ALDO GRASSO
L’ULTIMO A TOGLIERE IL PROPRIO SOSTEGNO AL M5S È STATO L’ATTORE CLAUDIO SANTAMARIA, PENTITO DI ESSERSI ESPOSTO. E LA LISTA DEGLI SCONTENTI È LUNGA IVANO MARESCOTTI, MICHELE RIONDINO
La fila dei pentiti illustri a cinque stelle si va ingrossando. L’ultimo, in ordine di tempo, è Claudio Santamaria, l’attore che ha vinto il David di Donatello per Lo chiamavano Jeeg Robot e il Nastro d’argento per Romanzo criminale.
È sempre stato un attore politicamente impegnato e in passato si è schierato per il M5S: «Non salirei più sul palco per sostenere Virginia Raggi.
Sono stato strumentalizzato. E poi visto l’andazzo generale non lo rifarei. Non mi piace quando mi etichettano come grillino. Io ho creduto in un sogno, ho sperato in un progetto. In generale mi sono pentito di essermi esposto politicamente». Strumentalizzato da chi? «Non rivoterei il M5S, a meno che non prendessero le distanze dalla Lega» e comunque «spero che questo governo duri poco, perché è monopolizzato da una destra fascistoide e razzista».
Ivano Marescotti, attore romagnolo da sempre di sinistra, tra i fondatori del Pd e che a sorpresa aveva annunciato il proprio voto
per il Movimento alle elezioni del 4 marzo, ha confessato la sua forte delusione per le scelte dei pentastellati. Marescotti appartiene a una folta schiera di vip e personaggi dello spettacolo che stanno facendo retromarcia dopo l’appoggio al Movimento. Nei mesi scorsi anche Michele Riondino, padrino dell’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, aveva usato toni duri: «Chi ha votato 5 Stelle non si sarebbe mai messo con la Lega», ha spiegato Riondino, attaccando anche l’accordo sull’Ilva raggiunto da Di Maio e chiedendo le dimissioni dei parlamentari M5S eletti a Taranto.
Buon’ultima era stata Fiorella Mannoia, sempre vicina al Pd e comunque al centrosinistra, a rimarcare il proprio pentimento per aver annunciato il sostegno al Movimento.
Una retromarcia dovuta soprattutto alle politiche sui migranti: «Ho una gran nausea. Di tutti quelli che sfruttano la sofferenza umana per arricchirsi o per raccattare voti, chiunque essi siano», aveva scritto la cantante. Domenico De Masi, il sociologo del dolce far niente, si era da subito rammaricato azzardando il peggio: «Ho votato Cinque Stelle. C’era la possibilità remota di creare la prima seria socialdemocrazia del Mediterraneo. L’hanno avuta i tedeschi, gli scandinavi, noi mai. Ma i neoliberisti del Pd non hanno voluto». Così concludeva la sua analisi: «Se lo vede lei Matteo Salvini ministro dell’Interno? ». Sì, l’hanno visto.