Oggi

Contro l’odio sui social sipuòobbli­gareausare lacartadi identità?

È STATA AVANZATA LA PROPOSTA DI PERMETTERE L’USODI FACEBOOK, INSTAGRAM& COSOLOACHI SI REGISTRA CON UN DOCUMENTOC­ON LE GENERALITÀ

- RISPONDE Ruben Razzante docente di Diritto dell’informazio­ne all’Università Cattolica di Milano

La proposta di obbligare le persone a identifica­rsi con un documento d’identità quando si iscrivono a un social network è sbagliata e pressoché inutile. Oggi, per accedere a Facebook o Instagram basta avere 13 anni e inserire nome, indirizzo mail, cellulare, password e data di nascita. Mentire su quei dati e quindi creare account falsi è facile, ma chi compie reati con identità diversadal­la propria o nell’anonimato può comunque essere scoperto dallapoliz­ia postale, che risale al suo indirizzo internet (IP – Internet Protocol), che indica esattament­edove si trova il computer o il telefonino collegato alla Rete. Ecco perché non occorre la carta d’identità per capire

chi ha scritto contenuti d’odio. E poi, se qualcuno volesse insultare nell’anonimato, potrebbe usare un IP estero per registrars­i ai social. Spesso le campagne d’odio sono veicolate da società con sede in Paesi nei quali una legge italiana sull’obbligo della carta d’identità per l’iscrizione ai social non produrrebb­e effetti. Inoltre, in caso di denigrazio­ne sistematic­a da parte di gruppetti di razzisti o odiatori seriali, non ci sarebbe alcun problema perché si tratta di haters dichiarati, che non si nascondono. Dunque, schedare gli iscritti a un social non risolve problemi ma ne crea. Per esempio, mette a rischio la privacy dei dati di milionidi utenti. Invece bisognereb­be puntare su prevenzion­e ed educazione a un uso consapevol­e dei media on line.

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