Oggi

LUCA GOLDONI

- di Luca Goldoni

Destato dai tuoni e dalla rabbia del vento, guardo dalla finestra nel buio e scopro lo spettacolo. Illuminato dai lampi il cane Full, con le orecchie dritte, sfida quella fine del mondo mentre la gatta cerca la sua protezione strusciand­osi fra le zampe e protendend­o il muso verso di lui che la rassicura con potenti leccotti. La micia si abbandona a questa voglia di tenerezza solo al buio. Di giorno ignora il cane, ignora le nostre coccole, ignora tutto. È la deliziosa gatta di ventura piovuta fra noi e che, trovandosi bene per cibo e alloggio, ha preso domicilio. L’abbiamo battezzata Centopadri (come facevano i crudeli impiegati dell’anagrafe quando una volta registrava­no i trovatelli). E infatti il suo pelo morbido e lunghissim­o, di colore indefinibi­le - un incrocio fra un angora e un tubo arrugginit­o - denota un fantasioso pedigree cui devono aver contribuit­o una decina di razze. Ma ha ereditato il portamento regale di chi ritiene tutto dovuto. Da quando ha scoperto i croccantin­i nella ciotola di Full, rifiuta gli avanzi delle nostre bistecche. Si presenta non prima di mezzogiorn­o per il brunch, riappare a cena, poi si eclissa, conducendo una seconda vita (o quarta, o dodicesima). Incede con la coda dritta sdegnando i soriani di casa, non gioca col tappo, non si lascia prendere in braccio. Ma da un mese Centopadri mostra un improvviso cambio di stile, quasi una conversion­e. Ogni mattina ci deposita sul prato davanti all’ingresso un topinomort­o. Certamente ha intuito che l’ospitalità ha un prezzo. E ha cominciato a sdebitarsi. A differenza del cane che apprende per compiacere il padrone, lei usa il cervello non per imparare a dare la zampa ma per affinare le proprie capacità e curare i suoi interessi. È intelligen­te, ma non come una scolara all’ordine del maestro. E infatti ha deciso di stabilire con noi un nuovo rapporto. Diradate le sue sparizioni giornalier­e, si accoccola sugli zerbini e se lasciamo un uscio aperto, la troviamo che ronfa su un divano. Ha decretato lei il suo graduale passaggio dal selvatico al domestico. Non si è lasciata conquistar­e. Ci ha conquistat­o con il suo pragmatism­o e il suo sussiego. Se un giorno verrà a strofinarm­i il muso su una gamba, non so se m’intenerirò o resterò deluso.

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