Tradubbi e speranzeNorme, consigli, cure per prepararsi alla fase 2 di V. Palumbo
DALLE REGOLE ALLE CURE, CHE COSA DICONO GLI ESPERTI NESSUN ALLENTAMENTO SULLE MISURE, MA NOTIZIE SEMPRE PIÙ POSITIVE SUI CONTAGI. GLI ITALIANI AFFRONTANO LA PRIMA PASQUA BLINDATA DELLA LORO STORIA REPUBBLICANA. ECCO COME SUPERARLA SERENI. GUARDANDO CON S
Tutti a casa, almeno fino a dopo Pasqua, quando dovrebbero riaprire alcune imprese. Le disposizioni del governo non sono mutate, tranne un’ulteriore stretta alle attività sportive: sono vietati gli allenamenti collettivi in impianti pubblici e privati per professionisti e dilettanti. Per il resto, tutto uguale: dalla chiusura dei negozi non di prima necessità (e quindi il presidente Sergio Mattarella deve rimandare ancora il barbiere) alle limitazioni di spostamento tra un comune e l’altro (solo per lavoro o se non si hanno i punti vendita necessari). Ma, proprio perché i tempi si sono allungati e le festività rendono più pesante stare lontani dai propri cari e dagli spazi aperti, abbiamo fatto il punto con i nostri esperti per capire come resistere meglio. E prepararsi al futuro.
ISTRUZIONI PRATICHE
Si può passeggiare?
Nì. Sul tema delle passeggiate, il nuovo decreto tace e quindi restano al tempo stesso sia le parole del presidente del Consiglio Conte del 1° aprile («Quando un genitore va a fare la spesa si può consentire anche l’accompagno di un bambino. Ma non deve essere l’occasione di andare a spasso e avere un allentamento delle
misure restrittive»), sia la disposizione che si trova sulle pagine del sito del governo: «Ferme restando le limitazioni indicate, è consentito camminare solo nei pressi della propria abitazione». Poco più in là, lo stesso sito afferma: «è giustificato da ragioni di necessità spostarsi per fare la spesa, per acquistare giornali, per andare in farmacia, o comunque per acquistare beni necessari per la vita quotidiana. Inoltre, è giustificata ogni uscita dal domicilio per l’attività sportiva o motoria all’aperto». Basta rimanere nei pressi di casa: anche con la bici. Le Regioni poi vanno in ordine sparso. Di sicuro però, per Pasqua, i controlli sono più severi. È tempo di Pasqua, si può andare in Chiesa a pregare?
Sì. L’accesso ai luoghi di culto è consentito per la preghiera individuale, a debita distanza da eventuali altri fedeli. Bisogna recarsi nella chiesa più vicina a casa, quando si esce per la spesa. O sul percorso casa-lavoro: quindi attenzione ai giorni festivi. Le cerimonie sono sospese. E saranno senza pubblico le recite dell’Angelus e tutte le celebrazioni che precedono la Pasqua, tra cui la ViaCrucis, che non è al Colosseo, ma sul sagrato deserto della Basilica Vaticana. La proposta del leader della Lega Matteo Salvini di riaprire le chiese ha ingenerato confusione perché il divieto del governo è appunto relativo alle messe e alle altre cerimonie. I matrimoni si possono celebrare alla sola presenza del sacerdote e degli sposi.
Le mascherine vanno indossate? Dipende. Le Regioni si stanno muovendo in ordine sparso. In Lombardia e Toscana, sì: ogni volta che si deve uscire. In Toscana sono i Comuni a doverle distribuire gratis, circa tre a testa, e quindi il provvedimento è più graduale. In Lombardia (dove pure è prevista una quota di mascherine gratis) e Alto Adige (dove servono solo in luoghi con altre persone) vanno bene anche sciarpe e foulard. In Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Val d’Aosta si devono portare nei supermercati, nei negozi autorizzati e nei mercati all’aperto e al chiuso. Sicilia, Sardegna e Campania stanno valutando.
Ma quali mascherine bisogna usare? E come?
