La Compagnia del cigno
I protagonisti :« Da secchioni adivi, siamo amici davvero»
HILDEGARD DE STEFANO, 21
È Sara, ipovedente. Suona il violino. Spregiudicata nella fiction, nella vita è molto riservata.
EMANUELE MISURACA, 22
È Domenico. Suona clarinetto e piano. Siciliano dell’agrigentino, si è trasferito a Milano a 15 anni.
FOTINÌ PELUSO, 20
È Barbara. Suona il pianoforte. Si definisce frenetica e sta seguendo l’Erasmus a Parigi.
LEONARDO MAZZAROTTO, 20
È Matteo. Suona il violino. Studia al Conservatorio di Roma e ama i Beatles.
CHIARA PIA AURORA, 18
È Sofia. Suona il violoncello. Vuole trasferirsi a Milano ed è stata bullizzata.
FRANCESCO TOZZI, 16
È Rosario. Suona percussioni e batteria. Fin da piccolo amava la musica.
ARIO SGROI, 16
È Robbo. Suona l’oboe e il pianoforte. Il suo personaggio è chiuso, lui si diverte.
Unaplatea sempre oltrei5milioni di spettatori, con una punta di5.840.000per la primadelle sei puntate. La Compagnia del Cigno, serie di Ivan Cotroneo andata in onda su Rai 1, ha surclassato le previsioni e rotto un tabù: quello di proporre la musica classica, di solito considerata poco popolare. Poi certo, ci sono gli amori tra i protagonisti e le dinamiche da fiction. Ma qui si parla della vita in un Conservatorio, il Giuseppe Verdi di Milano, e per questo sono stati scelti musicisti veri. Tutti. Allora il mondo delle note si è diviso, c’è chi ha apprezzato e chi è partito all’attacco. Intanto Cotroneo si sbilancia sul seguito della serie: «Siamo già al lavoro. Svilupperemo le vicende dei personaggi che abbiamo già conosciuto, portandoli magari anche fuori Milano, e ne creeremo di nuovi. Ora li attende il mondo del lavoro, le orchestre, nuove sfide». I sette protagonisti sono diventati anche un’avventura editoriale di Rai Libri e le loro storie, quelle dei ragazzi scelti per la serie, meritano di essere raccontate.
LA SANTA DI HILDEGARD
Hildegard De Stefano, 21 anni, papà milanese e mamma altoatesina, è la violinista ipovedente Sara. Perché un nome così insolito? Lei dice: «In onore di santa Hildegard von Bingen, una monaca benedettina tedesca vissuta nel XII secolo, famosa come scrittrice, musicista, filosofa e molto altro». Hilde, come la chiamano, ha uno spiccato senso dell’umorismo oltre a un talento eccezionale. Si è laureata al Conservatorio diMilano, il giornoprima che iniziassero le riprese: «E così sono uscita da studentessa e rientrata da attrice, con i miei compagni che facevano da comparse. Il mio personaggio? Mi ha creato qualche difficoltà. Prima di tutto ho dovuto imparare a muovermi come un’ipovedente. Ho passato un pomeriggio all’Istituto dei ciechi, dove una signorami ha fatto fare il percorso al buio che c’è lì. Poi le ho chiesto di mostrarmi come ci simuovenella città, nella vita reale. Per esercitarmi andavo in giro per Milano, con gli occhiali da sole e il bastone. No, Ivan ( Cotroneo, ndr) non ha voluto che usassi lenti a contatto o altri ausilii. Ladifficoltà che mi ha creato ilmio personaggio è stata anche nella sua disinvoltura: iom’imbarazzo - e per favorenonmi chieda se sono fidanzata! - per cui immagini che sforzo quando dovevo baciare sul set». E quei due deliziosi codini? «Mi presentai così al provino e Ivan disse che caratterizzavano molto il personaggio. Non li ho tolti più, ma li ho lasciati in eredità a Sara: io preferisco tenere i capelli sciolti».
LEONARDO E LA GRU
Il suo strumento è il violino, che lo obbliga a esercitarsi anche 6 ore al giorno. E Leonardo Mazzarotto, 20 anni, studente al Conservatorio di Roma, si è già esibito con orchestre importanti. È il Matteo della Compagnia, racconta: «Mio padre è musicista e mi ha indirizzato all’ascolto fin da piccolo. Poi, iscrivendomi alle scuole medie con indirizzo musicale, ho dovuto scegliere uno strumento. Indicai, nell’ordine, pianoforte, chitarra, flauto traverso e violino. I professori m’indirizzarono però verso quest’ultimo, dicendo che avevo l’orecchio adatto. All’inizio ci
rimasi male, ma poi scoprii uno strumento affascinante». Matteo è molto sensibile, ha bisogno di una psicologa per superare il trauma della mamma morta nel terremoto di Amatrice. «Per fortuna non ho vissuto esperienze così forti e non ho mai spaccato il violino in testa a qualcuno come invece capita al mio personaggio. Ma quando la psicologa della scuola si è presentata per una chiacchierata, io ho accettato senza avere particolari problemi e credo che non ci sia nulla da vergognarsi nel dirlo». La cosa più curiosa che ti è capitata sul set? «Nella scena in cui “volo” verso Barbara cantando Cre- ep, non è stato utilizzato alcun effetto speciale. Ero appeso a una gru! E mi dicono che avessi una faccia piuttosto spaventata». Non ama solo la musica classica, ma anche i cantautori e i Beatles su tutti. Il trap? «Non lo apprezzo, ma diciamo che non lo capisco». Musica o recitazione? «Vediamo cosa accadrà». E infine, Leonardo, hai una ragazza? «C’è qualcuno nella mia vita, ma sono ancora in fase di studio».
