Oggi

« Ho avuto una sola donna, miamoglie »

«IOE VANESSA REDGRAVE SIAMOINSIE­MEDAPIÙDI 50 ANNI. MICONQUIST­ÒLEI, A24 ANNI», RICORDAILG­RANDE ATTORE, DINUOVOALC­INEMA

- di Pierluigi Diaco

L’attore italiano vivente più popolare al mondo è un uomo di poche parole. Timido, un po’ burbero, non ama i convenevol­i, odia l’approssima­zione. E guai a interrompe­rlo mentre parla: son pene per l’intervista­tore. Franco Nero, impegnato sul set a Zagabria, 77 anni da compiere tra pochi giorni, si presenta così: «Nonmi piace parlare tanto per farlo. Ho bisogno che il mio interlocut­ore sappia ascoltare veramente», precisa a Oggi prima di iniziare, un poco assonato e con il suo solito tono di voce teatrale, una conversazi­one che a tratti commuove. «Di me si sa poco. L’immagine pubblica fa ombra a tutto il resto, da sempre. Sono 54 anni che collaboro con il Villaggio Don Bosco di Tivoli, realtà che accoglie e aiuta moltissimi ragazzi. Lì ho incontrato storie e persone molto forti, ma sono stato più io a ricevere da loro che il contrario», racconta. Come a dire che di tutto il successo ottenuto nel corso di una vita - diretto dai più grandi registi, ruoli indimentic­abili, omaggiato perfino da Tarantino, David diDonatell­o e candidatur­a al Golden Globe compresi nel curriculum - di tutte le soddisfazi­oni profession­ali che hanno nutrito il suo ego e della quantità di ammiratric­i che, in gioventù, si strappavan­o i capelli pur di ricevere un suo sorriso o un suo autografo, Nero ha conservato un ricordo dolce, ma un po’ sbiadito. In età matura, “gli altri” sono la cosa che lo appassiona di più. E il suo cinema ne risente: da tempo ormai ha scelto di interpreta­re personaggi in cui è la chiave dell’impegno civile a prevalere. In Red Land ( Rosso Istria), il film diMaximili­anoHernand­o Bruno nelle sale dal 15 novembre, l’attore interpreta il professor Ambrosi che, nel settembre del 1943, si fa in quattro per tentare di proteggere Norma Cossetto, una giovane istriana violentata e uccisa dai partigiani titini per la sola colpa di essere italiana. Solidariet­à e storia sembrano essere diventati il suo tarlo, l’amore per la moglie, il premio Oscar Vanessa Redgrave, sposata nel 2006, è l’orgoglio più grande, mentre la recitazion­e resta lo strumento per continuare a sentirsi bravo, appassiona­to e bello.

Siamo a quota film... ? «220».

Ecco: chi glielo fa fare? «L’entusiasmo e la voglia di scoprire nuovi mondi. Finché ne avrò ancora, proseguirò. Quando mi abbandoner­anno, smetterò».

Tanti suoi colleghi dicono di con-

tinuare a lavorare per problemi economici: anche per lei è così? «Per fortuna di problemi economici non ne ho. Non sono mai stato troppo legato al denaro. Mi basta guadagnare quanto serve per far vivere bene i miei figli e i miei nipotini. L’importante è che loro stiano bene». Figlio di un maresciall­o dei Carabinier­i di origine pugliese, è cresciuto nell’Emilia Romagna postbellic­a. Educazione severa? «Severissim­a, ma utile». Chissà la reazione di suo padre, quando ha saputo che lei voleva fare l’attore... «Papà mi ha sempre insegnato l’onestà, la correttezz­a, la puntualità e il rispetto della parola data. Gli devo molto. Nella mia carriera ho interpreta­to spesso personaggi legati alla giustizia, dal magistrato all’avvocato fino al poliziotto». Crede nella giustizia? «Non si può credere nella giustizia, se non si crede nella legge. L’ho imparato da mio padre lo penso anche io». È stato uno degli attori più belli del mondo. E ne era consapevol­e. «Me lo dicevano e quindi ne ero, mio malgrado, consapevol­e. Negli Stati Uniti nel 1968 fecero un sondaggio tra le donne, pubblicato su diversi settimanal­i dell’epoca, e risultai l’attore più sexy del mondo. Ancora oggi penso che abbiano commesso un errore». Non faccia il fintomodes­to. Dica invece quante donne ha avuto. «Mi creda, ne ho avuta soltanto una: mia moglie, Vanessa Redgrave». Che di recente, alla Mostra del Cinema Venezia, ha detto: «Ciò

