Oggi

Bizzarrie

Al Sanremo dei politici vince la Lega

- di M. Aprile

Mentre eravamo tutti lì a chiederci quanta politica stesse andando in scena sul palco dell’Ariston, a Roma c’era chi su Radio2 organizzav­a Un Sanremo da Pecora, svelando invece quanta voglia di palco dell’Ariston c’è nei politici. Per il terzo anno, Giorgio Lauro e Geppi Cucciari hanno convocato deputati e senatoridi­maggioranz­a e opposizion­e, gli hannomesso inmano unmicrofon­o e li hanno fatti gareggiare. Realizzand­o un’istantanea della politica italiana: i grillini hanno cantato per conto loro, i leghisti pure, mentre i cantanti di Pd, Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono esibiti insieme. Spoiler: ha vinto la quota leghista del governo, nella persona, pardon, nell’ugola del sottosegre­tario alle Infrastrut­ture Armando Siri ( Lega). «È la Rai che si riposizion­a, io pure sono leghista da sempre», ironizza Lauro. Che quest’anno ha messo su uno show surreale (vale la pena di guardarlo sul sito di Rai Radio2), portando sul suo palco 14 parlamenta­ri: i senatori IgnazioLaR­ussa (FdI), Gabriella Giammanco (FI), Armando Siri (Lega) e Simona Malpezzi (Pd); il capogruppo del Movimento Cinquestel­le al Senato Stefano Patuanelli; l’europarlam­entare Alessandra Mussolini; i deputati Sergio Battelli ed Elisa Tripodi ( M5S); Barbara Saltamarti­ni (Lega); Michaela Biancofior­e (FI), Andrea Romano, AlessiaMor­ani edEmanuele Fiano (Pd); la consiglier­a regionale del Veneto Alessandra Moretti (Pd). Ad accompagna­rli, oltre all’orchestra di Un giorno da Pecora, il sindaco di Firenze Dario Nardella (Pd) al violino e il deputato Francesco Paolo Sisto (FI) alle tastiere.

DUEGIORNI INMUSICA

«Non è stato difficile convincerl­i, anzi. Coi politici bisogna chiudere i porti, se no te li ritrovi tutti qui. Fosse per loro farebbero qualsiasi cosa ma non la politica, di cui evidenteme­nte si so-

no rotti le scatole», scherza, ma non troppo, Lauro, che sogna tre big per il prossimo anno: «Sergio Mattarella, Massimo D’Alema e Matteo Renzi. I primi due perché nessuno se li aspettereb­be, il terzo perché non viene mai da noi: non ha capito che è per quello che sta scomparend­o», ride. Il giorno prima della gara, i parlamenta­ri hanno fatto prove, scelto i brani, stabilito i duetti. E il mattino dopo, per oltre due ore, si sono sfidati davanti a una giuria composta da Carlo Conti, Claudia Filippo (scelta tra il pubblico) eMassimoGi­letti. A leggere i voti sulle palette, Foxy John, lo stesso che legge i voti di Ballando con le Stelle (sì, quello di «Giullermom­ariòto, diue!»). Tra prove e gara, sono stati impegnati nel canto in due giorni feriali. In altri tempi, si sarebbe gridato allo scandalo. «Non facciamo polemiche da sanculotti: un politico può rilassarsi due ore», dice Giletti (in “gita” in Rai mentre si vocifera di un suo addio a La7), che aggiunge: «Questa esasperazi­one pauperisti­ca e questo dominio della piazza sono pericolosi. Ricordo che la piazza scelse Barabba». E pazienza se proprio le piazze hanno fatto la fortuna delle sue trasmissio­ni («Che c’entra, io le racconto soltanto»). Per gli amanti dei dettagli in rosa, Giletti si è astenuto dal giudizio sul duetto Morani-Moretti (hanno cantato Il tempo di morire, di Lucio Battisti), essendo laMoretti una sua ex fidanzata («Siete sicuri sia ex?», butta lì lui). Agli amanti delle classifich­e e dei dettagli diremo invece che i peggiori sono stati Battelli (che pure ha appena pubblicato un album, Fall in love) e la collegaTri­podi (hanno cantato Amore disperato, di Nada), ex aequo con la leghista Saltamarti­ni, che ha scelto Roma capoccia, alludendo a una futura candidatur­a al Campidogli­o. Ma il vero show lo hanno fatto “Gli Abba del Nazareno”, come chiamano il quartetto formato da Fiano e Romano del Pd e Giammanco e Biancofior­e di Forza Italia: mentre cantavano Sarà perché ti amo si dimenavano sul palco come e più degli originali svedesi.

MESSAGGI AL GOVERNO

Menzione d’onore allaMussol­ini, l’unica ad aver riscritto i testi delle canzoni che ha cantato, trasforman­do Parole parole parole di Mina in un testo su Salvini («Adesso ormai la puoi forare, buca ‘sta montagna dai, già che ci sei/ Gli immigrati non li voglio più, e poi queste navi ogni sera mi tengono sveglio, mentre io voglio dormire e contare tutte le felpe che ho»). Ha vinto una dedica - Malafemmen­a- suonata al violino da Dario Nardella. Siri ha scelto Perdere l’amore diMassimo Ranieri, svelando una estensione vocale paragonabi­le a quella del cantante napoletano. E infatti ha vinto. «Sono io che dedico al governo Perdere l’amore, quello della gente», ironizza Romano, Pd. E gli altri, quali canzoni dedichereb­bero a Di Maio/Salvini? I grillini Battelli e Tripodi scelgono trionfanti Cambiament­i ( V. Rossi) e Talking about revolution ( T. Chapman); la Saltamarti­ni un fiducioso A mano a mano; la Biancofior­e ( FI) ironizza con Finché la barca va e la Malpezzi (Pd) con Fiumi di parole; la Morani lancia un invito dedicando Io me ne andrei («se fossi in loro») e la Moretti sospira su Povera Patria. E, senza offesa per nessuno e per ragioni diverse, ci accodiamo a quel sospiro.

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IN FINALE CON SIRI SONO ARRIVATE ANCHE LA MORETTI, LA MORANI E LA MUSSOLINI
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I finalisti di Un Sanremo da Pecora. Da sinistra, il duetto Pd MoraniMore­tti, che per l’esibizione si sono vestite allo stessomodo (ma con colori diversi); Alessandra Mussolini (l’unica a riscrivere i testi delle canzoni che ha cantato); Armando Siri, il vincitore.
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