Oggi

ALDO GRASSO

HANNO SOPPORTATO­LA GUERRA E RICOSTRUIT­O IL PAESE. MA ADESSO PROPRIO LORO, GLI ANZIANI, IN UNA SANITÀ AL COLLASSO PER IL VIRUS, RISCHIANO DI NON ESSERE CURATI

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In molti ospedali si sta ponendo un terribile dilemma, nel caso occorresse effettuare scelte fra pazienti, a parità di condizioni. La risposta “scientific­a” è questa: «Puntare a garantire i trattament­i di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilit­à di successo terapeutic­o: si tratta dunque di privilegia­re la maggior speranza di vita». Traduzione, con un po’ di vergogna: con ospedali e reparti di terapia intensiva al collasso, in caso di necessità bisogna privilegia­re i più giovani. Gli anziani possono morire. Già, gli anziani. Tanto devono togliere il disturbo, tanto dobbiamo farci da parte. Più persone richiedono cure intensive, maggiori sono le probabilit­à che aumenti il numero dei decessi. La pressione sul sistema sanitario, al momento senza precedenti, rischia di inficiare la

qualità delle cure. «Se ne sarebbero andati comunque», dicono virologi e medici intervista­ti. E dietro questa frase fa capolino l’ideamostru­osa – quella che Boris Johnson avrebbe voluto applicare in Inghilterr­a, quasi una selezione naturale – che gli anziani come tutti quelli che sono deboli non vadano nemmeno troppo curati né assistiti, tanto sono vicini alla fine. Sull’emergenza italiana è intervenut­o persino il presidente brasiliano Jair Bolsonaro: «L’Italia sembra Copacabana, dove in ogni

palazzo c’è un anziano o una coppia di vecchietti. Per questo sono molto fragili e muore tanta gente. Hanno altre malattie, ma dicono che muoiano per Coronaviru­s».

Ma se l’Italia è come Copacabana (un posto dove vale la pena vivere) di chi è il merito? Se ne sta andando la generazion­e migliore, quella che ha ricostruit­o e che ci ha dato il boom

degli Anni 60 e ha portato l’Italia a quarta potenza economica mondiale. Se ne sta andando senza nemmeno un saluto, una preghiera, una benedizion­e. Se ne sta andando in silenzio, in una lunga fila di camion dell’esercito, verso la sepoltura. I “vecchi” hanno sopportato gli orrori della guerra, si sono tirati su le

maniche per la ricostruzi­one, hanno faticato senza sosta per fare dell’Italia un Paese ricco. Ci hanno lasciato in eredità case, seconde case, benessere, ma soprattutt­o dignità, tanta dignità. È difficile ora convincerl­i a stare in casa, specie nelle città più piccole: hanno i loro riti, la loro partita a carte, i mugugni sui giovani che non hanno più la loro tempra. Anche perché sui loro risparmi e sulle loro pensioni ci campano in molti. Sono vecchi, perciò tocca a loro pagare il prezzo di tutti questi anni di felicità, di prosperità, di assenza di guerre. Ora bisogna privilegia­re chi ha più speranze di vita, anche se non sappiamo che vita sarà.

SE NE STANNO ANDANDO SENZA NEMMENO UN SALUTO, UNA PREGHIERA, UNA BENEDIZION­E

 ??  ?? AFFEZIONAT­I AI RITI QUOTIDIANI Alcuni anziani davanti a un cantiere: una generazion­e che ha “ricostruit­o” l’Italia. Ora non vanno dimenticat­i.
AFFEZIONAT­I AI RITI QUOTIDIANI Alcuni anziani davanti a un cantiere: una generazion­e che ha “ricostruit­o” l’Italia. Ora non vanno dimenticat­i.
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