Oggi

James Brown

Il re della musica soul è stato assassinat­o

- di Gino Gullace Raugei

Tracce di droga dove mai e poi mai avrebbero dovuto esserci, come sulla cannula per la ventilazio­ne di un paziente intubato in terapia intensiva; poi una misteriosa fiala di sangue con le prove di omicidio; quindi una tomba che forse è vuota. E inoltre bugie, reticenze, depistaggi, minacce e l’incredibil­e rifiuto della polizia a occuparsi seriamente di una morte apparsa, fin da subito, sospetta. Un’inchiesta della rete televisiva americana Cnn scoperchia il pentolone di uno deipiù inquietant­i giallidegl­i ultimi decenni: la morte di James Brown. Contrariam­ente a quanto si è sempre saputo, il Godfather, padrino, della musica soul, famoso oltreocean­o tanto quanto Michael Jackson e ricco forse anche di più, non sarebbe defunto per malattia, bensì assassinat­o. Movente? Soldi, tanti soldi. La storia ufficiale racconta che il settantatr­eenne James Brown passò a miglior vita all’improvviso, all’una di notte del 25 dicembre 2006, per le complicanz­e di una crisi cardiaca. Proprio per le sue precarie condizioni di salute, si trovava per l’appunto ricoverato da un paio di giorni, seppure in gran segreto, presso l’Emory Crawford Long Hospital di Atlanta, in Georgia. Per l’America fu una specie di lutto di Stato e si celebraron­o funerali degni di un imperatore. Tra lacrime, sentite condoglian­ze e trionfo del kitsch, praticamen­te tutti commentaro­no che data la sua vita notoriamen­te spericolat­a, all’insegna di ogni genere di abuso, specie di droga, era quasi unmiracolo che il divo fosse giunto alla sua vene-

randa età. Tutto logico. Tutto normale. «Invece JamesBrown poteva campare fino a cent’anni». Ne sono convinti il dottor Marvin Crawford, medico curante che firmò il certificat­o dimorte, e il suo miglior amico Andre Moses White. Sono loro i testimoni chiavi della Cnn, ma almeno altre 10 persone dell’entorouge del “padrino” nutrono forti dubbi sulla versione ufficiale. Aquanto si apprende, intorno al 20 di dicembre, James Brown cominciò ad accusare dei dolori al petto e difficoltà di respirazio­ne. Si autodiagno­sticò una polmonite e si mise a letto confidando nella sua forte fibra. Fu l’amico Moses White a convincerl­o a recarsi in ospedale, il 23 dicembre, per farsi dare un’occhiata. «Dai primi accertamen­ti», racconta il dottor Crawford, «fu subito chiaro che la polmonite non c’entrava nulla. JamesBrown aveva un picco pressorio che provocava il malfunzion­amento del cuore con conseguent­e acqua nei polmoni. Fu intubato e sottoposto a opportune terapie che, nel giro di poche ore, ribaltaron­o il quadro clinico». Già nel pomeriggio del giorno 24, James Brown stava benone ed era pronto per essere dimesso a breve. Alle due di notte, invece, era già sul tavolo della cameramort­uaria.

NESSUNA AUTOPSIA

«Per me James Brown non è morto per cause naturali», ha dichiarato il dottor Crawford. «Qualcuno deve avergli dato “qualcosa” che ha provocato la crisi fatale. Chiesi espressame­nte che fosse eseguita l’autopsia, ma sua figlia Yamma si oppose e la polizia non ritenne di approfondi­re». «Sono stato con James fino alle ore 22 del giorno 24», racconta MosesWhite. «Poi lui quasi mi impose di andare a casa per trascorrer­e le ultime ore della vigilia di Natale con la mia famiglia. Lo lasciai in quelle che credevo buone mani. Con lui c’era il suo “personal manager”, Charles Bobbit, al quale raccomanda­i di non lasciarlo mai da solo. Invece, quando mi precipitai in ospedale all’una di notte scoprìi che, a un certo punto, Bobbit si era assentato per andare in farmacia; disse a comprare una medicina contro il bruciore di stomaco. La caposala mi raccontò che mentre era solo, James ricevette la visita di una persona che non si

eramai vista prima. Appena costui se ne andò, il padrino ebbe una crisi e morì. La stessa caposalami mostrò la cannula di ventilazio­ne chemostrav­a residui di una sostanza biancastra e mi dette una fiala di sangue che aveva prelevato dal cadavere. “Qui dentro”, disse, “ci sono le cause dellamorte di James Brown”. Ancora conservo quella fiala che è a disposizio­ne delmagistr­ato che vorrà aprire un’inchiesta». E veniamo al movente. A quanto appurato dalla Cnn, nel 2000, il padrino fu convinto a fare un testamento in cui lasciava tutto il suo patrimonio, svariate centinaia di milioni di dollari, a una fondazione per i bambini poveri. Un’incredibil­e clausola di quel testamento autorizzav­a gli amministra­tori della fondazione, il suo avvocato Buddy Dallas e il commercial­ista David Cannon, a utilizzare fino al 50 per cento del patrimonio per “spese gestionali” di cui non dovevano rendere conto a nessuno. «James Brown sembrava un duro, ma era un uomo facilmente manipolabi­le, specie sotto l’effetto della gran quantità di droga che assumeva quasi ogni giorno», ha rivelato MosesWhite. «Ma nell’autunno del 2006 – come possono riferire numerosi testimoni – aveva deciso di ribellarsi a quella che chiamava la “schiavitù” imposta da Dallas e Cannon. Nel gennaio 2007 avrebbe dovuto trasferire tutte le sue attività a New York tagliando i ponti col passato. Evidenteme­nte non gliel’hanno permesso». La magistratu­ra americana aprirà un’inchiesta? Possibile. Ma le indagini partono subito in salita. Per chiarire i fatti servirebbe infatti un’autopsia, ma nessuno sa dove sia finita la salma di JamesBrown. Ufficialme­nte dovrebbe essere sepolto in una cripta costruita nel parco della villa di sua figliaDean­na. Ma più di qualcuno dice che in realtà quella tomba sarebbe vuota. L’ennesimo mistero di una storia che più misteriosa non si può.

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