EDITORIALE
LE SCOMODITÀ QUOTIDIANE CI DANNO FASTIDIO. MA PENSIAMO A COME SI VIVEVA UN TEMPO
di Umberto Brindani
Diciamoci la verità: nella vita quotidiana, a parte qualche momento di trascurabile felicità ( copyright Francesco Piccolo), non facciamo che lamentarci. In casa c’è sempre qualcosa che non va. La tapparella che si blocca, la caldaia che non scalda, il condizionatore che non raffredda, il frigo che fa troppo rumore, è finito lo shampoo e nessuno l’ha comprato, lamaledetta zanzara, gli spaghetti scotti o troppo al dente... In vacanza, poi, la lagna è di rigore: il letto è sempre scomodo, il cuscino duro, la tv non funziona, non c’è campo e figurarsi il wi-fi, la stanza è soffocante, si mangia male, e via così. Siamo abituati alle comodità. Il comfort è considerato un diritto, almeno al pari della libertà individuale. Peccato solo che non l’abbiano messo nella Costituzione.
Ecco, sarebbe dunque assai istruttivo andare a vedere come vivevano una volta. Un’operazione nella quale ci può aiutare uno straordinario libro scritto dall’americano Bill Bryson qualche anno fa e pubblicato in Italia da Tea. Il titolo èBreve storia della vita privata, che poi tanto breve non sarebbe, visto che il volume supera le 500 pagine. Tutte godibili, però, e interessanti dalla prima all’ultima riga. Con l’escamotage di descrivere uno per uno gli ambienti di una casa ottocentesca, dalla cucina al salotto, dal bagno alla camera da letto, Bryson fa una sorta di viaggio nel tempo, dalla preistoria fino a oggi, spiegando nei dettagli come le persone passavano la giornata, cosa mangiavano, come vestivano, si sposavano, avevano figli, viaggiavano, si ammalavano o facevano l’amore. Alla fine della lettura, si resta con una radicata convinzione: fino a pochissimi anni fa, l’umanità ha vissutomale, malissimo, molto peggio di quanto possiamo immaginare o di quanto libri e film ci abbiano raccontato.
L’igiene personale, per esempio, era totalmente sconosciuta e, dirò di più, fortemente scoraggiata. Anche re e principi vivevano nella sporcizia, la gente emanava un tanfomicidiale, così come gli insediamenti urbani
nei quali malattie misteriose (per l’epoca) falciavano vittime a centinaia di migliaia. Prendiamo il colera: erano tutti sudici da far paura, però credevano che il terribile morbo fosse causato dai «miasmi», cioè dagli odori pestilenziali che respiravano. Verrebbe da commentare: e lavatevi, perdiana!
Le cure mediche, poi, servivano solo ad aggravare i pazienti fino a portarli rapidamente alla morte. Le case erano gelide, lenotti eranobuie, si conviveva con topi, ratti e pidocchi. In certi periodi le classi più agiate si autoinfliggevano forme di tortura, come la “moda” che per un secolo e mezzo impose agli uomini di portare la parrucca, che di solito era scomoda, pungente e troppo calda, al punto da arrivare al paradosso di rasarsi la testa a zero pur di poterla indossare. Mentre le acconciature femminili, scrive Bryson, «richiedevano una tale quantità di lavoro che le donne le lasciavano talvolta inalterate permesi, limitandosi ad aggiungere ogni tanto un po’ di colla per tenere insieme il tutto. Molte dormivano con il collo appoggiato su speciali ceppi di legno per tenere sospese e indisturbate le pettinature. A causa del mancato lavaggio per periodi prolungati, i capelli delle donne erano spesso infestati dagli insetti, in particolar modo dalle blatte. Si racconta che una donna ebbe un aborto spontaneo quando scoprì che i suoi “piani superiori” ospitavano un nido di topi».
Vi risparmio altri dettagli piuttosto trucidi sulle stanze da bagno, il sesso, l’alimentazione, la promiscuità, i cimiteri... In realtà si scopre che la vita quotidiana come la conosciamo adesso non è altro che il frutto di una serie di geniali scoperte e invenzioni di individui non sempre premiati per quantomeritavano. Per dire, gli abiti che abbiamo indosso non esistevano prima di due o tre secoli fa, quando qualcuno inventò la filatura e la tessitura industriale del cotone. Tutto quello che ci circonda per secoli e millenni non è esistito, fino a quando qualcuno non lo ha creato. Eppure noi tendiamo a dare tutto per scontato. E a lamentarci per la tapparella rotta...