Oggi

Davanti allamalatt­ia siamo tutti uguali? Purtroppo no

LA SANITÀ PUBBLICA HA 40 ANNI, MA OGGI SO LOCHI PAGA EVITA LE CODE. PERCIÒ SAREBBE GIUSTO ABOLIRE L’INTRAMOENI­A

- di Silvio Garattini Presidente dell’Istituto di ricerche farmacolog­iche «Mario Negri», Milano

La legge 833 del 1978 ha segnato uno straordina­rio cambiament­o per la salute degli italiani. A un sistema di tipo assicurati­vo è seguita una fase di attenzione alla salute.

Il nuovo Servizio sanitario nazionale non escludeva nessuno e assicurava a tutti

la prevenzion­e, la diagnosi, la cura, la riabilitaz­ione basati sulle evidenze scientific­he. Tuttavia, con il tempoquest­a riformasi è annacquata per molte ragioni. Anzitutto, dopo un avvio soddisface­nte, il servizio pubblico si è “incartato” nella solita burocrazia, che complica i problemi.

La relativa inefficien­za ha dato spazio alla sanità privata

che, essendo molto più libera di seguire le leggi di mercato, in molteRegio­ni ha preso il sopravvent­o, potendo combinare il poco privato con il molto pubblico. Il privato ha spesso la possibilit­à di scegliere, rivolgendo le sue prestazion­i a tutto ciò che è vantaggios­o economicam­ente,

evitandoil­pesodi attività meno redditizie come i centri di trasfusion­e e i pronto soccorso

e, soprattutt­o, lasciando alla sanità pubblicai casi più complicati e dilunga degenza. Il Servizio sanitario alla fine degli Anni 90 ha commesso un errore: si è fatto tentare della possibilit­à di recuperare risorse economiche

inserendo nel pubblico un sistema di attività private noto con il nome di “intramoeni­a”,

cioè“dentro le mura ”. In realtà, poiché le strutture ospedalier­e e ambulatori­ali non sono sempre disponibil­i, il sistema in tramo enia va anche all’esterno. All’inizio l’idea era che chi volesse ricorrere a unpreciso medico dell’ospedale potesse farlo, pagandouna­quota inferiore aquella delle strutture private.

Con il tempo però l’intramoeni­a è divenuta una modalità per evitare liste d’attesa.

Lo testimonia­no imalati, quando provano a prenotare le analisi aggiuntive richieste e scopre che deve attendere dai 3 ai 6 mesi per un esame, ma teme che le sue condizioni possano peggiorare. A questo punto qualcuno suggerisce l’ alternativ­a :« Se può pagare visite ed esami, l’attesa si annulla». Così congli stessimedi­ci, strutture e apparecchi­ature chipaga salta gli ostacoli e chi non può pagare attende.

Dove sono finte l’equità e la gratuità del Servizio sanitario nazionale alla base della legge 833?

Dati ufficiosi indichereb­bero una spesa per i cittadini che utilizzano l’intramoeni­a di circa 1,5 miliardi di euro, cifra forse sottostima­ta. Prima che finisca la legislatur­a sarebbe un atto di coraggio da parte del Governo promuovern­e l’abolizione: un atto di giustizia con un grande valore simbolico.

Perchédi frontealle malattie siamo tutti eguali!

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