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ALDO GRASSO

LA MITICA SCHEDINA CON CUI SI SPERAVA DI DARE UNA SVOLTA ALLA VITA, ERA STATA INVENTATA NEL 1946. ORA SARÀ SOSTITUITA DA UN NUOVO GIOCO

- Di Aldo Grasso Critico televisivo, giornalist­a del Corriere della Sera

Addio al Totocalcio? La vecchia schedina va in pensione, al suo posto ci sarà un nuovo gioco, tutto da inventare, non più gestito dal Coni ma, promettono, «senza dipendenze e ludopatie». Vedremo. In realtà, la mitica schedina era da molti anni fuori moda, non “rendeva” più alle casse dello Stato, sostituita dalle scommesse on line e ostacolata dalla “spalmatura” delle partite. A casamia, finché è vissutomio padre, si chiamava Sisal. Mai schedina, mai Totocalcio. Sisal era una parolamagi­ca, una sorta di inconsapev­ole mantra, la risoluzion­e di ogni problema economico. Allora, si era alla vigilia del boom, problemi economici ce n’erano tanti e mio padre li risolveva a modo suo, con un candore che oggi resta il suo più bel ricordo: «Ci vorrebbe una bella Sisal». Anni dopo avrei appreso che Sisal era acronimo di Sport Italia Società a responsabi­lità limitata e soprattutt­o che la schedina è memoria collettiva, è storia patria, è una vivida sequenza del nostro immaginari­o. La prima risale al 5 maggio 1946, in pieno dopoguerra. Aboliti i contributi da parte dello Stato, il Coni stipula un accordo con la Sisal per organizzar­e un concorso pronostici sui risultati del calcio. Il gioco è inventato dal giornalist­a Massimo Della Pergola e costa 30 lire, si vince coi 12 e con gli 11, la vincita più grossa è di 10milioni. Più tardi Sisal diventa Totocalcio e il pronostico sale a 13 partite. Nella prima schedina il Torino affronta il Milan e l’Inter si chiama ancora Internazio­nale. Tredici è numero impegnativ­o perché nella cabala e in molte tradizioni popolari simboleggi­a lamorte, un numero che porta sfortuna, un giorno iellato. Ma la speranza e le vincite possono tutto:

nella nostra lingua, «fare tredici» diventa così un’espression­e che significa non solo azzeccare un pronostico­ma soprattutt­o procurarsi una fortuna inaspettat­a. La schedina è il fragile spartiacqu­e fra realtà e immaginazi­one. Il monte delle scommesse è cresciuto costanteme­nte fino al 1993, che è stato l’anno d’oro per le giocate. Quell’anno, precisamen­te il 7 novembre si materializ­zò la vincita più alta della storia del concorso: oltre5mili­ardi e mezzo di lire (2,7 milioni di euro di oggi) incassati da un giocatore sempre rimasto anonimo che aveva fatto la sua puntata in una tabaccheri­a di Crema. Sempre nel ‘93, ma il 5 dicembre, si registrò il montepremi più alto: 34.470.967.370 lire. L’immagine della schedina è legata soprattutt­o alla trasmissio­ne radiofonic­a Tutto il calciominu­to per minuto, quando nei bar migliaia di persone, controllan­do il mutare dei pronostici, speravano di dare una svolta fatale alla loro vita.

«FARE TREDICI» È DIVENTATO SINONIMO DI PROCURARSI UNA FORTUNA INASPETTAT­A

 ??  ?? CON CALÀ E ABATANTUON­O Sopra, Jerry Calà, 67, nel film Al bar dello sport (1983). Sotto, Diego Abatantuon­o, 63, con la schedina in Eccezzziun­ale... veramente (1982).
CON CALÀ E ABATANTUON­O Sopra, Jerry Calà, 67, nel film Al bar dello sport (1983). Sotto, Diego Abatantuon­o, 63, con la schedina in Eccezzziun­ale... veramente (1982).
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