FENOMENO EUROPEO
Sopra, alla fiera Sneakerness di Parigi, esibiscono i “trofei”, in edizione limitata. Da sinistra, tutti in fila all’ultimo lancio del Nike store di Milano, dove sono stati “assoldati” ragazzi stranieri. Situazione simile, ma più ordinata, ad Amsterdam (a sinistra) e a Zurigo (a destra).
articolo ordinario in rarità che solletica il palato degli appassionati. Questi fanno di tutto per aggiudicarselo; chi raggiunge l’obiettivo potrà sfoggiare l’oggetto oppure rivenderlo, con ovvia lievitazione del prezzo. È quello che fanno schiere di giovanissimi sgamati, i reseller, cheda fandeimarchi sportivi si sono trasformati in veri professionisti nella compravendita di pezzi rari. Conquistato il trofeo, lo rimettono in circolo su internet o nei festival specializzati di tutto il mondo.
I RAGAZZINI NE FANNO UNA PROFESSIONE
Racconta Simone, reseller diciassettenne di Frosinone: «Ho iniziato due anni fa con una t-shirt di Nas, rapper della vecchia scuola; l’ho pagata due euro e rivenduta suFacebooka170». È stato solo l’inizio. Simone da allora per aggiudicarsi le sneakers fa camp out: insieme a centinaia di persone rimane fino a 48 ore davanti a un negozio oppure partecipa alla “raffle”, la lotteria on line dove se vinci ti aggiudichi, a prezzo di mercato, un paio di Nike o di Adidas. «Quando c’è grande attesa», racconta, «si scatenano le risse. Negli Stati Uniti accade spesso e da un po’ anche in Italia, tanto che ogni volta che c’è un lancio si schierano le forze dell’ordine». Simone acquista soprattutto per conto terzi; il suo è quasi un lavoro che lo spinge a trascurare lo studio (frequenta il liceo linguistico). «Se c’è in programma una release ( un lancio delle scarpe in edizione limitata, ndr) e la mattina devo essere pronto a comprarla, come posso andare a scuola?», si giustifica. I clienti sono soprattutto collezionisti; lui tiene qualcosa per sé, ma in genere
rivende con discreta soddisfazionemonetaria. «I guadagni sono decisamente superiori a unapaghetta. I miei genitori sono felici e io mi sento indipendente», spiega. «Ilmio affaremigliore? Un paio di Converse comprate a 130 euro e resellate ( rivendute, ndr) a 900. Ma ho preso anche qualche “pacco”: per esempio un paio di scarpe arancioni».
I TRUCCHI PER CLICCARE RAPIDAMENTE
Gli acquisti avvengono in rete, sui social e su siti come stockx. com, pizzahypestore.com, o dropoutmilano.it e c’è chi riesce a far lavorare il computer alproprio posto. «I piùesperti per cliccare in modo velocissimo, e ordinare merciprimadegli altri, usanoiBot, che non sono buoni del tesoroma programmi che in un milionesimo di secondo fanno fare allamacchina quello cheun umano farebbe in un tempo molto più lungo; inutile dire che sono notevolmente avvantaggiati», confida Simone.
C’ERANO UNA VOLTA “I SCARP DE TENNIS”
Sono molto lontani i tempi in cui Enzo Jannacci in El portava i scarp del tennis raccontava la storia del barbone che «parlava da solo e rincorreva già da tempo un bel sogno d’amore». Oggi le scarpe da tennis si esibiscono per scatenare invidie. E più che il sogno, rincorri il guadagno, in un mercato che già nel 2015 secondo il Financial Times valeva un miliardo di euro. Nonacaso aziendedimoda come Louis Vuitton, Dolce & Gabbana, Balenciaga si sono buttate nella mischia producendone versioni superchic (dai 400 euro in su), mentre Adidas e Nike hanno arruolato star comeKanyeWest (il rappermarito di KimKardashian) e il musicista- stilista PharrellWilliams per firmare contesissimi modelli. Al Festival di Milano Sneakerness, che si è tenuto a ottobre con più di 10 mila visitatori, scarpe da 150 euro venivano rivendute da 500 a 3 mila euro e alcune hanno toccato i 15 mila. E anche girando sul web si vedono “scarpe da ginnastica” a cifre astronomiche: dalle Air Jordan 5 Retro OregonDucks che si trovano su flightclub.com a 9 mila a un modello diNikeAir Jordan 1 ShatteredBackboard che viaggia intorno ai 125mila euro. Troppo? Certamente superano di gran lunga i 65 euro delle Superga 2750, le preferite dalla principessa Kate Middleton. Roba da poveracci, nel magico mondo di sneakerslandia.