Iva Zanicchi «Sordi ci provò»
L’ ASSALTO DI ALBERTO NE (« NON RIUSCÌ A SPOGLIAR MIEI O MELA FILAI »), LE SCORTESIE DELLA RIVALE, I“PIZZI N I” OSÉ DI RICHARD BURTON. L’AQUILA DI LIGONCHIO A RUOTA LIBERA
C’è un posto, in Italia, dove reclamano a gran voce l’aumento dell’Iva: è Ballarò, lo storico mercato di Palermo. Andarci con la Zanicchi, in città col suo spettacolo Nata di luna buona, è un’esperienza che sta tra il mistico e lo Strapaese, con un solo rammarico: ce ne vorrebbe una decina, di Iva, per accontentare le richieste di foto, selfie, degustazioni forzate. Al suo passaggio volano galanterie, in natura - un piattino di fichi d’India, uno di polpo e sedano, un panino con la milza, barattolini di sale aromatizzato - e vocali: «Minchia, avi sempre a stissa faccia », si dicono due signore; «Sei più bella della Ferilli ( che l’ha sostituita nella giuria di Tu sì que vales, ndr)», azzarda un macellaio. Le ultime bancarelle sono un trionfo: da casse di fortuna, recuperate chissà dove, sgorgano Zingara, La riva bianca, la riva nera, Testarda io. L’intervista, nella quiete dell’hotel Florio Opera, parte dall’autobiografia di Iva, che pure s’intitola Nata di luna buona.
Il suo primo pensiero fu di fare la ballerina.
«Ero indecisa tra il canto e la danza. A Ligonchio veniva a villeggiare una bambina, Luciana Savignano, che sarebbe diventata un’étoile della Scala. Io ero affascinata da come si muoveva, con dei minuscoli passetti sulle punte. Per imitarla, avrò rovinato tre paia di scarponcini. Allora i miei mi portaronodal calzolaioBragazzi: mi mise ai piedi dei carrarmati e il mio sogno di copiare la Savignano svanì».
Lei è la cantante che ha
vinto più volte Sanremo, ma il debutto fu un fiasco.
«Non riuscii a cantare dall’emozione. Al mio secondo Festival, nel 1967, ci andai conunpeso tremendo sulle spalle. Ravera, il discografico, mi disse: “Se fallisci ancora, vuol dire che non sei fatta per i grandi palcoscenici”».
A complicare le cose ci si mise pure Celentano.
«Quando la sua Il ragazzo della via Gluck venne eliminata, inscenò una protesta molto rumorosa. Aveva ragione, ma era il caso di cominciarla proprio quando toccava a me? Io pensavo che a rumoreggiare fosse il pubblico, e che ce l’avesse con me. Non volevo uscire a cantare, Mike Bongiorno venne a prendermi dietro le quinte. Mi strattonò e promise: “Se non cominci, ti sbatto fuori!”».
E lei?
«Ebbi il coraggio di fermare l’orchestra, che aveva già attaccato, e di fare un passo indietro. La platea ammutolì. La canzone, La notte dell’addio, era delicata: non mi avrebbero sentito».
L’anno dopo vinse.
«Ma fu l’edizione in cui si suicidòLuigi Tenco. Eravamo nello stesso albergo, alle 6 del mattino mi svegliò un frastuono di voci: “Si è ammazzato Tenco!”. Io tornai incamera, feci la valigia, chiamaimiamadre e ledissi: “Vienimi a prendere”. Ero sicura che avrebbero sospeso la gara».
Invece…
«Invecemi affacciai sul corridoio e vidi che tutti, Claudio Villa in testa, s’infervoravano perché lo show continuasse. Io ero abituata al paese: se muore qualcuno, ci si ferma anche se c’è la Fiera, la processione. Dopo la vittoria, dietro le quinte piangevo come una fontana. Renata Mauro, la presentatrice, mi disse: “Capisco che ti cambierà la vita, che sei emozionata, ma un po’ di contegno, insomma!”. Iomi sentivo indegna di festeggiarequandoTenco non era ancora stato nemmeno seppellito».
