla Valori. Con un velo coprii anche lui, e lo baciai sulla bocca: Johnny rimase sorpreso, ma poi chiese il bis». Vedo che ha un bel profilo Instagram. «Me ne occupo io. E sono riuscita, da sola, a incrementare i follower: a maggio erano 2 mila, ora sono quasi 9 mila. Ne vado molto orgogliosa». In molti le scrivono: «Hai popolato i miei sogni». La imbarazza? «Un po’. Ma quando mi scrivono “Per colpa tua ho perso quattro diottrie”, allora lì mi arrabbio proprio!».