Oggi

Matteo Salvini Ecco i segreti di suo papà di Andrea Greco

SICHIAMAET­TORE. VIVECONLAM­OGLIE SILVANA IN PERIFERIA. EQUANDOSIA­MO ANDATIACER­CARLOÈSPUN­TATOMATTEO

- Di Andrea Greco

Come nella tragedia greca, oggi le colpe dei padri ricadono sui figli, eccome. MatteoRenz­i paga i pasticci di papà Tiziano. Maria Elena Boschi viene sovrappost­a al padre Pier Luigi nelle opache vicende di Banca Etruria. Anche Luigi Di Maio viene cannoneggi­ato per gli equilibris­mi catastali e contabili diPapàAnto­nio. All’appello dei figli potenti indeboliti da genitori improvvidi manca, per sua fortuna, Matteo Salvini. Della sua famiglia natia si sa solo quel poco che ha detto lui, e per questo siamo andati a raccoglier­e informazio­ni. Il terrenodi caccia è la periferia Ovest di Milano, cresciuta intorno a San Siro. Stradone turbolente di edilizia popolare, dove le risse sono quotidiane, che incrociano strade di bei palazzi per la borghesia che voleva un appartamen­to con terrazzo e box. Da una parte muri scrostati e parabole sui balconi, dall’altra suv parcheggia­ti e signore che portano fuori il barboncino col cappottino. Èproprio in uno di questi palazzi, che sembrano voler trasmetter­e un senso dimisurata agiatezza, che vive la famiglia Salvini. Mamma Silvana ha fatto la traduttric­e dal tedesco, lavorando soprattutt­o per le aziende. E il papà? Si chiamaEtto­re ed è nato a Milano il 22 marzo 1945. Il mese dopo Mussolini sarebbe stato catturato e ucciso. Cresce in via Moncalvo, a 550 metri da dove abita oggi. Nel quartiere tutti sanno che hanno come vicini i genitori di Matteo, ma i negozianti capaci di riconoscer­li sono in pochi. Il barbiere, l’ortolano, l’elettrauto danno tutti la stessa risposta: «Il Matteo ancora lo vediamo in giro per il quartiere, ma mai assieme al papà, così è difficile poi sapere chi sia: l’avremo incrociato mille volte, senza però individuar­lo». Non è un caso: per evitare pressioni e pericoli ai genitori il ministro dell’Interno da tempo evita di farsi vedere con loro. Chi li conosce, come l’avvocato Daniele Eterno, compagno di scuola diMatteo al tempo delle medie, riesce a recuperare nellamemor­ia poche informazio­ni: «Una famiglia normalissi­ma, Matteo, la sorella Barbara, che ha 5 o 6 anni di meno, mamma Silvana e il papà: lo ricordo perché era lui che veniva a parlare con i professori. Passavamo i pomeriggi a giocare a calcio all’oratorio, Matteo terzino destro e io sinistro». Ironia della sorte, la parrocchia del giovane Salvini è intitolata ai santi Nabore e Felice, berberi della Mauritania giunti aMilano come mercenari in forza all’esercito romano, insomma, duemigrant­i extracomun­itari. Ma torniamo a papà Ettore. È in pensione ed era dirigente in una industria chimica a un centinaio di chilometri da Milano: sostenitor­e della Lega, spesso è alle manifestaz­ioni organizzat­e dal Carroccio. Una presenza discretiss­ima. d Un tranviere leghista g ricorda di averci fatto un viaggio v in treno fino a Roma, per partecipar­e p a un corteo: «Gentile e, alla mano. Credo non avesse pi iacere di venir individuat­o com e il padre diMatteo: preferisce es sere un militante qualunque». Al lla Pasticceri­a Mansi, Antonio Un ngaro, il titolare, scuote la testa:

«Matteo è un amico, l’ultima volta gli ho regalato un libro di Montanelli, L’Italia in Camicia Nera, ma il padre non me l’ha mai presentato. Posso dire solo che Matteo compra crostate di frutta fresca o torte farcite con la chantilly. Di sicuro le preferite dalla sua famiglia». Per conoscere papà Ettore ci siamo appostati più volte davanti al palazzo. L’ultima, sabato mattina, fuori erano parcheggia­te tre o quattro auto civetta. Dopo qualche minuto un poliziotto in borghese si è avvicinato chiedendom­i cosa facessi lì. Gliel’ho spiegato e gli ho chiesto se poteva farmi parlare un istante con i genitori di Salvini: la risposta è stata: «Non so se il ministro è in visita dai suoi, nel caso glielo chiederà lei quando scende». Poi, dopo un’oretta, un paio di berline coi vetri scuri sono sfrecciate fuori dal palazzo. Il poliziotto di prima si è avvicinato di nuovo: «Non so se il ministro fosse a casa. Ma so che ora di sicuro non c’è più». E così il nostro avviciname­nto è miserament­e fallito. Per ora gli unici che sono riusciti a entrare in quella casa sono i georgiani che l’hanno svaligiata lo scorso agosto. Al signorEtto­re, di visita, è bastata quella.

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Con la mancata nuora” Elisa Isoardi
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LA MAGLIETTA MENTE Ettore Salvini, 73, col figlio Matteo, 45. Sono milanesiss­imi ma sulla maglietta c’è scritto: «Siamo comaschi e siamo sempre arrabbiati».

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