Luca Goldoni Il grande giornalista attacca gli “opinionisti” del web di Andrea Greco
«OGGIQUALSIASI IMBECILLE PUÒ ESPORRE LE SUE TEORIE SULLARETE, UNADISGRAZIA» , DICELOSCRITTORE. CHEPUNGOLA: «LACOLPA? UNPO’ È ANCHEDIBEPPEGRILLO»
I tempi? «Grami». I politici? «Inadeguati». I rapporti? «Desertificati». I giovani? «Sfiniti». Vuole fare la parte dell’anziano pessimista e gufo?
LucaGoldoni, 90 anni portati con invidiabile scioltezza e un libro di spigolature, Cosa farò da piccolo (Mondadori, 19 euro), appena arrivato in libreria, ride di gusto. «Senta, l’ha visto il sottotitolo? È “Il futuro alla mia età”. Da quella riflessione è venuta la voglia di scrivere: siamo spettatori di una rivoluzione profondissima e ingannevole dei rapporti tra gli umani: ho provato a dare corpo alle mie riflessioni».
Qual è quella fondamentale? «Internet, i social e quella roba lì hanno dato a tutti lo stesso corpo».
Intende che hanno dato a tutti lo stesso fisico? «No, intendo proprio lo stesso corpo tipografico. Siamo tutti stati livellati dai caratteri con cui ci esprimiamo sul web. Ma le sembra normale? Al celebre oncologo che annuncia su Facebook la scoperta di una cura sulla leucemia risponde un tanghero che dice di poter curare i tumori con l’Alka Seltzer, e a tutti e due il sistema riserva gli stessi spazi, lo stesso carattere di stampa, e in buona sostanza lo stesso peso».
Iper democrazia? «Ma va là, ma quale iper democrazia, piuttosto super idiozia. Quando ho iniziato a fare il giornalista riempivo il colonnino delle brevi, e me lo facevano pure riscrivere. Prima che mi facessero firmare un trafiletto è passata una vita. In una società degna di questo nome ci deve essere qualcuno che ha il compito e la responsabilità di ricordarti che sei un pirla e che per non esserlo più devi studiare, impegnarti, ragionare». Ora invece? «Ora l’ultimo mentecatto si può lanciare in una critica della politica monetaria, e pubblicare tutto sul web, e convinceredelle sue assurditàuna platea potenzialmente infinita di persone. Una volta almassimopoteva concionare appoggiato al frigorifero dei gelati, nel baretto sotto casa. Senta, il problema non è la critica furibonda, lo scontro, la contestazione. Il problema sono i mentecatti: tanti, rumorosi e sempre più incisivi. È il protagonismo del cretino, che spesso trae le conclusioni su problemi complessi partendo dalla sua esperienza personale, come se fosse universale. Si parla del vaccino sul morbillo? Lui risponde: “Non serve a nulla perché io ho avuto il morbillo a sei anni e dopo una settimana stavo benissimo”».
Cosa manca? «Lo scrivo chiaro nel libro: i ruoli. Una volta tutto era chiaro. Per esempio, io sapevo che mia mamma e la mia maestra erano legate da un patto d’acciaio. Se prendevo una nota a scuola mia mammami avrebbe punito. Ora capita che se un bambino viene rimproverato dalla maestra il giorno dopo la madre va a dare un ceffone allamaestra».
Ha detto all’inizio che la colpa è del web. Altri correi nel delitto? «Se devo fare un nome, BeppeGrillo».
Perché? «È un uomo intelligente, un comico di
razza. Ha il talento dell’immediatezza e dell’efficacia nella comunicazione. Ha sfruttato questa capacità perdiventare un capopopolo. Ha detto esattamente quello che la gente voleva sentirsi dire, ha usato sarcasmo e gusto del paradosso per far sembrare ovvie e semplicissime le soluzioni a problemi complessi. Tutto aveva un responsabile, che non era mai tra quelli che lo ascoltavano: in buona sostanza ha deresponsabilizzato e dato un alibi a tutti quelli che ne volevano uno».
Com’è pessimista... «Scusi, ma lei li guarda i quiz?».
I quiz? «Ma sì, i quiz prima del telegiornale. Io li guardo sempre: i concorren- ti, spesso laureati, non sanno nulla di nessun argomento. Non sanno se Hitler è morto nel 1945 o nel 1985. Non sanno se il Nilo è in Africa o in Oceania, non sanno niente di niente. E questa ignoranza non li fa arrossire. Macché, sghignazzano».
Peggio per loro. «Peggio per loro? Quelli lì vanno a votare, non sapendo nulla di nulla. Ora, dico io, per guidare la Vespa 50 devi fare un esamino e dimostrare di conoscere il Codice della Strada. Possibile che invece puoi votare anche se sei ignorante come un trattore?».
Senta, se dovesse condensare questa epoca in un concetto presente in Cosa farò da piccolo, quale sceglierebbe? «Ha presente l’età del ferro, del bronzo? Questa è quella delle batterie scariche».
Scusi? «Al giorno d’oggi abbiamo in casa oggetti che dovrebbero risolvere ogni nostro problema: solo che quando servono la batteria che li fa funzionare è scarica, è marcia, cola un liquido appiccicoso e verdastro. Eppure continuiamo a comprare altri oggetti che quando ci serviranno avranno la batteria scarica».
E la morale qual è? «Che non impariamo mai la lezione, e preferiamo credere a chi ci promette un aiuto».