Porto intelevisione 60 mila persone!
«HOUNDATABASEDI 300MILANOMI», DICE L’IMPRENDITRICE. E SVELALASIMPATIADI TEO MAMMUCARI, LAGOLOSITÀDI GERRY SCOTTIEQUELLARIVOLTADEGLI ESCLUSICHE...
Avete presente 60 mila spettatori? È la capienza dello stadio San Paolo diNapoli. Bene, c’è una donna che ogni anno, a Milano, «muove» 60 mila cristiani (da tutta Italia) prevalentemente verso gli studi Mediaset di Cologno Monzese. Una continua transumanza di pubblico, né pagato né pagante, che riempie le platee di tutti i programmi di Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Si chiamaMarikaCislaghi, ha 40 anni, è di Locate Triulzi, e da 20 è diventata la traghettatrice di quest’Italia televisionara. Sposata, un figlio di otto anni, studi come segretaria d’azienda, alla fine due società le ha fondate lei: Parterre Tv e la gemellaMg Fiftyone. Marika, a quante persone dà lavoro? «Ventiquattro. Quindici a libro paga e le restanti a partita Iva». Avete un database? «Sì, ospita 300 mila persone in età fra i 18 e i 6070 anni». Nessuno viene pagato per andare in onda? «Nessuno. E arrivano con mezzi propri, oppure prendono la navetta Mediaset alla fermata della metrodi CascinaGobba». Neanche un tramezzino? «No. Se devono fermarsi a lungo consigliamo di portare qualcosa da casa». Però qualcuno di loro lo pagate. «Esiste un elenco a parte dei cosiddetti figuranti, in genere attori o persone che corrispondono a ben precisi requisiti estetico-anagrafici. Questi, se espressamente richiesti dalle produzioni, possono prendere 50 euro lordi per un impegno di un paio d’ore circa, e si arriva a 86 per l’intera giornata». Non male, di questi tempi. «Sì, ma se succede vuol dire che ho fallito io». In che senso? «Vengo compensata forfettariamente per riempire le platee televisive. Se manca gente e all’ultimo devo pagare qualcunoper tappare i buchi, vuol dire che ho sbagliato l’organizzazione». Quindi, come si fa? «Esempio: Verissimo, di Silvia Toffanin, si registra il giovedì e servono 240 persone. Devo convocarne 270-280, per compensare chi poi non si presenta. Gli uomini sono i meno affidabili». Tanto per cambiare. Ci saranno gli habitué… «AMattino Cinque, da Federica Panicucci, per esempio, vanno praticamente sempre le stesse persone. Si fanno certe levatacce…». I clienti fissi sono una garanzia. «Non sempre, perché ci sono anche i fenomeni: quelli che prendono confidenza e vogliono sedersi dove credono per apparire a ogni costo. Gente magari di vent’anni che non sa fare niente nello spettacolo e che non sa che mai avrà successo. O presenzialisti di 50- 60 anni». Qualcuno nell’elenco dei non pagati può finire nell’altro? «Non deve né può succedere. È una regola. I figuranti sono giovani e mezzi attori di professione, che
seleziono con cura». Ma a volte sono espressamente richiesti anche per ragioni pubblicitarie... «Sì. Succede quando le produzioni vogliono volti di persone di 20-30-35 anni massimo per svecchiare i programmi e dare loro un’immagine più giovane. Per esempio, quest’estate a Tiki Taka Russia di Pierluigi Pardo». Fate anche casting veri e propri? «Certo. Ormai lemie società fanno di tutto: una moltitudine di servizi con e per agenzie pubblicitarie e fotogra- fiche, servizi navetta aeroportuali… Forniamo anche il body guard alla signora Barbara d’Urso». Quali sono i programmi che come pubblico vivono totalmente di vita propria? « Le iene, Striscia la notizia e L’isola dei famosi. Sommando Le iene e Striscia riceviamo su Facebook o via e-mail 80-100 richieste al giorno. Per tutto il resto bisogna ricorrere spesso al data base». Quali sono i personaggi tv più affabili con gli spettatori in studio? «Gerry Scotti con le sue sciure. Ma soprattutto TeoMammucari, che rende inutile persino il cosiddetto scaldapubblico, la persona che intrattiene la gente prima dell’inizio dello show. Teo è splendido, si mescola alla gente. Ma anche Fabio Volo, col quale feci Lo spaccanoci nel 2005, a telecamere spente fu un grande». Chi è più restio? «Direi la coppiaLuca e Paolo, coi quali ho fatto Le iene ». È vero che gli spettatori portano regali ai conduttori?
«Spesso. Fiori, ma soprattutto cibo: pasticcini, torte, marmellate… L’altra settimana ho chiesto a un personaggio che aveva ricevuto alcuni omaggi di uscire a ringraziare e mi ha risposto: “Ma figurati!”. Credo sia sbagliato, perché in fondo se sei lì ci sei grazie a queste persone». Momenti difficili, ne ha vissuti? «Due anni fa Pomeriggio Cinque iniziò presto, il 31 agosto, e in studio faceva caldo. Non era in funzione l’aria condizionata e la gente iniziò a non farcela più. Dovette intervenire la d’Urso». Niente di così drammatico. «Ma una volta rischiai il linciaggio: alcuni anni fa a Lo show dei record, conduzione d’Urso, sempre per la regola delle convocazioni in numeromaggiore, facemmo confusione e ci ritrovammo all’inizio della registrazione con 47 persone in più. Tante, venute apposta, e alle quali bisognava comunicare che dovevano andarsene. Iniziarono insulti, spintoni. Scesero anche i produttori per cercare di placare la rabbia. Niente. Li spingemmo a fatica fuoridal portone dello studio e sprangammo, ma urlavano, davano pugni. Una rivolta. Mi spaventai davvero». E l’episodio più divertente? «Quello del gorgonzola di Gerry Scotti. Una signora del pubblico portò in regalo al conduttore una forma di gorgonzola. Alla fine delle registrazioni unmio collaboratore, per errore, prese la forma e la portò nei nostri uffici, che si trovano vicino a Cologno Monzese. Telefonarono subito dalla redazione per reclamare il gorgonzola. Spiegammo, scusandoci, che l’avremmo restituito la mattina successiva. Niente: mandarono un taxi che se ne andò con la formadi gorgonzolada riportare aGerrypiazzata sul sedile posteriore».