Oggi

NOZZE PIRATA

- Fiamma Tinelli

Akaroa (Nuova Zelanda). Marianna Fenn e Toby Ricketts alle loro nozze pastafaria­ne. Look da pirati, lei aveva anche lo scolapasta al posto del velo.

do le parole del Prodigioso Spaghetto Volante: «Io preferirei davvero che tu evitassi di usare la mia esistenza come mezzo o scusa per opprimere, soggiogare, punire ed essere meschino verso gli altri». Capitan Uncino. A ogni occasione possibile, vestitevi da pirata. E ricordate che ai pirati piacciono le bevande alcoliche, una compagnia allegra, il mare aperto e tutto ciò che permette di avere un giorno libero dal lavoro. Giorno di festa. I pastafaria­ni celebrano la loro festa ogni venerdì sera (ma può essere spostata al lunedì o al mercoledì, c’è grande flessibili­tà). Il culto consiste nel consumare, da soli o in compagnia, un generoso piatto di spaghetti. Alla fine, potete dire «ramen» (il nome degli spaghetti giapponesi) invece di «amen». Ma anche no. La missione. L’obiettivo dei pastafaria­ni è diffondere la cultura, abbattere ogni pregiudizi­o e dar vita a un mondo più equo. «O spaghettos­a entità, fa sì che i soldi spesi per foraggiare le guerre di re- ligione vengano usati per combattere la povertà, curare le malattie e sostenere la scienza», recita il bravo pastafaria­no. Le correnti. Come ogni religione, anche il Pastafaria­nesimo si divide in correnti: i Riformisti credono nel Creazionis­mo Automatico, secondo cui il Prodigioso Spaghetto Volante ha dato inizio alla creazione dell’universo con un singolo evento ( la Grande Bollitura) e poi i processi naturali hanno condotto alla vita. Gli Ortodossi, d’altra parte, credono che lo Spaghetto Volante abbia deliberata­mente creato ogni cosa. Il proselitis­mo. Un buon pastafaria­no è felice di fare proselitis­mo. Attaccarsi al citofono degli sconosciut­i non è necessario: basterà invitare gli amici per una bella spaghettat­a. La preghiera. È sempliciss­ima: «Che il Prodigioso Spaghetto Volante mi dia sempre della buona pasta, il sugo per condirla e la conoscenza necessaria per distinguer­e il vero dal falso. Ramen».

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