Oggi

Urbano Cairo

« ERANOGLIAN­NI70, TRAI BANCHI SI TIRAVA ACAMPARE », DICE IL PRESIDENTE DI RCS. E AGGIUNGE: «HO RECUPERATO QUANDOEROA­LLA BOCCONI»

- di Enrica Belloni

«Tornassi al liceo? Forse studierei di più»

Succedeamo­lti, soprattutt­o in questi tempi di“clausura ”: si apre un cassetto, si mettono in ordine le foto, alla ricerca di confortant­i immagini delle vacanze, dei concerti, della scuola, e ci si perde tra i ricordi. Così, accade che un giorno un amico ti mandi un cimelio molto interessan­te: è una foto di classe di Urbano Cairo, presidente e amministra­tore delegato di Rcs. I più fisionomis­ti riescono a riconoscer­lo dai lineamenti: e poi, nel gruppo lui è quello che tiene un quotidiano inmano. È un caso o un segno premonitor­e? Lo abbiamo chiesto a lui. Cheha fattoconno­i un tuffo negli anni Settanta.

«Ricordo benissimo: eravamo sulle scale del liceo scientific­o Cremona di Milano, le foto le scattavano tutte lì. Non so se fosse il quarto o il quinto anno. La sezione era la N». Presidente Cairo, lei nella foto aveva in mano un giornale. Un interesse nato allora?

«Sì, ho sempre avuto l’ abitudine di leggere molti quotidiani, periodici e, ovviamente, anche libri ».

Che quotidiani leggeva?

«A casa leggevamo il Corriere della Sera, poi compravo la Gazzetta, perché già mi piaceva lo sport ( Cairo ha giocato nelle giovanili della Pro Sesto e oggi è presidente del Torino, ndr) e La Notte, il quotidiano del pomeriggio che aveva un grande direttore inNino Nutrizio; lo acquistavo io oppure lo portava a casa mio papà. Da noi si leggeva anche Il Giorno, che era un bel giornale, con molte firme importanti: c’erano Gianni Brera, Giorgio Bocca, tanti giornalist­i di livello».

Comemai ha scelto lo scientific­o? «Mi piacevano le materie scientific­he. Sono sempre stato piuttosto bravo in matematica. Ora i miei due figli maschi fanno il classico e devo dire che sono molto contenti, magari poteva essere una buona opportunit­à anche per me, ma allora non ci pensavo».

Eperché proprio il liceo Cremona? «Per comodità: era vicino a casa. Abitavo in viale Fulvio Testi ( zona nord di Milano, ndr) prendevo il tram e ci arrivavo comodo».

Se tornasse indietro scegliereb­be lo stesso tipo di scuola?

«Direi di sì. Anche se era un periodo, quello dal 1971 al ’76, di scioperi e manifestaz­ioni, e lo studio era visto quasi come un minus. Forse, se tornassi indietro, mi ci dedicherei un po’ di più. Il liceo, devo dire, non l’ho fatto benissimo. Non è che non studiassi, era l’atmosfera generale, c’era un mood che portava a tirareacam­pare. Questacosa­mi è spia

ciuta, al liceo qualcosa ho perso. Poiho recuperato all’Università, perché mi sono detto :“Qui non c’ è più tempo, è l’ ultima occasione per combinare qualcosa ”. Mi sono iscritto alla facoltà diEconomia allaBoccon­i e l’ho fattamolto bene». Che cosa ricorda di più degli anni del liceo?

«Erano anni in cui nelle scuole c’era un grande dominio del movimento studentesc­o e vedere che chi non aveva idee allineate a tutti gli altri non potesse esprimersi non mi piaceva. Molte volte interveniv­o in assemblea portando un’opinione diversa, ma non era tanto facile. Ricordo ilmio primo intervento, facevo la prima o la seconda: non era proprio nel mainstream, però mi sono sentito di farlo. Sa com’è: non dico che miminaccia­ssero, maquasi. Nonche io avessi chissà quali idee diverse, intendiamo­ci, però non mi piaceva che non ci si potesse esprimere se non si aveva esattament­e quell’ idea lì. Perciò più volte ho fatto interventi un po’ a rischio, ma non mi interessav­a, anche se c’era il rischio di prenderle…».

È mai più tornato nel suo liceo? «Mi paredi sì, forsemolto tempo fa. Ma quando ci passo davanti con i miei figli glielo indico sempre. Mi piaceva andarci, eravamo una bella classe, tanti amici simpatici. Alcuni li ho rivisti». Ancora oggi?

«No, non ho contatti abituali. Però di recente al Tempo delle donne ( manifestaz­ione organizzat­a dal Corriere della Sera, ndr) c’era unmio vecchio compagno, MaxBertolu­cci,, conlafigli­a, è venuto a salutarmi e mi ha fatto piacere. Un giorno su In sta grammi ha contattato la moglie di un altro amico della classe portandomi i suoi saluti. Aspetti, mi faccia rivedere la foto che guardo se c’è qualcun altro che ho sentito…». Prego…( guarda la foto, indica e nomina uno per uno i compagni). «Rammento tutti i nomi. Mi fa molto piacere ricordarli tutti i compagni, erano simpatici, ma li ho un po’ persi e mi spiace. Mi piacerebbe rivederli. Chissà, quest’articolo su Oggi potrebbe essere l’occasione per una rimpatriat­a…».

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