Massimo Gramellini Padre in forma di Giuseppe Di Piazza
«SIMONA ERA INCINTA E LAMIA PANCIA LIEVITAVACON LA SUA, COSÌ MI SON OMESSO A DIETA », SVELALO SCRITTORE, DIVENTATO PAPÀ A 58 ANNI. EQUI RACCONTA DI COME SUA MOGLI EGLI HA CAMBIATOLA VITA, DI CHE GENITORE SARÀ E DELL’ UNICA COSA CHE IL SUO TOMMASO NON POTR
Uno dice gli intellettuali, il contegno, la ritrosia. E niente, neanche il tempo di sedersi e Massimo Gramellini sfodera lo smartphone: «Guardi questo video, siamo io e Diego, il figlio di mia moglie Simona, che cantiamo i Queen per la mamma. Vede che bravo che è a tenere il ritmo del basso?». Vedo, sì... «Aspetti, ce n’è un altro: questa è la nascita di mio figlio Tommaso, guardi che bellezza, che occhi, è tutto sua madre». Il fatto è che otto mesi fa, a 58 anni, MassimoGramellini è diventato papà per la prima volta. A dargli Tommaso è stata sua moglie Simona Sparaco, scrittrice e già mamma di Diego, sette anni. Su questa nuova avventura di padre e di bonus papa (gli scandinavi dicono così, edèmolto più bello di “patrigno”), il giornalista del Corriere della Sera ha scritto un libro buffo e commovente, Prima che tu venga al mondo. Leggendolo, si apprende che: a) mentre la moglie era incinta, Gramellini aveva la nausea pure lui; b) Massimo e Diego (anche detti gli Insopportabili) sono unitissimi e passano il tempo libero a guardare filmdi Harry Potter e tramare scherzi; c) da quando ha saputo di aspettare un figlio, Gramellini ha abolito gli zuccheri e si è ristretto come un maglione in lavatrice.
Cominciamo da qui: cos’è questa storia della dieta?
«Un giorno, Simona sarà stata al quarto mese, Diego mi guarda e fa: “Hai più pancia tu della mamma...”. Ho deciso che era venuto il momento: io, che sono golosissimo di profiteroles e tartufate, non li avrei più toccati. Più il pancione di Simona cresceva, più la mia calava, una specie di gravidanza alla rovescia. Il bello è che ho perso otto chili e orami tocca cambiare il guardaroba, ma con un figlio alla mia età devo tenermi in forma».
Ecco, l’età. Come vive l’essere diventato padre a 58 anni? «Non faccio conti, non mi dico “oddio quando Tommaso si sposerà io sarò Matusalemme”, ma ogni tanto ci penso, certo. Di fondo credo che l’importante sia non farlo pesare a lui. E poi ora che sono dimagrito mi danno dieci anni di meno, per fortuna».
Lei è al terzo matrimonio. Perché non farlo prima, un bambino?
«Perché ero troppo figlio per diventare padre. Perché ero concentrato solo sume stesso. E perché non avevo ancora incontrato Simona».
Parla di sua moglie come se le avesse cambiato la vita.
«È così. Simona è il mio Viagra mentale, mi ha ridato l’emozione che non provavo da quando ho persomia mamma, a nove anni. È come me, buffa, sbadata, perde tutto. E allo stesso tempo è diversa da me, più serena, più risolta, cresciuta in una famiglia allegra e casinista, quella che a me è mancata. Quando ci siamomessi insieme ci siamo detti che il nostro rapporto era una sfida: uscivamo da due relazioni in cui venivamo accuditi, avremmo dovuto imparare a prenderci cura l’uno dell’altro».
Ci siete riusciti?
«Sì, e perme è stata una rivoluzione. Io che insegno a mia moglie come si fanno le cose, che trovo soluzioni, che mi sento maschio, non si è mai visto. Però teniamo una copia delle chiavi di casa nostra da suamamma, così se le perdiamo tutti e due...».
Nessun timore nello sposare una donna che aveva già un figlio? «Zero. Anche perché non ce n’è stato il tempo: stavamo insieme da appena una settimana e Simona venne a trovarmi a Torino conDiego. Come dire: “Se vi piacete possiamo andare avanti, sennò finisce qui”. Sa com’è, voi donne sapete essere molto risolute».
E vi siete piaciuti?
«Moltissimo. Anche perché Diego ha un carattere simile al mio: è inquieto, romantico, narciso. È un bambino “dispari”, che detesta la folla. L’altro
giorno, ero via per lavoro, mi ha telefonato: “Massimo, la mamma ha organizzato una festa di Halloween, non ne posso più, troppa gente, quando torni?”. È un timido, come me».
E Tommaso?
«Tommaso assomiglia più a Simona, è un bambino solare, equilibrato. Quando l’ho preso in braccio la prima volta, in sala parto, mi è sembrato di avere di fronte un highlander, un’anima antichissima».
Nel suo libro scrive che vorrebbe crescere un maschio evoluto. Che vuol dire?
«Che spero Tommaso impari a far suoi gli elementi più belli del femminile, che sappia essere sensibile, accogliente, protettivo».
E lei, che tipo di padre vorrebbe essere?
«Mi piacerebbe risponderle che sarò un padre autorevole e carismatico, ma io lo so che non sono quella roba lì. Sono un uomo empatico, sono un orfano che ha sempre bisogno di conferme e questo è molto pericoloso con un figlio, perché se lo capisce potrebbe approfittarne. So che dovrò stare attento».
Facciamo qualche simulazione. Tommaso ha sette anni e pianta una grana perché non vuole mangiare la pasta coi broccoli. «Non vuole mangiare, non mangia. Quando avrà fame si farà vivo e gli si proporrà quel che c’è di pronto».
Ne ha 13 e sta sempre appiccicato al telefonino. «Sarà dura, ma credo che più dei sermoni serva dare l’esempio. A tavola, per dire, noi abbiamo la regola di spegnere il cellulare. Mentremangiamo si chiacchiera, si gioca. Spero che Tommaso impari osservando».
Suo figlio ha 17 anni e torna a casa da una festa, sbronzo.
«Per fortuna quando succederà sarò anzianotto e magari sarò ciucco più io di lui. Ma ne parlavo giorni fa con Diego, che mi diceva di aver fatto qualcosa a scuola perché gliel’aveva chiesto un amico. Gli ho detto: trasgredire va bene, ma quando vuoi tu, non perché te lo dicono gli altri. È un punto fondamentale».
Sarà un padre comprensivo, insomma.
«Un padre non deve capire, non è il suo mestiere. Un padre deve amare. Ilmio era un uomo duro, complicato, con me è stato avaro di riconoscimenti. Mi amava, ma non sapeva comunicare. In questo, io vorrei essere diverso. Comunque è già chiaro che il poliziotto cattivo lo farà Simona, io non ne sono capace».
Tornando a oggi, i pannolini a suo figlio li cambia?
«Solo sotto stretta sorveglianza, perché sono un imbranato. Ma canto, racconto favole, coccolo».
Che cosa augura a Tommaso? «Che cresca seguendo il suo dàimon, il suo genio interiore. Che nella vita non insegua la perfezione, ma la completezza».
Urca. Non che sia un tifoso sfegatato del Torino, come lei?
«Il tifo non si insegna, è un moto del cuore. A me basta una cosa sola».
Quale?
«Che non diventi mai juventino».
GLI INSEGNERÒ CHE TRASGREDIRE SI PUÒ, BASTA CHE DECIDA TU, NON GLI ALTRI