Oggi

FRANCA VALERI

La grande attrice dice: «Ragazze, pensate al lavoro».

- Dall’inviata Lavinia Capritti

La casa, a sorpresa, è pienadinin­noli delicati. Lei, Franca Valeri, siede dritta in salotto, un vestito blu pieno di ghirigori in grado di far impazzire le ragazze, un cardigan peloso, le mani con le unghie di un rosso accesso. Sulla libreria, una foto con la dedica che recita più o meno così: «Alla mia carissima Francuzza con immenso amore». La firma è di Sophia Loren. Loro due guardano davanti sorridendo e stringendo­si l’una all’altra. «È una cara ragazza», dice lei. E in effetti la Loren ha 85 anni, laValeri ne ha 99 e quindi la Loren è una «ragazza». Tutto è relativo. LaValeri, ed evidenteme­nte non è un modo di dire, ha fatto la storia d’Italia. Era a piazzale Loreto quando fu mostrato Mussolini, ha votatoquan­doper la prima volta le donne hanno avuto diritto al voto, ha conosciuto Charlie Chaplin e Totò, ha dato del «cretinetti» ad Alberto Sordi, è stata per noi la signorina Snob e la sora Cecioni, ha avuto due uomini e scritto 15 libri, l’ultimo nel 2019. Quindi nel suonare al cancello di casa sua è difficile non avere il batticuore, domandarsi come sia oggi questo mito di 99 anni. Novantanov­e: anche solo a sillabarlo si prova una vertigine. «Franca ha la testa di una 50enne in un corpo da centenaria», dicono le persone che le stanno vicine tutti i giorni. Ed è davvero così.

Signora Valeri, è considerat­a il mostro sacro della comicità. «Sono ironica di natura e quindi trasferire la mia comicità nel lavoro è stata una… grande mancanza di fatica. Mi piace avere questo dono».

Se dovesse riassumere in un uni

co momento la sua vita?

«Non mi viene in mente quasi niente che abbia un significat­o così profondo da rappresent­armi. Mi ritengouna persona estremamen­tenormale e questo è un vantaggio vivendo parecchio».

Se lei fosse una persona normale non saremmo qua.

«Il 25 aprile del 1945, quello è stato il giorno che mi ha dato più emozioni. Quando ho visto il futuro, chemi sembrava impossibil­e. Quando sono potuta andare a Piazzale Loreto e ho pensato che tutto allora era possibile nella vita, tutto quello che sembrava negato era assolutame­nte possibile».

Oggi che cosa direbbe alle ragazze dall’alto dei suoi 99 anni? «Di scegliere un lavoro che appartenga loro perché una donna non può vivere sperando di incontrare l’amore. È molto difficile che lo incontri e, soprattutt­o, che lo riconosca. Questo spiega la quantità di...».

Amanti?

«No di separazion­i».

Lei, però, ha avuto due grandi storie d’amore, con Vittorio Caprioli e Maurizio Rinaldi: come ha fatto a sfuggire ai seduttori di una notte?

«Non ho fatto niente. Conoscendo­mi si poteva capire come mi vedessero gli uomini. Probabilme­nte spesso non mi vedevano ed è stata lamia fortuna».

Non la vedevano?

«Non sono mai stata un oggetto femminile. Sia perché sono indubbiame­ntemolto intelligen­te e sia perché non sono di una bellezza sfolgorant­e. Sono

« MI RITENGO UNA PERSONA MOLTO NORMALE

EQUESTO ÈSTATOUNGR­AN VANTAGGIO»

queste le qualità che mettono le donne in salvo dall’essere un oggetto».

E come si capisce su quali uomini investire?

«Oh, si capisce benissimo».

Ha conosciuti proprio tutti. «VittorioDe Sicami voleva bene, aveva subito capito le mie possibilit­à e mi ha aiutato molto. È stato un grande».

Alberto Sordi?

«Un grande affetto, mi assomiglia­va nella comicità. Quando inventai “cretinetti” sorrise. Non era tirchio. Era generoso nelle cose in cui si può dimostrare di essere generosi, tipo il caffè o il pranzo. Cose semplici ma da cui si capisce se la persona è tirchia o no».

Totò?

«Non doveva essere un malinconic­o, aveva un lavoro ben remunerato ed era un artista straconosc­iuto. Lui però per dovere alla suamascher­a non doveva essere un allegrone, così come tanti attori comici».

E poi c’è la Loren, ho visto la vostra foto sulla sua libreria. «Abbiamo recitato in un film insieme, Il segno di Venere, e lei era molto affettuosa. Faceva la parte di mia cugina, non potevamo essere sorelle date le sue qualità di donna».

Lei ha anche scritto quel capolavoro che è La Signorina Snob.

«VivendoaMi­lano se ne incontrava­no per forza ed avendo un po’ di inventiva ne ho fatto tesoro. Lo snobismo è qualcosa che tenta le milanesi».

Di cognome lei nasce Norsa, non sarà stata un po’ snob pure lei nell’assumere il cognome del poeta francese, Paul Valéry? «Non fu una questione di snobismo. Mio padre non voleva, come tutti i padri, che sua figlia dichiarass­e una passione per il teatro e in quel periodo una mia amica stava leggendo un libro di Valéry…».

Fa una pausa di secco rimprovero. Poi, commenta: «Sa che lei ha il difetto moderno di non parlare chiaro? Molti oggi parlano troppo in fretta senza il gusto della propria lingua». Tocca spiegare: signora Valeri, non è un difetto moderno, mio nonno quando ero bambina appoggiava il registrato­re su un tavolo per farmi capire quanto mangiassi le parole. Lei sferzante: «Suo nonno era un genio». … e in che cosa è snob lei? «Direi parecchie cose. Mi piacciono certe cose esagerate, tipo i cani. Ci tengo molto alla raffinatez­za, fino a detestare la non eleganza ora di moda. Non capisco quel modo che adesso hanno le donne in generale di conciarsi».

Lei era famosa per i suoi abiti di Roberto Capucci. Dove sono ora? «Nel guardaroba, dove vuole che li tenga? Per casa, per dimostrare che posseggo dei Capucci?».

Vedo che ha lo smalto sulle unghie.

«È stato il divertimen­to di un giorno perché la mia deliziosa nipotina si è incaricata di mettermi lo smalto. E mi piace abbastanza. Ci sono colori tipo il verde o il nero che appaiono sulle mani delle donne che non sarebbero auspicabil­i per nessuno. L’eleganza costa molto, mentre la raffinatez­za di una donna può essere anche gratuita».

Una curiosità signora Valeri: lei li ha mai traditi i suoi uomini? «No, perché non si incontrano molti uomini che sono delle tentazioni».

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«SOPHIA È AFFE
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CON MAURIZIO. IL DIRETTORE D’ORCHESTRA

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