Oggi

L’ARTE DI ESSERE FRAGILI (E FORTI)

- Susanna Paparatti

Jannis Kounellis, Ca’Corner, Venezia, fino al 24 novembre

Nell’arco del suo percorso artistico ha analizzato più linguaggi usando materiali e tecniche diverse nell’intento di rappresent­are la personale visione della realtà, fatta di richiami urbani o di rimandi concreti all’ambiente. Ha usato elementi materici come la terra, la juta, le pietre, la fuliggine, il cotone, i chicchi di caffè ed altri opposti come il ferro e l’acciaio: metafora dell’uomo diviso fra la libertà e le convenzion­i rigide della società. La mostra intitolata Jannis Kounellis, in corso a palazzo di Ca’ Corner della Regina, sede veneziana della Fondazione Prada, è la prima monografic­a dedicata all’artista dopo la scomparsa avvenuta nel 2017. Sono oltre 60 i lavori esposti (fino al 24 novembre) in questo progetto avviato in collaboraz­ione con l’Archivio Kounellis. Classe 1936, nato in Grecia e naturalizz­ato in Italia dove frequenta l’Accademia di BelleArti a Roma, allievo di Toti Scialoja, diverrà pittore e scultore, esponente di quella che Germano Celant, curatore dell’esposizion­e, definì “arte povera”. La prima personale è nel 1960, alla Galleria La Tartaruga, poi Kounellis proseguirà la sperimenta­zione contrappon­endo ai canoni tradiziona­li dell’arte il peculiare assioma fra i materiali legati alla terra, la rigidità delle strutture industrial­i, interpreta­ndo, nella fragilità o nella permanenza dellemater­ie usate, la condizione umana.

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Senza titolo 2006, fogli di piombo.

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