Adozioni A un papà single,un papà single, una bimba con la sindrome di Down sindrome di Downs
LUCA TRAPANESE HA 40 ANNI, DUE LAUREE, HA FONDATONOVE CASE FAMIGLIA: «MA SENTIVO IL DESIDERIO DI DIVENTARE PADRE, MI SONO ISCRITTO AL REGISTRO DEI SINGLE E HO CHIESTOMI FOSSE AFFIDATO UN BIMBO DISABILE », RACCONTA. MANONÈTUTTO...
Se le chiedi quanti anni ha, tira su tutti e due gli indici e dice il suo nome, Alba, raddoppiando le “b” e senza la “l”, come tutti i bambini di 18 mesi. Lo fa mentre, seduta sul tavolo della cucina, si pavoneggia fiera del suo cappottino a fiori e butta le braccia al collo di Luca Trapanese, suo papà. «“Papà” è stata la sua prima parola, anche se mi rimarrà sempre il dubbio che volesse dire “pappa”, per lei altrettanto importante», scherza lui. Il motivo per cui assistiamo a questa scena tanto privata è che Luca è un quarantenne single, Alba è la sua bimba adottiva con la sindrome di Down e la loro storia è diventata un libro, Nata per te ( Einaudi). Trapanese lo ha scritto con un altro Luca, Mercadante, anche lui papà, ma “tradizionale” e distante da lui su quasi tutto, il che rende il libro una riflessione brillante su cosa siano davvero famiglia e disabilità.
«CARO MINISTRO, NOI ESISTIAMO»
Il libro esce nella settimana della polemica su un vecchio video in cui il portavoce del governo Rocco Casalino dice di provare «fastidio per i Down». «Chi parla così della disabilità non ha colpe se non quella di non sapere cosa significhi, assecondando la paura. E invece va conosciuta. Anche per questo ho voluto raccontare la mia storia con Alba », dice Trapanese. Una risposta indiretta a Casalino (che si è scusato) e al ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, che ha più volte sostenuto che la sola famiglia è quella con un padre e una madre. «Sono cattolico, creden- te, vengo da una famiglia normale, sono stato in seminario, sono omosessuale. Noi esistiamo eccome. Ma sia chiaro: non voglio diventare una bandiera, solo parlare di disabilità nel modo giusto e far sapere che in Italia i single possono adottare. Come la politica italiana guardi alla famiglia non è un tema, per me: è solo propaganda». Spesso però basta quella a fare danni, se non altro culturali. «Ho 10 mila contatti su Facebook e non ho mai ricevuto un commento sgradevole. In questa storia c’è così tanto di buono...». Raccontiamola allora, questa storia. «Mi occupo di disabilità, il “dare” è nel mio Dna. Ma qualche anno fa è scattato l’orologio biologico della paternità. Sì, ce l’hanno anche gli uomini. Col mio compagno di allora, un amore lungo 11 anni, stavamo decidendo il come, poi è finita tra noi ma non il mio desiderio di diventare padre. Siccome con la disabilità non ho problemi, ho pensato di fare due cose buone con un gesto solo». E si è iscritto al registro del Tribunale di Napoli dei single disponibili all’affido. «Ho scoperto per caso
«Le mie amiche mi chiamano mammo»
LORENZO FONTANA, 38 « LA FAMIGLIA ÈQUELLA NATURALE CON UNA MAMMA EUNPAPÀ»
ROCCO CASALINO, 46 « I RAGAZZI DOWN MI DANNO FASTIDIO, NON MI INTERESSANO»
questa possibilità e il giorno del mio compleanno, il 14 gennaio, ho compilato i moduli, accettando l’eventualità di avere in affido bimbi disabili, con Hiv o disagiati. Nessunome lo ha mai chiesto, ma ho dichiarato anche il mio orientamento sessuale: non volevo sorprese. Alba è arrivata a luglio, aveva 30 giorni. E nel suo primo compleanno è arrivata l’adozione».
«NON GIUDICATE QUELLE FAMIGLIE»
Una trentina di famiglie “tradizionali” avevano rifiutato la bimba in quanto down. «Su Facebook mi scrivono che ho dato loro uno schiaffo morale ma è ingiusto: una coppia soffre a non poter avere figli, a farsi valutare da giudici e assistenti sociali, poi viene ritenuta idonea e le propongono un bimbo disabile... ci sta che non si senta pronta. Rifiutare un neonato non è facile per nessuno. Io non sono speciale, ho fatto una cosa che chiunque, dopo aver misurato le proprie spalle, può fare». Luca è pacato, nel tono di voce e nei ragionamenti, anche quando definisco discriminatoria una legge che consente ai single di adottare bimbi disabili, riservando i sani alle famiglie “tradizionali”. «Non va demonizzata: è grazie a quella legge se ho Alba. È anacronistica, scritta quando le famiglie erano di un tipo solo, è da aggiornare». Intanto, lui e Alba sono un ingranaggio perfetto. «Per il primo bagnetto eravamo in 30, ma viviamo da soli. C’è Luisa che arriva alle 8, dopo che Alba e io abbiamo fatto colazione e l’ho preparata, e va via quando torno alle 16. Stiamo da soli fino a quando lei non si addormenta e poi mi rimetto a lavorare. E nel weekend andiamo in campagna, a Procida, per musei: non c’è nulla che non faccia con lei. Mi dicevano che avrei perso la libertà, ma per colpa della libertà rischiamo di restare soli o buttare a mare quello che abbiamo. Mi spaventavano parlandomi di sacrifici, ma “sacrificio” è una parola che usiamo male. In realtà significa “fare qualcosa di sacro”, e quindi per me stare con Alba è un sacrificio, sì, ma in senso etimologico». Ci sarebbero ancora mille domande, anche sul fatto che poco prima che Alba arrivasse Trapanese si è fatto adottare ( lo racconta nel suo libro). Ma scegliamo di chiudere con due “se”: se arrivasse un amore? E se Alba volesse conoscere i suoi genitori biologici? «Se arrivasse un amore sarebbe un elemento di equilibrio, ma lo presenterei ad Alba solo dopo averne testata la solidità. Quanto ai genitori... faremo quello che Alba vorrà fare, insieme», conclude.
«NON SONO SPECIALE. HO FATTO UNA COSA CHE TUTTI POSSONO DECIDERE DI FARE»