LUCA BOTTURA
La domanda si riferisce al referendum sulla privatizzazione dell’Atac, l’ente dei trasporti capitolino, che per qualità del servizio, puntualità e comfort è stato recentemente definito una valida alternativa a piantare chiodi nel pavimento con la testa. La consultazione mirava a togliere l’azienda dalle mani del Comune, dopo che Virginia Raggi aveva proposto di usare le vetture in fiamme per dar vita a simpatiche grigliate, ma si è scontrato con alcuni dati oggettivi. Su circa 3 milioni di romani, infatti, circa 1,2 milioni sono cognati di Alemanno assunti come tramvieri durante il mandato dell’ex sindaco. La loro diserzione ha dato un primo colpo all’affluenza. La decisione degli aspiranti elettori di recarsi alle urne col bus è stato il secondo impaccio: molti di loro sono ancora in attesa alla fermata. Infine, Matteo Renzi, che ha definito quello sui trasporti un referendum «contro la Raggi» e invitato tutti al voto. Essendo la popolarità di Renzi attualmente inferiore al calippo al tamarindo, è stata la botta fatale. Secondo gli organizzatori, il Comune avrebbe inoltre ostacolato l’afflusso con metodi molto subdoli: penne per votare riempite con l’inchiostro simpatico, diffusione di schede non conformi – secondo il primo spoglio era in testa la Monarchia col 78% dei voti – e boicottaggio comunicativo: la convocazione dei comizi è infatti avvenuta solo ieri pomeriggio attraverso l’affissione di alcuni manifesti con su scritto «Si votava domenica scorsa». Quindi, francamente, non saprei rispondere alla domanda sui prossimi referendum. Però se manco quando avete l’occasione di cambiare qualcosa vi muovete, fiji miei, è normale che poi v’attaccate al tram.