Festival/4 Achille Lauro
«Ho rubato e spacciato ma non inneggio alla droga»
Èil primo ex ladro di motorini a cantare a Sanremo. Achille Lauro, 28, è il personaggio più controverso del Festival, il vincitore “immorale” di questa edizione. Il rapper di VigneNuove, profonda periferia romana, ha scatenato una bufera con la sua canzone Rolls Royce. Un pezzo un po’ punk e un po’ rock in cui cita tutta una serie di personaggi dalla vita spericolata, da Amy Winehouse aiDoors, daElvis Presley a Jimi Hendrix. Il guaio è, come ha fatto notare Striscia la notizia, che laRolls Royce del titolo non si riferirebbe al marchio automobilistico, ma a un tipo di pasticche di ecstasy con stampato il celebre marchio. Tutto nasce dalla statuetta posta sul radiatore delle Rolls Royce: rappresenta una donna con le braccia aperte che viene chiamata Spirit of Ecstasy (nome nato molto prima della comparsa della celebre droga). Insomma, Achille Lauro avrebbe portato in prima serata suRai 1 nel più istituzionale degli appuntamenti un inno alla droga. Lui nega. «Non sapevo nemmeno che esistesse una pasticca con questo nome», dice. «La Rolls Royce è l’icona mondiale di eleganza ed è a questo che mi sono ispirato». Non immaginate che il ragazzo sia contrito o nervoso, anzi se la ride: «Mi fa piacere che nessuno critichi la canzone in sé, anzi tutti dicono che è bella. Poi nascono queste leggende». Ma quando Valerio Staffelli gli ha consegnato un Tapiro, Achille s’è innervosito e lo ha insultato: «Sei un ignorante, il più grande tonno d’Italia». «Claudio Baglioni ha fatto una puttanata», tuona don Mazzi ai microfoni di Striscia la notizia. «Il servizio pubblico ha scelto di mettere in gara una canzone che inneggia alla droga». Ci si mette anche Matteo Salvini: «Una canzone penosa», ha commentato. Baglioni si difende così: «Non so niente di droghe», dice. «Da ragazzo ero considerato diverso dai miei amici che ogni tanto si facevano un cannoncino. Ma se lui dice cheparlava di auto, nessuno può saperlo meglio di lui».
Ma la domanda è: come maiMorgan (che ha duettato con lui al venerdì con una performance stravagante) è stato squalificato per aver fatto dichiarazio- ni sulla droga e il rapper no? «Il paragone non regge», risponde Claudio Fasulo, vicedirettore di Rai 1. «Lui aveva fatto scandalo con un’intervista in cui diceva di fare uso di stupefacenti, mentre quella di Achille è una storia di redenzione». Anzi, si punta quasi alla beatificazione. «La parte finale di Rolls Royce sembra quasi una preghiera laica. Lauro scrive: “Dio ti prego salvaci da questi giorni, tieni da parte un posto e segnati ‘sti nomi”. Direi che chi l’ha scritta è veramente bravo». Ma chi è davvero Achille Lauro? Un maledetto vero: a 14 anni scappa di casa, molla la scuola e va a vivere con il fratello maggiore, e inizia a spacciare droga. Ne combina di tutti i colori: ruba scooter, rapina i fattorini delle pizze e i negozietti, incappucciato con pistole vere («non ho mai sparato», precisa). Si ritrova senza casa e dorme in macchina. «A un certo punto io e i miei amici non eravamo più spacciatori da panchina», dice. «Avevamo stupefacenti di alta qualità e basso prezzo». A 24 anni viene arrestato, sconta due mesi in carcere, ma poi la pena viene sospesa. Finisce così la carriera da spacciatore, inizia quella di musicista e rapper. Tutto questo è raccontato nell’autobiografia Sono io Amleto ( Rizzoli). «Il titolo ispirato a Shakespeare mi piaceva perché mostra come una tragedia possa diventare un successo», spiega. Nonostante il passato da galeotto, Achille è amatissimo dai colleghi. «Siamo entrambi ragazzi di periferia», ha detto Anna Tatangelo (che lo ha voluto per una collaborazione nel suo ultimo disco). «Siamo diventati amici», hanno detto i tre del Volo. «Penso che lamia sia una storia a lieto fine», dice lui. «Ho lasciato un ambiente difficile e mi sono salvato con la musica. Sono un buon esempio». Tanto che in autunno uscirà il docufilm Achille Lauro No Face 1, primo capitolo di una trilogia sostenuta, udite udite, dal Ministero per i beni e le attività culturali.