Le disposizioni del governo parlano di quelle di “comune uso”, come quelle chirurgiche. «Sì, per la vita ordinaria vanno bene le chirurgiche», spiega Guido Grandi, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’Università di Trento. Le più complesseP2 (con o senza valvole) e P3 sono per chi è effettivamente esposto al contagio, come medici, infermieri, soccorritori, forze dell’ordine. «Detto che la misura migliore resta sempre la distanza, anche l’efficacia delle mascherine, sia
per non contagiare che, in misura minore, per non essere contagiati, varia a seconda di come le si usa», spiega Grandi. «Se non ci si lavano le mani prima e dopo l’uso, se ci si continua a toccare il volto per aggiustarle o le simaneggia per tirarle su e giù, se le si riusa, se non si seguono le regole per quelle lavabili (che vanno anche stirate per riattivare l’antigoccia), se ne vanifica l’utilità. Da microbiologo posso dire che l’uso corretto è fondamentale».
Posso portare un passeggero in auto?
Sì, se siede di dietro, non alle spalle del guidatore. La limitazione non vale per i conviventi. In moto bisogna andare da soli.
I mercati sono aperti?
Alcuni. Sono vietati quelli non alimentari e quelli saltuari. Il governo indica solo di impedire gli assembramenti. Però, anche per quelli all’aperto e al coperto regolari, dipende da
Comune a Comune. Nel Lazio, quelli rionali sono aperti e fanno anche servizio a domicilio. In Lombardia i coperti hanno riaperto il 7 aprile.
Vorrei dedicarmi al giardinaggio: posso comprare piante?
Sì. Il governo ha concesso la produzione, il trasporto e la vendita di “prodotti agricoli”, inclusi semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti, ecc. Si acquistano con consegna a domicilio o in alcuni supermercati.
I contagiati, sono guariti dopo 15 giorni?
No. «Non confondiamo incubazione, che varia, ma in genere si protrae da qualche giorno a due settimane, con durata del contagio», chiarisce subito il professor Guido Grandi. «Il virus rimane per un certo periodo nell’organismo. Certo non sappiamo ancora fino a quando si è contagiosi. Ma poiché per rivelare la positività usiamo il tampone che è naso-faringeo, possiamo dedurne che, finché il virus è nella saliva o nelmuco, siamo in grado di trasmetterlo. Dipende anche dalla carica, ossia da quanto Sars- Cov-2 abbiamo in corpo. Ma questo il tampone non lo dice».
Dopo essere guariti, il virus potrebbe restare per sempre nel nostro corpo, in latenza come quello dell’herpes?
Ancora non lo sappiamo. «In genere questi virus, fatti da filamenti diRna, vengono eliminati dal nostro sistema immunitario», spiega Grandi. Quindi se i tamponi sono negativi dovrebbero indicare che il virus è stato eliminato. «La negativizzazione dipende dal nostro sistema immunitario: gli asintomatici ci riescono prima. Nelle persone che si sono ammalate in modo più grave, il virus rimane più a lungo. In genere stiamo comunque su tre, quattro settimane».
FARMACI E CURE
Sono state fatte nuove scoperte? No. «Si continuano a usare i farmaci già esistenti e in uso, come, per i malati più gravi, l’idrossiclorochina, che già si utilizzava contro l’artrite reumatoide, e sta dando risultati interessanti”, spiega Francesco Scaglione, professore di Farmacologia alla Statale di Milano. «Lo stesso vale per il Tocilizumab, che pure ha un’azione antinfiammatoria. Come antivirale si sta sperimentando il Remdesivir, che è un antivirale, sviluppato controEbola e poi usato contro la Mers, ovvero contro altri coronavirus. Si tratta però di definirne un uso ottimale: non va bene per tutti i pazienti».
Posso acquistare questi farmaci? No. Scaglione sottolinea che sono tutti farmaci di uso ospedaliero, con importanti effetti collaterali: «Non prendete nulla di vostra iniziativa». Nel mix che si sta mettendo a punto per i malati che restano a casa c’è anche il celecoxib, un antinfiammatorio. Certo, per la febbre va bene il paracetamolo. Ma l’importante, in questo momento, è non tentare di curarsi da soli e affidarsi alle indicazioni delmedico. Anche in relazione alle altremedicine che, eventualmente, si prendono per precedenti patologie. È vero che l’ozono-terapia, sperimentata all’ospedale di Udine, può evitare l’intubazione dei pazienti?