FOTINÌ, FRENETICA CHIC
Del suo personaggio, Barbara, condivide la voglia di fare tutto. «Sto seguendo un progetto Erasmus a Parigi, mi occuperà sei mesi», dice Fotinì Peluso, ventenne. «Però non smetto di fare provini e a Roma studio Economia. Mi sono dedicata al pianoforte per 11 anni, poi l’ho un po’ accantonato per la recitazione. Ma quando sono entrata al Conservatorio di Milano, mi è tornata prepotente la voglia di suonare. Non ho l’angoscia di riuscire, come il mio personaggio, ma l’ambizione sì. Ero una bambina iperattiva, la musica mi calmava. Il mio nome inconsueto, Fotinì? Viene dal greco - miamamma è greca - e vuol dire “luminosa”. Amo nuotare, sciare e andare per mercatini. Sono abbastanza abituata alla notorietà,
che ho conosciuto con Romanzo famigliare ( la fiction trasmessa lo scorso anno su Rai 1, ndr) e so che riesco a rimanere con i piedi per terra». I fan vogliono sapere se sei fidanzata... «Sì, da due anni, con un compagno di liceo. Suo padre è francese e il mio essere a Parigi è legato anche a questo. Nella fiction invece sono innamorata di Domenico, che nella realtà si chiama Emanuele. Avevamo sempre le scene insieme e lui era bravo a sdrammatizzare. Con quella parlatamezza sicula, mezza milanese mi faceva morire dal ridere».
MISTERO EMANUELE
Domenico è il leader del gruppo. Nella vita si chiama Emanuele Misuraca, 22 anni: ha già avuto un’esperienza cinematografica in Come diventare grandi nonostante i genitori, ma la sua eccellenza è il pianoforte. «Sono siciliano di Ribera, in provincia di Agrigento», dice, «ma a 15 anni mi sono trasferito con il mio maestro a Milano per iscrivermi al Conservatorio». Emanuele si è diplomato con il massimo dei voti, esibendosi con orchestra perfino al Musikverein di Vienna. Il suo secondo strumento è il clarinetto, «ma se non suono il piano almeno due ore al giorno mi sento male. Le mie passioni? Sono curioso di esoterismo e mentalismo. Sì, ero legato a una ragazza ma ora non più. Però sono di nuovo innamorato. Ricambiato. I sentimenti mi hanno aiutato a interpretare Domenico che si mette con Barbara. E a quelli chemi chiedono di non lasciare il pianoforte per la recitazione dico: un musicista che abbia passione, resta tale. Lo ripeto: se io non suono, mi sentomale».
CHIARA PIA E L’AMORE
Il suo personaggio è Sofia, lo strumen- to il violoncello. Chiara Pia Aurora, 18 anni, pugliese, studia al Conservatorio di Monopoli e quest’anno farà la maturità in Scienze Umane. Sogna di trasferirsi a Milano. «Il mio rapporto con il violoncello è stato altalenante», dice. «All’inizio preferivo la chitarra e un maestro inflessibile mi aveva spento la passione per la musica. Non certo come il maestro Marioni della fiction che, pur con i suoi metodi severi, ci stimola. Ecco, la Compagnia del Cigno mi ha aiutato a ritrovare la voglia di suonare. Cotroneo ha cucito il personaggio addosso a me, mantenendo perfino la mia inflessione pugliese. Sofia ha subito atti di bullismo e così mi è capitato, seppur in maniera non eccessiva, alle scuola medie. Anch’io, poi, soffro pene d’amore. Per un anno e mezzo sono stata innamorata pazza di un ragazzo che non mi vedeva proprio. Alla fine ci siamo messi insieme e dopo un mese lui mi ha lasciata. Anche adesso sono innamorata persa, ma temo che il copione si ripeterà».
FRANCESCO IL TESTARDO
Francesco Tozzi da Firenze ha 16 anni e dà volto e suoni a Rosario. «La mia vocazione nasce fin da quando ero bambino», racconta. «Con i miei genitori ascoltai una performance di strada a suon di tamburi e, una volta a casa, ripetei con due mestoli e una padella quei ritmi. Il risultato fu identico. Imiei non erano felici chemi dedicassi a uno strumento così rumoroso e ingombrante, tanto che cercarono di dirottarmi sulla chitarra. Non ci fu niente da fare. Oggi studio percussioni al Conservatorio e batteria privatamente, con DanieleTrambusti che è l’ex batterista dei Litfiba e oggi dei Killer Queen. Se ho una fidanzata? Mi frulla altro per la testa».
ARIO SOGNA MA NON SOLO
Ario Nikolaus Sgroi, 16 anni, milanese, è il delicatoRobbo della serie. «Come ilmio personaggio sono altruista e quand’ero piccolo anche più sognatore. La mia vita è piena di studio. Sei ore al giorno al liceo musicale e poi l’impegno con il Conservatorio, dove suono pianoforte e oboe. Lamia vita sociale è garantita dal liceo, quando frequentavo soltanto il Conservatorio mi sentivo solo. È tutto molto faticoso ma bello, un privilegio. Con Robbo condivido la serietà e il senso di responsabilità, ma rispetto a lui (che è un tipo chiuso) so divertirmi di più». Le tue passioni? «Le arti orientali e i libri, gialli, fantasy, di genere diverso. Mi basta il miomondo e no, non ho una fidanzata. Con i ragazzi della Compagnia siamo rimasti amici, forse anche di più che nella fiction. Abbiamo creato una chat e quando possiamo ci vediamo. Forse è proprio questo legame il regalo più bello che la tv ci ha fatto».