Alberto del Belgio
Ha una figlia illegittima? Lo dirà il Dna
Delphine Boël lo chiam mava Papillon, farfalla, quand do bambina sedeva sulle sue e ginocchia e ancora non sapeva che fosse suo padre. La verità le fu svelata a 18 anni e ora che ne ha 50 può incassare la prima vittoria nei confronti di chi l’ha disconosciuta: l’ex re Alberto del Belgio, costretto ora dai giudici d’appello di Bruxelles a sottoporsi al test del Dna. È clamoroso, sarebbe la prima volta per un reale. Come qualsiasi altro cittadino belga, l’anziano Alberto ha tre mesi per ottemperare all’ingiunzione e un suo eventuale (e possibile) rifiuto non farebbe che avvalorare la presunzione di paternità. Può sempre rivolgersi alla Cassazione, il che gli consentirebbe di guadagnare tempo, ma intanto la Corte d’Appello ha stabilito la ripresa del dibattimento il 14 febbraio prossimo.
NON SAPEVA CHI FOSSE
Una storia lunga e dolorosa, a corte temono ripercussioni sulla salute malferma dell’ex sovrano e della moglie Paola, che comunque si è ripresa dal malore che l’aveva colta a Venezia e sta già organizzando i festeggiamenti per i 50 anni di matrimonio, il 2 luglio 2019. Storia conosciuta da tutti ma venuta alla luce nel 1999, quando il diciottenneMarioDanneels svelò in un libro la lunga relazione dell’allora principe di Liegi, già sposato e padre di tre figli, con una nobildonna di cui taceva il nome. Di più: da quell’amore sarebbe nata una figlia, frequentata ma mai riconosciuta. Nel 2008, con l’autobiografia Couper le cordon ( Tagliare il cordone), l’artista DelphineBoël racconta e chiede verità. La vicenda si svolge alla fine degli Anni 60, quando Alberto e la consorte Paola stavano attraversando una p rofonda crisi coniugale. Nel 1966, l’ ’erede al trono conosce la baronessa Sybille de Sélys Longchamps, moglie del facoltoso industriale Jacques Boël: se ne innamora e da quella storia, il 22 febbraio 1968, nasce Delphine. Scrive lei: «All’epoca, mamma si era rifugiata ad Atene da mio nonno, ambasciatore del Belgio: viveva già separata e cercava consolazione. Un giorno il principe Alberto annunciò il suo arrivo al Pireo, chiedendo al delegato di rendergli piacevole il soggiorno. Il compito toccò a mia madre». m Delphine racconta che Alberto b andava a trovarle spesso nella loro l casa di Uccle, in Belgio: «Ma io non sapevo che fosse il principe. Per me era il grande amicodimiamadre». Sempre secondo il racconto della Boël, l’innamorato reale manifestò intenzioni di divorzio. Si confidò con il fratello sul trono, Baldovino, e ci furono riunioni con il governo. Ma le condizioni imposte erano inaccettabili: ad Alberto chiedevano la rinuncia ai diritti di successione (e Sybille, rampolla di una famiglia di patrioti, non avrebbe mai agito contro la monarchia) e alla «donna senza nome» (così la chiamavano) di non vedere mai più i tre figli del principe. Nel 1976, la bella amante si trasferisce a Londra conDelphinema l’amore del principe non scema: «Si telefona-
vano tutti i giorni», racconta la Boël. Poi le strade si separano. Sybille si risposa nel 1982 con il banchiere inglese Anthony Cayzer e due anni più tardi cessano le chiamate dell’erede al trono. «Si era riconciliato con Paola, insieme avevano festeggiato le nozze d’argento. Ma i rapporti conme continuavano. Quando raggiunsi i 18 anni, mia madre mi disse la verità». Poi, nel 2001, l’ultima violenta telefonata: «Fu devastante sentirlo urlare: “Non sei mia figlia!”. E s’infuriò an- cora di più quando gli ricordai che sono il ritratto vivente di sua madre, la regina Astrid». Alberto abdica nel 2013 e perde l’immunità: è allora cheDelphine comincia la sua battaglia legale. Intanto Jacques Boël si sottopone volontariamente al test del Dna, che esclude ogni legame biologico con la donna: Delphine viene così estromessa dall’eredità. Se invece venisse riconosciuta come nata dall’ex sovrano, non entrerebbe nella linea di successione ma nell’asse ereditario sì. Dei tre figli di Alberto, solo il terzogenito “ribelle” Laurent ha dichiarato di approvare la battaglia della “sorellastra”. Offrendosi addirittura volontario per l’esame genetico. Ma l’offerta non sarà raccolta. Come adombrò nel 1999 Mario Danneels nel suo bestseller su Paola, Laurent assomiglia a un capitano d’industria molto amico dell’allora principessa di Liegi. In questi casi, un prelievo di sangue ( blu) basta e avanza.