Oggi

Pasta e sugo

Se li abbini bene, mangi meglio

- diM. Pacillo

REGINA DELLA DIETA MEDITERRAN­EA, LA PRODUCIAMO IN OLTRE 300 FORMATI, OGNUNODEIQ­UALI SI LEGA A UN CONDIMENTO D’ELEZIONE. SCOPRIAMO I MIGLIORI

Le vongole “vogliono” gli spaghetti, per l’amatrician­a sono d’obbligo i bucatini. E guai a condire gli ziti conaglio, olioepeper­oncino. Quando si tratta di pasta, una cosa è certa: la forma è sostanza. Ogni tipologia, lunga, corta, lisciaorig­ata, dàilmeglio di sé con il giusto condimento e, dato che noi italiani siamo leader mondiali di produzione con 3,2 milioni di tonnellate, ma anche in appetito, con 26 chili all’anno di consumo pro capite, l’argomento è scottante. Al punto che Aidepi, l’associazio­ne delle industrie del dolce e della pasta italiane, ha stilato una guida ad hoc per orientarsi tra i 300formati­presenti inItaliaes­uggerire il matrimonio perfetto tra tipologia di pasta e di condimento. Con alcuni abbinament­i noi italiani “ci nasciamo”: letrofieal pesto, peresempio, oppure le tagliatell­e con ragù alla bolognese. Per altri accostamen­ti la trasgressi­one è più tollerata. Un esempio? La carbonara: la sua pasta di elezione è lunga e liscia, i vermicelli per esempio, ma sempre più spesso si concede anche a rigatoni e mezze maniche. «L’abilità consiste nel non cuocere troppo l’uovoetener­e la salsa fluida aiutandosi con l’acqua di cottura, senzamai renderla liquida, altrimenti il condimento resta tutto nelpiattoi­nvece che avvolgere la pasta», afferma RobertoBas­si, chefdell’AccademiaB­arilla, centro internazio­nale con sede aParma dedicato alla promozione della cultura gastronomi­ca italiana nel mondo. Lunghi e sottili, gli spaghetti reggono bene una carbonaram­astanno meglio con levongole, doveilsugo­ècoprente, graziealmi­x tra acquadi cotturadel­le vongole, olio e amido, un addensante rilasciato dalla pasta in cottura. Se la pasta è lungamaben strutturat­a, come i bucatini, invece, vincono sughi

densi e corposi che riempiono molto la bocca: la tradiziona­le amatrician­a, i ragù di carne, lepre, cinghiale, cacio e pepeoquatt­roformaggi. Salse robuste, insomma, che vanno abraccetto anche conmolti formati corti: penne, rigatoni, fusilli emaccheron­i. L’importante è che sia sempre rispettato il rapporto perfetto di 1 a 1 tra spessore della pasta e densità del condimento inmodonon si perda il sapore della pasta stessa, che dev’essere esaltato e non coperto: la regola dice che a 100 grammi di pasta secca (una volta cotta si aggira sui 200) si devono abbinare 150 grammi di sugo. Unica variazione si concede a pasta fresca e pasta secca all’uovo, due tipologie più porose, che assorbono molto sugo, quindi il condimento deve fornire loro un maggio rapporto di umidità. Infine, c’è il fattore trafilatur­a: anch’essa condiziona non poco l’esperienza gustativa. Dalla trafila in teflon si ottiene una pasta liscia, color giallo intenso, dal “cuore croccante”, che sposa meglio sughi avvolgenti, mentre la trafilatur­a al bronzo dà luogo a una pasta più chiara, omogenea e ruvida che, come succede ancheconil formato rigato, catturameg­lio i sughipiùfl­uidi.

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