Videodidattica
LA PICCOLA HA AFFRONTATOUNA DURA BATTAGLIA AL BAMBINO GESÙ. PRIMA DEL CORONAVIRUS GLI INSEGNANTI ANDAVA NODALE I ,« O RASI COLLEGA CON LA SUA CLASSE ED È DAVVERO FELICE », RACCONTA COMMOSSA LA MAMMA Silvia assieme ai suoi amichetti
C’è anche in ospedale
«Vedere il visetto di mia figlia accanto a quello dei suoi compagni, sul monitor del computer, è stata un’emozione grande. Non erano le lezioni a mancarle, ma il sentirsi davvero parte della sua classe», racconta commossa la mamma di Silvia, 6 anni, una bellissima biondina con gli occhi azzurri che sino a qualche giorno fa era in ospedale per affrontare una battaglia contro una minaccia ancor più grande del Coronavirus: la leucemia.
«Silvia ripete di continuo di voler tornare a scuola», dice sua madre, che le è accanto tutto il giorno.
Sono le 9.15 di martedì 17 marzo 2020 e noi genitori siamo a casa, seduti accanto ai nostri figli, di fronte a computer o tablet. Tante piccole finestrelle si uniscono a comporre un puzzle di 25 pezzi sul monitor. La maestra parla da casa ai suoi alunni di prima elementare, tutti collegati a Zoom, una piattaforma web che consente di fare videoconferenze.
Siamo in piena emergenza Coronavirus e i confini della vita scolastica si mescolano così con quelli più intimi della vita domestica, perché la scuola deve andare avanti.
Nella classe virtuale della prima elementare dell’Istituto Cuore Immacolato di Maria S.Orsola-Dedalo di Roma, tra le 25 finestrelle ce n’è una che brilla più di tutte e da cui spunta proprio il faccino di Silvia. Nei mesi passati ha alternato la scuola tradizionale a quella in ospedale, dalla sua stanza del Bambino Gesù.
LA MAESTRA SPIEGA E FA DOMANDE PER 40 MINUTI
Poi arriva il Covid 19 e i maestri della scuola in ospedale non possono più seguire Silvia e altri piccoli pazienti come lei, costretti così a un vero isolamento scolastico e sociale.
Passa solo qualche giorno e l’istituto di Silvia propone di riprendere il programma scolastico con video lezioni della durata di 40 minuti, alternate a momenti di lavoro autonomo. Così tutti gli alunni tornano in “classe” e questa volta c’è anche lei, che ritrova i suoi compagni, che è di nuovo un’alunna tra altri alunni, dimenticando per quei 40 minuti di lezione di essere una piccola paziente. La maestra la coinvolge come tutti, senza alcuna differenza. E per i suoi compagni di classe è come se non si fosse mai allontanata.
Silvia ha di fronte un percorso ancora impegnativo, ma dal 17 marzo scorso sta rifiorendo, proprio come la natura all’arrivo di questi primi giorni di primavera. «È importante raccontare quanto questo nuovo modo di fare scuola sia davvero un’àncora di salvezza in situazioni come quelle dimia figlia», spiega Roberta. Che ci tiene a sottolineare l’aspetto positivo di questa situazione: «Quello che c’è di bello o di buono va valorizzato sempre e comunque, soprattutto in periodi difficili come questo. Noi abbiamo imparato che soltanto così si vincono sia i dolori personali, sia i dolori che coinvolgono tutta la collettività».
UNA RIVOLUZIONE PER I BIMBI ISOLATI
In una situazione di crisi, la didattica on line sta dimostrando di essere un ottimo mezzo per superare l’isolamento legato sia a emergenze sanitarie come ilCoronavirus, sia a esigenze individuali come le degenze ospedaliere, dove l’allontanamento dalla classe è inevitabile e aggiunge sofferenza, toglie “normalità” dove, invece, ce ne sarebbe estremo bisogno.
Questo sistema di fare scuola ha il pregio di conservare la vicinanza tra gli alunni, l’integrità del gruppo e sappiamo quando sia vitale per i bambini.
«Certo, manca il preziosissimo contatto fisico», valuta Roberta, «ma i bimbi sanno adattarsi velocemente e per loro anche “incontrarsi” e chiacchierare a distanza è una festa che li rafforza sia psicologicamente, sia emotivamente».