Oggi

PompeiGran­di

ritrovamen­ti la rilanciano

- di M.G. Capone

Un luogo sorprenden­te e ancora misterioso. Uno dei siti archeologi­ci più visitati al mondo capace di catturare con le sue rovine riemerse dall’eruzione del 79 d.C. circa 3,4 milioni di turisti all’anno. Pompei non smette di svelare nuovi tesori e dai nuovi scavi nel Regio V, un’area di oltre mille metri quadrati (il cosiddetto cuneo) tra la casa delle Nozze d’Argento e la casa di Marco Lucrezio Frontone, sono state state ri-

portate alla luce eccezional­i domus, reperti raffinati e rarissimi scheletri integri. Si tratta del più grande intervento di scavo dal dopoguerra, a 270 anni dall’anniversar­io della scoperta del parco archeologi­co (23 marzo 1748) che decreta il 2018 come l’anno di Pompei. Tra le prime case a riaffiorar­e dametri e metri di lapilli, proprio di fronte a quella delleNozze d’Argento, c’è la Domus dei Delfini, lussuosa e raffinata dimora con affreschi dai colori vivaci, tra cui un pavone, un pappagallo, una pernice, caprioli, animali fantastici e i delfini, appunto, che danno il nome alla casa. Segue un’altra scoperta che lascia a bocca aperta gli studiosi. Si tratta di un sontuoso "larario" dipinto, tra i più belli ed eleganti emersi finora a Pompei, in una casa già in parte scavata agli inizi del Novecento. Vi si accede dal vicolo della casa di Marco Lucrezio Frontone, una delle più raffinate di Pompei. Al centro di una parete con paesaggi idilliaci con piante e uccelli, è posta l’edicola sacra con ai lati dipinti i protettori della casa, i Lari appunto, e in basso due grandi serpenti protettori, simbolo di prosperità e buon auspicio. Sulla parete opposta, invece, una scena di caccia su fondo rosso con animali di colore chiaro che circondano un cinghiale nero. Forse allude simbolicam­ente alla vittoria delle forze del bene sul male. Per il direttore generale del Parco archeologi­co, Massimo Osanna, si trattava di una stanza adibita al culto, anche se non si è ancora certi. A maggio 2018 è arrivata una scoperta eccezional­e: all’incrocio tra il vicolo delle Nozze d’Argento e il vicolo dei Balconi è stato ritrovato uno scheletro in ottime condizioni. L’uomo, che è stato soprannomi­nato "il fuggiasco", ha un po' più di 30 anni d’età, e delle lesioni alle tibie tali da farlo zoppicare. Per questo non poteva fuggire in fretta. È stato schiacciat­o da unmasso di 300 chili. Accanto al corpo, un sacchetto di cuoio con 20 monete d’argento e due in bronzo, 500 euro di oggi: una cifra con la quale a Roma una famiglia media poteva vivere bene per due settimane. In agosto sono venute alla luce due dimore di pregio con preziose decorazion­i: la Domus di Giove (di fianco a quella delle Nozze d’Argento) e la Domus del Giardino incantato, poco distante. In quest’ultima gli affreschi

RIEMERGONO ANCHE DIVERSI SCHELETRI, CHE RIVELANO I TENTATIVI DISPERATI DI SALVARSI

integri hanno colori brillanti e abbellisco­no il portico e gli ambienti. Nella Casa di Giove, invece, ci sono pitture nel cosiddetto "I stile" che imita l'architettu­ra e mosaici pavimental­i con disegni del tutto inediti. A fine ottobre, inoltre, nella Casa del Giardino, il vero colpo di scena: è stata trovata un’iscrizione a carboncino che posticipa a ottobre la data dell’eruzione del 79 d.C. L’iscrizione si trova in un ambiente della casa che era in ristruttur­azione. Cita «il sedicesimo giorno prima delle calende di novembre», ovvero il 17 ottobre. Poiché è fatta in carboncino, che non avrebbe potuto resistere nel tempo, è probabile che risalga alla settimana prima dell’eruzione che sarebbe avvenuta il 24 ottobre e non il 24 agosto, come si credeva (i dubbi però esistevano già). Sempre qui sono stati ritrovati altri cinque scheletri: appartengo­no a due donne e tre ragazzi. Avevano cercato rifugio in una piccola stanza da letto, più interna, sperando di salvarsi dalla furia del Vesuvio. A metà novembre, da una piccola camera da letto, nella stessa casa in cui in estate era stato trovato un Priapo, è emerso un bellissimo affresco di Leda con il cigno. L'avventura continua.

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