Mistero spaziale Avvistati gli ali eni?
L’ AMERICANO AB RA HA ML OEB RITIENE PROBABILE CHE IL CORPO CELESTE CHE HA ATTRAVERSATO IL SISTEMA SOLARE SIA« UN OGGETTO ARTIFICIALE ». ECCO PERCHÉ. E QUANTO È DIVERSO DALLE ASTRONAVI VISTE AL CINEMA
Non è una cometa; non è un asteroide. Ma allora che diavolo è Oumuamua (in lingua hawaiana «il messaggero che arriva per primo da molto lontano»), il corpo celeste scoperto il 18 ottobre 2017 dall’osservatorio di Halaekala, situato sull’isola di Maui? In un articolo sulla prestigiosa rivista scientifica Astrophysical Journal, il professor Abraham Loeb, titolare della cattedra di Astronomia presso una delle università più prestigiose del mondo, l’Harvard Smithsonian Center for Astrophysic di Boston, ritiene molto probabile che si tratti di un «oggetto artificiale», forse una vela solare, cioè un congegno capace di sfruttare - proprio come le vele delle barche - l’impetuosa energia dei venti generati dalle stelle, forse una sonda esploratrice, forse un relitto di una più grande astronave aliena. L’ipotesi, si capisce, è, nello stesso tempo, affascinante e inquietante; non tutti gli astronomi sono d’accordo, ma siccome chi la formula non è un Carneade qualunque, bensìuno scienziato tra i piùtitolati, bisogna accoglierla col dovuto rispetto. Certo è che Oumuamua rappresenta uno dei più grandi misteri spaziali di tutti i tempi. Mai si era osservato prima, per esempio, un corpo celeste a forma di sigaro, lungo circa 400 metri, largo da 50 a 150, alto appena 20. Come scoprì Stephen Hawking, il grande astrofisico scomparso il 14
marzo 2018, si tratta di un “oggetto interstellare”, proveniente cioè dallo spazio profondo (secondo alcuni dalla costellazione della Lira, secondo altri dall’ammasso di stelle Pleiadi, nella costellazione del Toro). Simili oggetti si erano finora solo teorizzati, mamai se n’era vistouno. Comete e asteroidi sono imprigionati dalle forze gravitazionali del sistema solare e procedono su orbite ellittiche: si allontanano e prima o poi ritornano. Oumuamua invece si muoveva secondo una traiettoria iperbolica, come se fosse in qualchemodo “pilotato”: è entrato nel sistema solare passando tra i grandi pianeti gassosi periferici, poi ha puntato dritto verso il Sole, raggiungendolo, il 9 settembre 2017, alla distanza minima di 38 milioni di chilometri, quindi ha sfiorato la Terra (il 14 ottobre 2017, è passato a 24 milioni di chilometri) ed è infine sparito nello spazio profondo da cui era venuto. Da quando è comparso, a quando è scomparso, è stato nelmirino di tutti i più sofisticati strumenti di rilevazione spaziale di cui dispone la civiltà terrestre. Gli spettroscopi, per esempio, hanno scoperto che è composto da materiale solido anche se non è stato possibile accertarne la natura poiché appare interamente coperto da uno strato di 50 centimetri di materiale organico, simile a polvere cosmica compressa. «Può darsi che si tratti di una specie di accorgimento mimetico per indurre a credere che si tratti di un asteroide», ipotizza il professor Loeb, «o forse è uno schermo protettivo contro gli effetti dei raggi cosmici». Ma la cosa più sorprendente è la velocità massima raggiunta: 313.600 chilometri orari, roba da percorrere in appena 12 ore la distanza tra la Terra e la Luna. «Quando le comete si avvicinano al Sole», spiega il professor Loeb, «il calore riduce allo stato gassoso il loro involucro esterno (generando la classica coda) che si comporta come un motore a razzo, facendo aumentaremoltissimo la loro velocità. Oumuamua ha fatto la stessa cosa, ma senza generare alcun gas: come se qualcuno avesse premuto a fondo l’acceleratore».