Sì. «L’ozono-terapia ha anche un’azione antinfiammatoria e poiché i casi gravi di infezione da coronavirus sono caratterizzati da un’elevata infiammazione polmonare, la terapia dovrebbe ridurla», spiega il professor Guido Grandi, ricordando la necessità che ogni nuova cura sia sottoposta a un rigoroso vaglio scientifico, che, in questo caso, per il Covid-19, ancora non c’è. Comunque è già una pratica ospedaliera, come lo è l’uso dell’ozono per disinfettare gli ambienti. Ma l’ozono non è solo tossico per batteri e virus: può esserlo per tutti gli organismi viventi, comprese le persone. Per questo in ospedale si usa con tutte le cautele. Non aiutano, invece, e possono essere dannosi i generatori d’ozono per casa che, fra l’altro, non possono essere utilizzati a lungo. Moltomeglio aprire la finestra e arieggiare.
Il virus colpisce in modo grave più gli uomini che le donne: quali sono le conseguenze?
La virologa Ilaria Capua ha ipotizzato che questo permette alle donne di tornare prima al lavoro. Ma, intanto, la Società italiana di farmacologia, ha sottolineato che le madri positive hanno dato alla luce neonati negativi. Anche se ci sono casi di neonati contagiati dopo, ma non per l’allattamento. «Negativi per Sars-Cov-2 sono risultati il liquido amniotico, il sangue cordonale e il latte materno». Resta che l’età media dei pazienti deceduti è 78 anni (donne: 31,.4%)
ASPETTI PSICOLOGICI
Dopo oltre un mese in casa, come faccio a resistere alla voglia
di uscire senza limitazioni? «Pensando che non saremo presto liberi. È paradossale ma la consapevolezza che il percorso è ancora lungo, aiuta a tirar fuori le riserve interiori», spiega Paola Venuti, ordinaria di Psicologia e scienze cognitive all’Università di Trento. «Bisogna riservarsi sempre una mezz’ora tutta per sé: lo dico anche ai genitori che hanno figli disabili. Un tempo per sé serve a ritrovare la carica».
Ci è stato detto di approfittare di questo periodo per fare qualcosa che avevamo sempre sognato di fare. Se non ce l’ho?
Risponde la psicologa Paola Venuti: «Si è insistito un po’ troppo su attività come yoga, letture o corsi di pittura. È probabile che non interessino. Ma tutti abbiamo desideri nascosti e non c’è nulla di male se coincidono con la voglia di imparare a truccarsi o di rivedersi una vecchia serie tv. Il punto è guardarsi dentro e far emergere ciò che si desidera. Sappiamo che può ricapitare di rimanere chiusi in casa: bisogna saper convivere con noi stessi e non far la guerra a chi ci è intorno».
Come si fa con i ragazzi?
«Sono loro che ci stanno dando lezione», insiste Venuti. «Li criticavano, e io ero la prima, perché preferivano chattare anziché andare a chiacchierare al muretto. Adesso, hanno dimostrato di saper mantenere le loro relazioni sociali e affettive attraverso i social. I nostri anziani, invece, rimpiangono il bar. Questa emergenza ci costringe a rivedere le nostre idee sui social, anche perché dovremo a lungo limitare le nostre relazioni dal vivo».
Baci e abbracci saranno vietati anche dopo?
Sì, avverte Venuti, «e sarà anche il caso di salutarci senza strette di mano per un po’: meglio i saluti orientali. Si tratta di imparare una nuova affettività: eravamo troppo abituati a manifestare il nostro trasporto per gli amici in modo fisico. E quindi a interpretare come freddezza la mancanza di effusioni: dobbiamo imparare a essere affettuosamente poco effusivi».
Che cosa lascerà, soprattutto sui bambini, questa esperienza? «Noi psicologi mettiamo in conto che qualche disturbo si manifesterà. Saremo tutti più inibiti, più diffidenti. Ma ci sono aspetti positivi: stiamo imparando a stare con noi stessi. E con i familiari: prima non era così scontato.
I bambini hanno goduto di un tempo inedito con i genitori. Certo ci sono persone che non hanno retto emotivamente. Temo che non ci saranno vie dimezzo: nessuno fingerà più di stare bene. Usciremo provati. O più sereni».
