CHI CI AIUTA E CHI CI REMA CONTRO?
Dunque, grazie al virus, potremo spendere come ci pare. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha annunciato la sospensione del patto di stabilità, così che l’Italia possa mettere nell’economia quanto denaro le serve.
Piano. È sempre debito.
Sì o no? Potremo spendere o no?
Potremo spendere per il fatto che tutti si trovano nello stesso guaio nostro e dovranno indebitarsi per soccorrere le aziende fermate dall’epidemia e che falliranno o finiranno a un passo dal fallimento. E poi ci sono i posti di lavoro persi, secondo un calcolo dell’ufficio del lavoro dell’Onu, 25 milioni in tutto il mondo. La Germania ha già preparato un piano da un migliaio di miliardi e ha fatto capire che forse si potrà cominciare a parlare di «eurofond», parola quasi nuova, pronunciata per evitare di dire quella che adoperiamo sempre noi, cioè «eurobond». I rigoristi del Nord (olandesi e gli stessi tedeschi) alla parola «eurobond» mettono in generemano alla pistola, perché sostengono - e fino a ieri non avevano tutti i torti - che gli italiani spendaccioni, attraverso il sistema di titoli del debito europei, vogliono far pagare ai laboriosi popoli settentrionali la loro vita a ostriche e champagne che non si possono permettere. La questione adesso però è questa: o si allargano i cordoni della borsa per salvare tutti quanti oppure l’Europa salta per aria.
Però quella signora alta alta, e con il naso bene in evidenza, e i capelli corti bianchi...
Christine Lagarde, già campionessa di nuoto sincronizzato, che ha preso il posto di Mario Draghi al vertice della Bce. La signora, nel suo primo intervento pubblico, aveva voluto distinguersi dal predecessore. «Non siamo qui per far abbassare gli spread...», frase disgraziata che aveva fatto precipitare le Borse di tutto il mondo. Il fatto è che l’odiosa Italia è troppo grande per essere buttata fuori. Ed è troppo grande per essere trattata come la Grecia. Lagarde ha dovuto smentire se stessa: l’altro giorno la Bce ha annunciato che acquisterà fino a fine 2020 titoli del debito pubblico per 750 miliardi di euro.
Alla buonora. E come restituiremo?
Quello è un problema dei nostri pronipoti.