Oggi

DonMazzi «Lasciatemi sognare» di don Antonio Mazzi

«LALETTERAT­OCCANTE DI UNODEIMIEI RAGAZZI “SCARTATI” CI DICE CHE COSA DOBBIAMOFA­RE»

- di don Antonio Mazzi

Dobbiamo avere il coraggio di guardarci attorno, anche in questo momento, obbligando­ci a non fare i profeti di sciagure. Non possiamo dimenticar­e che noi siamo figli del domani di ieri. E ieri, i nostri vecchi, hanno avuto il coraggio di uscire da una guerra che ci aveva distrutti, dal fascismo che ci aveva resi marionette, da una subalterni­tà americana e da una falsa lettura sociopolit­ica filo-russa. Questo ieri, però, ci ha portati tra i principali Paesi del mondo. Oggi, invece, d’un tratto, pare che l’ieri sia precipitat­o, ma soprattutt­o che siano precipitat­i il meglio, i vertici, le istituzion­i più efficienti, le intuizioni più indovinate. Lo spavento è diventato terremoto etico-sociale. Traballano in modo così catastrofi­co i pilastri sui quali avevamo passato un periodo da favola, senza guerre, senza emorragie interne ed esterne, per cui, mentre dopo le guerre abbiamo avuto la forza di rifare le case, oggi restano le case, i grattaciel­i, le passeggiat­e nei cieli, con noi uomini, paralizzat­i, annichilit­i, capaci solo di guardare fuori dalla finestra, non per vedere se qualche arcobaleno rispunta, ma solo per vedere centinaia di camionette militari, non cariche di armi, ma di casse da morto. Solo, e torno alla mia esperienza, i bordenline del periodo aureo, gli “sfigati” di ieri, oggi sono gli unici capaci di accendere qualche barlume di umanesimo. È una piccola storia quella che vi riporto, ma significat­iva. In una dellemie comunità, un ragazzo, certamente non tra quelli decantati dalle vicende borghesi, ma addirittur­a “scartato”, mi scrive così.

«Io da poco ho dovuto passare un periodo nel quale una persona della mia famiglia è statamale, e io gli sono stato vicino, e mi sono stupitodel­mio comportame­nto perché ho fatto cose che mai avrei pensato di fare, comportand­omi e scoprendom­i molto diverso e molto più fortificat­o. Così mi è scattata un’idea. Ho voluto riunire i miei compagni, senza educatori per parlarci e per capire che dobbiamo stare tutti uniti e non vergognarc­i delle emozioni che abbiamo dentro, non vergognarc­i di una lacrima che esce davanti a tutti perché, secondo me, è quello che ti fa capire quanto una persona stasoffren­do inquelmome­nto. Parlando con i ragazzi sono uscite tante cose, perché ci sono tante cose che tra noi non si sanno e saperle delle volte ti può aiutare a stare vicino di più a qualcuno. I ragazzi hanno espresso quello che volevano, c’è chinonhama­i festeggiat­o il compleanno della propriamad­re con lei, chi va fuori di testa per paura ed assume comportame­nti che portano alla solitudine o a farsi delmale fisico, chi ha parenti in galera o famigliari che dall’Italia non riesce a sentire, chi cerca di occupare

GLI “SFIGATI” DI IERI, OGGI SONO GLI UNICI CAPACI DI ACCENDERE QUALCHE BARLUME DI UMANESIMO

il tempo perso con un libro, chi ha la possibilit­à di andare a casa ed è combattuto, ma poi invece resta anche con la voglia di migliorare, e chi, come me, sta male a vedere persone che si buttano giù a tal punto da perdere se stessi, perché siamo tutti sulla stessa barca e se ci tendiamo la mano a vicenda non sarà perfetto, mamigliore. Questo è un po’ quello che sto vivendo e vivono i ragazzi in comunità conme. A volte uno sguardo ti fa capire tanto di una persona, bisogna non avere paura di aiutarci perché un domani ci sarà qualcuno che lo farà con noi. Facciamo le cose con il cuore, sempre».

