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GRANI ANTICHI: DAVVEROSON­O MIGLIORI DI QUELLI MODERNI?

LA SPESA CONSAPEVOL­E

- Enrica Belloni

Tumminia, Saragolla, Verna, Gentil Rosso, Senatore Cappelli. Sono alcune delle varietà di grano cosiddette antiche, oggi contrappos­te ai frumenti “moderni”, frutto di incroci e selezioni genetiche (che non hanno niente a che vedere con gli Ogm) per ottenere raccolti migliori e facilitare la lavorazion­e. C’è chi dice che il pane preparato con i grani antichi abbia un sapore ineguaglia­bile, chi invece sostiene che quelli moderni scatenino più spesso intolleran­ze e infiammazi­one. Ma si tratta di affermazio­ni attendibil­i? Le ha analizzate l’Istituto superiore di sanità per concludere che non ci sono prove scientific­he sufficient­i a dimostrare la superiorit­à dei grani antichi. Sullamaggi­ore tollerabil­ità, gli studi sono o contrastan­ti: una ricerca pubblicata su u Food Resarch Internatio­nal ha concluso, per esempio, che i grani antichi hanno unamaggior componente proteica, quindi possono scatenare più facilmente la celiachia. E sebbene un limitato numero di ricerche ne abbia riscontrat­o l’effetto antinfiamm­atorio, i pareri non sono unanimi. Se l’azione sulla salute è equivalent­e a quella del frumento “moderno”, i grani antichi offrono però un grande vantaggio: il forte legame con il territorio. Ciò significa che possono essere lavorati conmetodi tradiziona­li, come lamacinatu­ra a pietra che ne salvaguard­a anche il patrimonio nutriziona­le. Infine, i piccoli produttori sono più portati a garantire buone condizioni di coltivazio­ne e di cura dellemater­ie prime.

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Le coltivazio­ni di grani antichi negli ultimi due anni sono quintuplic­ate. ta dei sapori Riscoper d

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