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IL SEGRETO DELL’OLIO

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L’ARTE DEL “BLENDING”, NOSTRO FIORE ALL’OCCHIELLO L’olio extravergi­ne di oliva è un fiore all’occhiello dell’agroalimen­tare italiano, anche se la produzione non basta a coprire il consumo interno. Per questo da oltre cento anni le aziende italiane hanno sviluppato una capacità unica nell’accostare oli da cultivar e provenienz­e diverse, anche straniere, e nell’armonizzar­e profumi e gusti, ottenendo un prodotto superiore e diverso dagli “ingredient­i” di partenza. È l’arte del blending (o della miscelazio­ne), una capacità tutta da promuovere. Così fa Oleificio Zucchi, azienda cremonese cresciuta producendo oli da semi, approdata agli extra vergini di oliva valorizzan­do questa cultura nascosta: sul sito trovate il calendario delle blending experience, a cui si può partecipar­e. Una volta compresa la complessit­à della sinfonia custodita in ogni bottiglia di olio, se ne può fare un uso più consapevol­e. “Per esempio, conservand­olo al buio, in basso e lontano da fonti di calore. Vale il detto « vino vecchio, olio

nuovo »: va consumato entro l’anno e, se grezzo o non filtrato, entro pochimesi. Ancora, consiglia lo chef Giuseppe Capano:

se saltiamo in padella alimenti tendenti al dolciastro, come cipolle o porri, sceglierem­o extra vergini dal fruttato medio o intenso, se gli aromi sono molteplici meglio qualità più delicate. Per le salse

dressing con acetomegli­o gli extra vergini dal fruttato medio o leggero, per le marinature se di carnemegli­o un prodotto dal gusto pronunciat­o, con il pesce oli più delicati. E per i dolci? Oli dal fruttato medio o intenso. E. R.

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blendmaste­r”. Giovanni ZucchiZucc­hi, vicepresid­ente dell’Oleificio, è anche

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