IL FUTURO
Passeremo dal tampone ai test sierologici per controllare la presenza del virus?
Sì. Perché il test sierologico, che si fa attraverso un normale prelievo di sangue, oltre all’eventuale positività al virus, serve anche a capire se si hanno già gli anticorpi e quindi la possibile immunizzazione al Covid-19. Molte regioni sono già partite. In particolare, il Veneto ha deciso di sottoporre al test 60 mila dipendenti regionali, a cominciare dal personale sanitario. «È una scelta sacrosanta», afferma Giorgio Palù, ex presidente della Società europea di virologia, «si è perso tempo a parlare solo di tamponi, che possono risultare negativi anche per chi è stato contagiato. L’importante è non usare i kit rapidi che non sono affidabili. Ma quelli approvati». Per ora viene sottoposto chi, come i sanitari, è al lavoro, ma si pensa di estendere la misura alle categorie che torneranno produttive, assegnando una “patente di immunità”. È ciò che il Consiglio superiore di sanità sta decidendo per tutta Italia.
La scuola: si torna? Probabilmente no. La data del 18 maggio appare improbabile alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Ci si sta attrezzando laddove, dalla maturità all’Università, sono previsti esami, a farli orali e online. Quelli di terza media non dovrebbero svolgersi: i ragazzi dovrebbero preparare soltanto una tesina. Intanto per Pasqua è sospesa, dal 9 al 14 aprile, anche la didattica online.
Come si tornerà alla normalità? Gradualmente e a fisarmonica. Forse inmodo simile a quello di HongKong,
che nella prima fase ha attuato la chiusura totale, limitando al massimo contagio e morti (solo quattro). Poi ha riaperto, e nei giorni scorsi, temendo un’ondata di ritorno, ha chiuso per due settimane i locali notturni. Quelli aperti fanno usare le mascherine al personale e controllano la temperatura dei clienti. Nei ristoranti sono ammessi massimo quattro avventori a tavolo. Anche la Colombia, dove il contagio non è ancora arrivato in modo pesante sta pensando a cicli di lockdown per un anno e mezzo, a “fisarmonica”, appunto. È vero che per il vaccino ci vorrà almeno un anno? Probabile. «Il problema non è tanto trovarlo», spiega il professor Guido Grandi, che ci sta lavorando a Trento con il team del professor Massimo Pizzato e con i laboratori che dirige a Siena, in contemporanea con altri gruppi in Italia e nel mondo, «ma renderlo sicuro. Per farlo occorre superare una serie di fasi che non si possono saltare e hanno bisogno di tempo. Vale anche per i farmaci che stiamo testando: alcuni potrebbero addirittura aggravare la malattia. Serve tempo, così come serve tempo per costruire gli impianti per produrli. È un peccato aver sospeso la sperimentazione dei vaccini contro la Sars: i coronavirus sono molto simili. Se farà in tempo il virus a sparire prima? Credo che questo virus andrà a ondate: dobbiamo prepararci, anche con un vaccino, ad affrontarlo come si fa con le influenze stagionali».
Le app sugli smartphone per monitorare il rischio di contagio sono utili?
Per ora in Italia sono su base volontaria: la Regione Lombardia ha esortato i cittadini a scaricare l’app allertaLOM, sulla quale bisogna compilare un questionario anonimo, da aggiornare quotidianamente, in cui si segnalano sesso, età e se si sono avuti sintomi e contatti con positivi. Secondo le autorità serve «ai nostri virologi, epidemiologici per trarre una mappa del rischio contagio» e anche a fini statistici. In Val Seriana, l’Università di Bergamo ne ha lanciata una analoga, ideata nel 2012 dal professor Francesco Finazzi per l’allerta terremoti: segnala alle persone se si stanno avvicinando a zona ad alto rischio. «Ma occorre che la scarichino in molti», ammette Finazzi, che aggiunge: «non può aggiornarsi di continuo se no consuma troppo la batteria del cellulare». In altri Paesi le app sono obbligatorie per uscire. Compresa l’Albania che esenta soltanto chi va al lavoro: basta il badge. Altrove, come in Corea del Sud, Singapore e Israele, hanno funzionato bene nella fase iniziale del contagio. Il Comitato istituito dal governo sta esaminando 320 progetti: resta il principale ostacolo, la privacy.