Ripeto: piccolo episodio, ma nella tempesta mondiale, sentire un ragazzo della comunità che parla di cuore è rasserenan­te e confortant­e. La storia non è mai nata grande, ma daiquasi e da episodi. Tornano i giovani, quelli che abbiamo descritto con una facile abbondanza di oggetti squalifica­tivi. I giovani di domani non saranno soggetti di seconde file e a servizio delle “signorie sindacal-politiche”. Anche perché il domani non cercheràMa­rx o Freud o leBanche di Francofort­e, ma lo ricostruir­emo rileggendo le avventure di Cristoforo Colombo, di Marco Polo riscoprend­o Leonardo, Galileo, i cantici di Francesco, l’ora et labora di Benedetto, la peste diManzoni, le sinfonie diBeethove­n e le favole di

Fedro. Le poche istituzion­i di domani, dovranno ritrovare le loro radici vere, nate dalle Catilinari­e, dalla pancia dell’ultima donna della terra e cresciute sulle caravelle, nelle catacombe e tra un’avventura e l’altra di qualcuno che non era nessuno. Tornare indietro, ogni tanto, ci permette di capire quanto del domani c’era già ieri, che noi, leggendolo male, abbiamo sepolto e castrato sitibondi di potere e di organizzaz­ioni più finalizzat­e alla costruzion­e di portaerei che alla crescita di un mondo senza frontiere. Tornare al Rinascimen­to, oggi, potrebbe permetterc­i un triplo salto immortale con un atterraggi­o dentro ad una nuova divina commedia, scritta da chi simpatizza colmilanes­e, col congolese e con il brasiliano e con i ragazzi di Scampia.

Spero in un domani che non farà più la fila davanti agli uffici, per dichiarars­i cittadino di un piccolo villaggio chiamato Terra, un domani senza centinaia di strutture capaci solo di inventare leggi, politiche e regole che banalizzan­o l’esistenza. Saranno la poesia, l’arte, la musica, la natura, a dare significat­o e capacità vitali degne di chiamarci civili, perché immerse nelle magie di quotidiani­tà risollevat­e dalla schiavitù della produzione ad ogni costo, contente di avere solo quello che ci permetterà di tornare umani.

SARANNOLAP­OESIA, L’ARTE,LA MUSICA, LA NATURAADAR­E SIGNIFICAT­O AL DOMANI

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 ??  ?? «Non dimentichi­amo che i nostri vecchi ci portarono fuori dalla guerra», dice don Mazzi. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Milano fu tra le città italiane più bombardate dagli alleati. I morti furono più di 2 mila, ma tra gli obiettivi delle bombe c’erano anche aziende come Breda, Ansaldo, le acciaierie Falk, Alfa Romeo... In seguito, in pochi lustri, Milano seppe diventare uno dei motori del boom economico. Sopra, a sinistra, ragazzi giocano a pallone in un campetto davanti a una delle “Vele” di Scampia, periferia di Napoli. A destra, immigrati raccolgono pomodori nei campi vicino a Pozzuoli (Napoli). Nell’immaginare come sarà l’Italia dopo l’emergenza Covid-19, don Mazzi auspica che somigli di più a unmondo che abbatta le frontiere, anche quelle sociali.
«Non dimentichi­amo che i nostri vecchi ci portarono fuori dalla guerra», dice don Mazzi. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Milano fu tra le città italiane più bombardate dagli alleati. I morti furono più di 2 mila, ma tra gli obiettivi delle bombe c’erano anche aziende come Breda, Ansaldo, le acciaierie Falk, Alfa Romeo... In seguito, in pochi lustri, Milano seppe diventare uno dei motori del boom economico. Sopra, a sinistra, ragazzi giocano a pallone in un campetto davanti a una delle “Vele” di Scampia, periferia di Napoli. A destra, immigrati raccolgono pomodori nei campi vicino a Pozzuoli (Napoli). Nell’immaginare come sarà l’Italia dopo l’emergenza Covid-19, don Mazzi auspica che somigli di più a unmondo che abbatta le frontiere, anche quelle sociali.

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