Prima di Sanremo, ebbe la chance di partecipare a Studio uno, il varietà che fu la “casa” di Mina. «Nel 1965 venni chiamata dal trio Falqui-Sacerdote-Canfora. Falqui mi disse: “Finito Carosello e prima di Studio Uno esci fuori tu e ti presentiamo come la ragazza delle 20.30. Canti e te ne vai”. Perme sarebbe stato un trampolino pazzesco».
Ma non ci salì.
«Mina era inMessico, venne a sapere di questa “trattativa” e interruppe la tournée. Convocò tutti a Roma e sbraitò: “Ho saputo che volete quella lì… Benissimo, allora io me ne vado”. Me l’ha raccontato Corrado Pani ( allora compagno di Mina, ndr)».
E come finì la faccenda?
«Finì che si fiondarono tutti a supplicarla: avevamo la stessa età, ma Mina era già una star. Forse le davo fastidio, ero la cantante “nuova”. Non la biasimo, dico solo che una come lei non avrebbedovuto aver pauradinessuno».
Con Sordi ci fu un “quasi flirt”. «Mi invitò allaprimadel Presidente del Borgorosso Football Club, mi sistemò nel suo albergo e la notte mi invitò in camera sua. Io, “brilla”, ci andai: mi mise le mani dappertutto, cercò di strapparmi il vestito, che però era attillatissimo e non cedette. Gli dissi di aspettarmi, e che sarei andata a spogliarmi in camera mia. Invece mi misi inmacchinaeme la filaiaMilano. Da allora, ogni volta chemi chiamava,
Albertone esordiva così: “A Zanì, che te sei persa! ».
Anche Burton la corteggiò.
«A Palermo alloggiavamo nello stesso hotel. Io avevo le prove teatrali di Tra noi, con Walter Chiari; lui girava Il viaggio con la Loren. La sera cenavo con Walter, Richard stava da solo al tavolo accanto: mi guardava e riguardava. Poi cominciò a mandarmi dei biglietti tramite il cameriere».
Cosa dicevano?
«Erano in inglese, me li traduceva Chiari: complimenti, allusioni, galante
rie. Andòavantiper giorni, e i messaggi si facevano sempre più arditi. L’ultima sera venne al tavolo e mi invitò a passare a Londra proprio il weekend del debutto di Tra noi. Chiari eradisperato: “Abbiamo perso la primadonna!”».
E lei cosa fece?
«Rimasi a Palermo, ovvio! Però, mi ha dato delle “abbracciate”, il Burton… Ho una foto in cui è attorniato da un mucchio di belle donne, tra cui Sophia Loren, eppure guarda solo me».
Un altro suo amore, platonico e politico, fu Berlusconi. Durante una puntata de di Lerner la chiamò intimandole di lasciare lo studio. Lei rifiutò. «C’era un clima brutto, alcune ospiti tirarono in ballo la Minetti. Fu lei, la Minetti, a chiamare Silvio per dirgli: “Guarda la tv, nemmeno la tua parlamentare mi difende!”».
L’Infedele
Allora Berlusconi telefonò.
«Mi disse: “Onorevole Zanicchi, esca da quel postribolo!”. Non me ne sarei andata neppure se me lo avesse ordinatomiamammaElsa. Io, allamia età, pianto tutti ed esco dallo studio? Però le dico chi è Berlusconi».
Chi è?
«Dieci giorni dopo diede una festa per i suoi parlamentari. Io ci andai e una delle sue “damigelle” mi aggredì: “Ah, ci sei anche tu? Che coraggio!”. Silvio mi venne incontro con dietro questo sciame di deputate ansiose di godersi la scena. Mi abbracciò e scandì: “Come mi difende Iva, nessuno!”. Immagina quelle tre befane come sono rimaste».
La sua ultima esibizione sanremese, nel 2009, fece scalpore. «Benigni massacrò il testo della mia canzone ( Ti voglio senza amore, ndr), facendomi passare per una donna di strada e mettendo in mezzo Berlusconi. Una “tirata” offensiva, vergognosa, organizzata. Benigni mi telefonò una settimana dopo, chiedendo scusa a me e alla mia famiglia: l’ho perdonato».
Vogliamo fare un appel lo ad Amadeus perché le faccia salutare il Festival in un altro modo? «Sarebbe inutile. Un tizio molto vicino ad Amadeus, e molto potente, ha giurato che a Sanremo la Zanicchi non ci metterà più piede».