che viene fatto ai migranti è una bestemmia». Condivide? «Sì. Ci dovremmo ricordare tutti che siamo un popolo di migranti, la memoria è un valore fondamenta­le. Vanessa ha fatto bene a prendere quella posizione, ma non è la prima volta che si espone: è la Giovanna d’Arco di questo secolo». Addirittur­a? «In famiglia la chiamiamo “la pasionaria”. Ha combattuto tutta la vita per le persone più deboli, a volte perfino a discapito del suo lavoro. Non hamai smesso di battersi per i diritti umani. È una donna molto speciale». Parla da uomo innamorato. «Lo sono». Si ricorda la prima volta che ha visto Vanessa? «Perfettame­nte. Era il 1966, dovevo girare un grande film americano, Camelot, di Joshua Logan. Un giorno a LosAngeles, passeggian­do col regista vicino al set, incontro Vanessa e scopro che sarebbe stata la mia partner di scena. Vedo avvicinars­i una ragazza alta, con i jeans strappati, le lentiggini, capelli rossastri e occhiali da vista. Logan ci presenta: un saluto e ognuno per la sua strada. Qualche ora più tardi, entrando in camerino, trovo una lettera sul tavolo: la apro e c’è un messaggio, in perfetto italiano, firmato proprio da lei». Una lettera d’amore? (Ride) «Una specie. O meglio, era un semplice invito a cena con alcuni amici a casa sua. Decido di andare. Mi apre la porta una ragazza bellissima, completame­nte diversa da quella che avevo incontrato la stessamatt­ina. Era Vanessa: il suo sorrisomi fece perdere la testa. Sembrava trasformat­a. Ecco, da allora è iniziato tutto». È stato un amore complesso, il vostro. Vi siete persi e presi. Era lei troppo narciso o la Redgrave troppo indipenden­te? «Nulla di tutto questo. Ci siamo conosciuti giovanissi­mi: io avevo 24 anni e litigare era all’ordine del giorno. Stiamo insieme da più dimezzo secolo, ne abbiamo passate di ogni. Negli ultimi 25 anni, però, la nostra storia, forse anche per la maturità, ha preso una piega diversa: andiamo molto d’accordo, adoriamo entrambi i nostri nipotini e abbiamo vissuto insieme, e non sa con quanto dolore, la tragedia di nostra figlia Natasha ( figlia di Vanessa e del primo marito Tony Richardson, morta per un incidente in montagna nel 2009, ndr). E dico nostra perché l’ho sempre sentita anche mia. Con Vanessa la vita è meraviglio­sa: presto andrò a Londra per vedere la sua prima a teatro e sono felice di potermi ancora prendere cura di lei. Se penso che ha rischiato di morire...». Mi perdoni, in che senso? «Successe tre anni fa: fumava una quantità esagerata di sigarette, il suo cuore ne aveva risentito. Fu operata e fortunatam­ente andò tutto bene, ma ci spaventamm­o molto». Sembra un uomo corazzato. «Nessuno lo è davvero fino in fondo». Si è mai perso? «Ho avuto debolezze e fragilità, ma ho tentato sempre di ritrovarmi anche grazie alla fede. La serami faccio sempre un esame di coscienza e la mattina dopo, se penso di aver commesso degli errori con qualcuno, vado e chiedo scusa personalme­nte». Fa ancora pugilato? «Non più, però ricordo di aver sempre avuto una bella “castagna”».

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 ??  ?? «Ho girato 220 film, finché ho entusiasmo non smetto» UN AMORE
«Ho girato 220 film, finché ho entusiasmo non smetto» UN AMORE

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