Come mai non si riesce a individuare chi fa cori razzisti?
DURANTE INTER-NAPOLI, I SUPPORTER NERAZZURRI HANNO PRESO DI MIRA IL SENEGALESE KOULIBALY
Il problema è che lo stadio continua a essere considerato una zona “franca” difficilmente controllabile. La presenza (massiccia) delle forze di polizia in vari punti è certamente un deterrente. E lo sono anche gli steward organizzati dalle società che vigilano con grande attenzione sulle gradinate. Gli ultimi scontri organizzati dagli ultrà sono infatti avvenuti fuori dagli stadi. I cori razzisti legati a singoli giocatori oppure quelli di razzismo territoriale (tipo quelli contro Napoli e i napoletani) continuano a rovinare l’atmosfera degli stadi ed è davvero difficile individuarne gli autori, che restano fortunatamente una minoranza rumorosa. Il biglietto nominale con il posto assegnato avrebbe dovuto aiutare a individuare gli autori di cartelli o di urla razziste, ma è uso invalso tra i tifosi più agguerriti lo scambiarsi di posto appena entrati. Le curve hanno una mappatura più o meno riconoscibile di gruppi ultrà, ma i singoli si spostano spesso proprio per non risultare riconoscibili. Detto
che la tolleranza zero e l’intransigenza promesse anche dal questore di Milano Marcello Cardona (uno che conosce bene i problemi perché è un ex arbitro) sono sempre più necessarie, crediamo che il vero salto di qualità debba essere culturale. Finché i tifosi continueranno a considerare lo stadio come il luogo per scaricare le tensioni avranno la scappatoia per giustificare a se stessi ogni cattivo comportamento. Lo stadio dovrebbe invece essere rispettato come avviene per un teatro o un cinema. Un luogo d’incontro, e non di sfogo, per amanti dello spettacolo.