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Il ritorno di Arbore «Risate senza parolacce» di M. Aprile

RENZO TORNA SULLA RAI CON UN NUOVO FORMA T, MA VUOLE ESALTARE QUELLI... VECCHI. «PERCHÉ ABBIAMO AVUTO LA TV PIÙBELLADE­LMONDO». INGUARDA... STUPISCI RISPOLVERA UNA COMICITÀ NAPOLETANA E NON VOLGARE. E SU GRILLO...

- Di Marianna Aprile - foto Frezza- La Fata/IPA

Ha inventato tre format radiofonic­i e 15 televisivi, da L’altra domenica a Processo a Sanremo, da Indietro Tutta! a Doc. Ora torna in tv con un altro format, una lectio magistrali­s in due prime serate (il 12 e il 19 dicembre suRai 2) conAndrea Delogu e Nino Frassica, a riformare il fortunato trio consacrato lo scorso anno dal successo di Indietro Tutta! 30 e l’ode. Il titolo è una promessa ridanciana: Guarda... Stupisci. «Uno scherzacci­o che facciamo al pubblico del nord, un gioco di parole goliardico ( stu-pisci) che si coglie al volo da Roma in giù», scherzaRen­zo Arbore. Anzi, il professorA­rbore, visto che lo studio è pensato come un’aula magna affacciata sul golfo di Napoli, un po’ come la sua casa di Roma, che ha sulle pareti panorami napoletani chemutano colore. «Sarà un’aula ammare », scherza.

Guarda... Stupisci è il suo regalo di Natale alla tv. Lei cosa vorrebbe in dono? «La vispezza e il vigore che avevo 20 anni fa ( scoppia a ridere, ndr)». Con voi ci sarà l’Orchestra Italiana e ripercorre­rete la storia della canzone umoristica napoletana. Un’operazione nostalgia? «No, un’operazione memoria. Ora che sono anziano, anzi antico, sento di dover recuperare cose che rischiano di essere dimenticat­e. Il nostro è un programma pensato per i Millennial­s, perché imparino a sorridere, anzi a ridere, attraverso la musica. E Andrea Delogu, che è una di loro, è un po’ la cavia mia e dell’umorismo strampalat­o e futurista di Frassica: se lei si diverte, allora va bene. I ragazzi oggi passano molto tempo su

internet e anche io sono un forsennato navigatore del Web. Ma loro ci vanno per vedere video virali, di breve durata, che non coltivano ironia né umorismo e al massimo strappano una risata, spesso sguaiata. E invece on line c’è tutto, anche pezzi della storia della nostra tv, che è stata la più bella del mondo». Addirittur­a? «Avevamo Studio Uno, Corrado, Mina, e poi il Trio, Sandra e Raimondo. Pensavamo fosse normale. Poi però girando il mondo con l’Orchestra Italiana ( 1.500 concerti in 27 anni, ndr) ho scoperto che in America avevano La Ruota della Fortuna, Ok il prezzo è giusto e che lì il varietà era mor- to negli Anni 50 con il Perry Como Show. Io voglio recuperare la memoria di quella nostra tv, che rischia di perdersi. Voglio indirizzar­e i giovani sui grandi come Aldo Fabrizi, perché capiscano che senza di lui non ci sarebbero stati Alberto Sordi, Carlo Verdone, Enrico Brignano e tutti gli altri. Del resto non ho mai seguito le

mode, sono sempre andato da altre parti rispetto a dove andava la tv. E anche in questo caso lo sto facendo».

In che modo Guarda... Stupisci è controcorr­ente? «Questa fase della nostra storia è caratteriz­zata da risse, polemiche, odio. Oggi anche chi vuol far ridere lo fa “contro qualcuno”, persino gli imitatori imitano i personaggi più antipatici. Io invece ho sempre fatto ridere “per qualcosa”, ed è una risata più gioiosa, che lega le persone, non le mette contro. Sono anni cupi, è vero. Ma lo sono stati anche gli Anni 70, eppure ad Alto gradimento io e GianniBonc­ompagni riuscivamo a far ridere gli italiani. Gli anni cupi prima o poi passano e per farli passare c’è bisogno anche di fuggire da volgarità gratuite, turpiloqui, prepotenza, zuffe da talk. C’è bisogno di un sorriso soft, quello della goliardia, del doppio senso, dell’ammiccamen­to, tipici del repertorio umoristico napoletano, da Carosone a Murolo, a Nino Taranto».

Perché ha voluto Napoli anche nella scenografi­a, con tanto di mare sullo sfondo e una nave che parte “pe’ terre assai luntane”? «Perché io, Massimo Troisi, Marisa Laurito, Luciano De Crescenzo in passato abbiamo amato follemente questa città che ci ha sempre dato grandi gioie, ma anche immensi dolori. Per tutto il mondo, a lungo Napoli è stata ‘a camorra, ‘a munnezza e i morti ammazzati. Ora però sta vivendo una stagione meraviglio­sa: è invasa da turisti entusiasti, aprono centinaia di negozi e ristoranti, è piena di gente sorridente come non l’avevo mai vista. È la città più sorridente d’Italia. E non è retorica. Anzi, io dico che è neo-retorica quella che descrive Napoli ancora come brutta e problemati­ca. Per colpa di quella descrizion­e, questa città ha rischiato di perdere anche parte della sua memoria».

In che senso? «Le faccio un esempio. Per timore di continuare a essere, per tutto il mondo, la città “della pizza e del mandolino”, Napoli stava dimentican­do questo strumento meraviglio­so. Solo da pochissimo al conservato­rio di San Pietro a Majella è stata istituita una cattedra di mandolino, mentre il conservato­rio di Pordenone ce l’ha da anni».

Sulla cattedra della vostra aula ammare c’è un f lacone di sciroppo magico, il Simpaticol. Sostenete che chi lo beve diventi più spiritoso. A chi prescriver­ebbe un paio di sorsi? «Al nuovo leader della sinistra, che non c’è. Perché l’unica maniera per contrastar­e questa destra sarebbe avere un leader capace di sorridere e far sorridere nelmodo giusto, senza cattiverie. Lo scriva: io sono un buonista. Ma aggiunga: “E allora?”. E poi in fondo, anche i Cinquestel­le sono partiti dal sorriso. Beppe Grillo lo si andava a sentire per le battute che faceva, poi la battuta si è trasformat­a in un “Vaffa” ed è nato il MoVimento».

Se lo sarebbe mai aspettato? «Quando ho visto che iniziava a fare battute più politiche e poi di denuncia ho pensato: ecco, ha trovato il suo filone».

Ma non vuole provarci neanche a farlo assaggiare alla destra, il Simpaticol? «Tutti hanno diritto di assaggiarl­o, per carità. Ma mi pare che loro preferisca­no altri registri».

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RENZO ARBORE Nel suo nuovo show Guarda... stupisci rispolvera la vera comicità napoletana. 38
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 ??  ?? «Sotto l’albero vorrei il vigore di 20 anni fa» Clarinetto a tracolla, Renzo Arbore, 81 anni, posa davanti all’albero di Natale nella sua casa romana. «Cosa vorrei come regalo? Il vigore di 20 anni fa», dice.
«Sotto l’albero vorrei il vigore di 20 anni fa» Clarinetto a tracolla, Renzo Arbore, 81 anni, posa davanti all’albero di Natale nella sua casa romana. «Cosa vorrei come regalo? Il vigore di 20 anni fa», dice.
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AMA L’ARTE E LA MUSICA Arbore posa accanto a un’opera al neon dell’artista Marco Lodola.

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