Il Vangelo della domenica
GESÙ È ACCOLTO COME UN RE DALLA STESSA FOLLA CHE POI CHIEDERÀ LA SUA CROCIFISSIONE. E NOI, QUANTE VOLTE CI SCHIERIAMO SOLO CONI POTENTI?
Leggendo il Vangelo della domenica delle Palme - l’entrata di Gesù a Gerusalemme
- sembra, attraversata la porta di Damasco, di entrare su un enorme palcoscenico a cielo aperto. Eppure, Gesù si era preoccupato di non dare nell’occhio: aveva deciso di entrare umilmente, come tutti gli operai di allora che passavano da quella porta per andare al lavoro o almercato, senza mezzi e cavalcature vistose, che potessero attirare gli sguardi: entra su un umile asinello.
Ma la gente lo accoglie festosamente, al canto dell’Osanna, del Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Ogni persona su questo immaginario palcoscenico recita la sua parte: i bambini cantano, gli uomini tranciano rami di ulivi e di palme e limettono sulla strada a mo’ di tappeto, le donne guardano, gesticolano, cantano, i discepoli si accalcano attorno all’asinello quasi fossero guardie del corpo, forse qualcun altro, indispettito, si decide a realizzare un progetto che da tempomacchinava: toglierlo di mezzo! DiMaria, lamadre, non si dice e non si sa nulla: forse si schermiva, forse era incredula dinanzi a quel successo così diverso da quanto le era stato preannunciato al tempio, nel giorno della presentazione di Gesù. Non fanno in tempo a passare alcune ore o qualche giorno e sul medesimo palcoscenico cambia la rappresentazione. Son finite le feste, si urla, siminaccia, il canto dell’Osanna si tramuta in un altro slogan: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Chi faceva a gara per stare alla destra o alla sinistra di Gesù comincia a stare alla larga fino a fuggire, a scomparire. Uno, addiritturava a impiccarsi. Le donne tacciono, sgomente, i bambini, quelli no, sicuramente non han gridato «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Loro si ricordavano ancora - quasi fosse stato ungi o codi prestigio - dei pochi pani e pesci trasformati in migliaia, decine di migliaia. Loro piangevano, increduli, aggrappati alle gonne della mamma.
È uno spettacolo che ci interroga: anche noi, spesso, recitiamo la parte di quanti battono le mani, fanno festa, sostengono e, dopo soli tre giorni, bestemmiano, rinnegano, aggrediscono, calunniano, tradiscono, uccidono: quanti cervelli, creati a immagine e somiglianza di Dio, vengono venduti, o meglio, svenduti al più ricco, al più forte, a chi sale in quel momento sul carro del vincente.
Qual è la parte che noi recitiamo in questo “spettacolo della vita? Non so e non giudico. Ammiro la discrezione delle donne, il silenzio di Maria: lei era lì, sotto la croce (cantata da celebri Stabat Mater) perché lei, perso Gesù, non avrebbe avuto nient’altro da perdere!
Ammiriamo la croce e queste poche e umili presenze, come dobbiamo ammirare - in questi giorni - altre presenze: dottori, infermieri, preti, suore, uomini e donne delle pulizie che, pur di stare vicini alla croce di quanti forzatamente sono lasciati soli hanno “giocato ai dadi” non i quattro stracci degli indumenti di Gesù, ma la propria stessa vita! Onore al merito! Buona domenica delle Palme a tutti!