La tragedia in discoteca Che cosa è successo veramente di Giuseppe Fumagalli
SEIMORTIEDECINEDI FERITI, ALCUNIDEIQUALIGRAVISSIMI. UNCONCERTORAPSI È TRASFORMATO seimaledetti gradini?
Non si può morire così». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Èd è quello che ripetono tutti: «Non si può morire così». Invece si può. Asia Nasoni ed Emma Fabini di 14 anni, Mattia Orlandi e Benedetta Vitali di 15, Daniele Pongetti di 16 ed Eleonora Girolimini di 39, madre di quattro bambini, sono morti così. All’ospedale di Ancona c’erano altri sette ragazzi che lottavano per non fare la stessa fine. Sei di loro si sono svegliati dal coma. Al momento in cui andiamo in stampa, rimane un diciottenne in condizioni critiche.
LA PRIMA VERSIONE
La strage all’uscita di sicurezza della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 dicembre, in un primo mo-
mento è stata spiegata in modo molto semplice. Va in scena il rapper Sfera Ebbasta, idolo dei giovanissimi. Il locale è sovraffollato, un ragazzo spruzza sul pubblico un gas al peperoncino, si scatena il panico, tutti convergono verso un’unica uscita di sicurezza, nella ressa c’è chi cade e muore sotto il peso della gente in fuga. Non è andata esattamente così. Oggi attraverso un insieme di testimonianze e immagini la verità appare come una sciagurata combinazione di fattori che uniti uno all’altro hanno portato al disastro.
IMBUTO MORTALE
È vero il primo punto. Un ragazzo, forse il diciassettenne già in stato di fermo per omicidio preterintenzionale, avrebbe spruzzato una nuvola di gas urticante. «In molti hanno avvertito bruciore agli occhi e alla gola, ma non si è scatenato il panico», dice un inquirente. «Non c’è stato il classico fuggi-fuggi, molti sono rimasti dov’erano, altri si sono mossi verso le uscite di sicurezza. Quella sul retro del locale è sempre spalancata perché è lì che la gente esce a fumare e i ragazzi vedendola aperta l’hanno subito scelta come via d’uscita».
SCALA MALEFICA
La gente s’ammassa in un punto e questo costituisce un primo problema. Ma è anche vero che esiste tutto lo spazio per consentire un u deflusso ordinato nello spiazzo recintato verso la campagna. c Elisa, mamma di una ragazzina uscita viva per miracolo, segnala però un punto critico. «Come può un’uscita di sicurezza terminare con cinque o sei gradini?», si chiede la donna. «Un conto è camminare spediti su
uno scivolo in cemento. Altro conto è scendere una scala, magari indossando scarpe coi tacchi, con qualcuno alle spalle che ti spinge. È sui gradini che sono caduti primi ragazzi, compresa mia figlia. In quel punto le persone cadevano una sull’altra finché s’è creato un tappo, che ha impedito un deflusso regolare. Non avendo sfogo a un certo punto lamassa è esplosa lateralmente, facendo cadere decine di persone a destra e a sinistra dello scivolo». È una dinamica che viene confermata da Gianni Ermellini, uno dei bodyguard in servizio alla Lanterna Azzurra la sera della strage: «Quei gradinimaledetti», ha detto al Resto del Carlino, «hanno provocato la tragedia».
VODKA A FIUMI
Sul retro della discoteca, a pochi metri dal luogo della strage, il vento butta in aria i sacchi neri dell’immondizia e disperde i resti di una serata da dimenticare. Parallelepipedi di cartone alti, stretti e bianchi. La scritta è sempre la stessa. Una marca