EDITORIALE
«NONNE POSSO PIÙ !», M ISCRIVE UN LETTORE ROMAGNOLO. MA ALTERNATIVE NON SENE VEDONO
La battutamigliore? « LaFase 2 è una Fase 1 con la suocera ». La più vera? «La Fase 2 è una Fase 1 con la mascherina ». Cioè: è una Fase 1 mascherata. Per essere ancora più chiari: non c’è nessuna Fase 2, continua la Fase 1. Adesso ci tocca farcene una ragione: da domenica sera, dopo l’intervento televisivo del premier Giuseppe Conte, tutti abbiamo capito chenonsi esce. E soprattutto non se ne esce. L’emergenzaCovid-19 è ancora qui, fra noi, e ce la terremo per chissà quanto tempo.
Molti di noi si erano fatti un filmdal titolo suggestivo: «Dal 4 maggio liberi tutti!». Perché da due mesi siamo blindati in casa: nessuno aveva mai vissuto un’esperienza così. Chi lavora lo fa “da remoto” o tramille precauzioni, chi il lavoro l’ha perso o ha dovuto sospendere l’attività spesso si domanda come farà a mettere insieme il pranzo con la cena. Gli aiuti dallo Stato latitano o sono resi impossibili dalla burocrazia, le banche erogano prestiti col contagocce, le tasche si svuotano, i risparmi vengono intaccati. Le nostre giornate sono tutte uguali, non sappiamo più distinguere tra il martedì e il sabato. Guardiamo la tv, navighiamo su internet, leggiamo libri e giornali, ci annoiamo, cuciniamo e mettiamo su chili, le capigliature sono fuori controllo... E quando, raramente, cacciamo fuori il naso, lo facciamo con un filo d’ansia, timorosi delle altre persone, magari non abbiamo l’autocertificazione e speriamo di non venire beccati da una pattuglia. Di fatto, abbiamo paura. Del virus, degli altri, delle famose goccioline, dell’aria stessa che respiriamo.
Eppure ci avevano detto: tenete duro ancora un po’, «lemisure stanno funzionando», fate passare il ponte del 1° maggio e poi, finalmente... Finalmente cosa? Delusione cocente: dal4maggio sarà tutto come prima, con qualche lieve modifica. In fondo è come un gioco enigmistico: trova le 20 piccole differenze. Si potranno incontrare i parenti, ma soltanto i «congiunti», e solo entro i confini dellapropriaRegione. Chi sta almare potrà andare almare, chi sta inmontagna potrà andare in montagna (sembra un concetto di Catalano, indimenticato filosofo di Quelli della notte). Si andrà al ristorante per acquistare cibo, ma senza mangiarlo davanti al locale, e pazienza se si fredda. La messa sarà vietata (ma vedrete che cambieranno idea, i vescovi sono furiosi) però via libera ai funerali, con massimo 15 persone, i soliti familiari più «stretti» (ma un cugino è «stretto» o no? Lo stabiliranno i Carabinieri?). Quanto ai bar, i ristoranti, i parrucchieri, sorry, avete perso un giro, dovete aspettare ancora unmese pieno, poi si vedrà.
Scusate se faccio dell’ironia su quella che è una tragedia, ma risvegliarsi da un bel sogno non è facile, bisogna aiutarsi con un po’ di leggerezza. E neppure voglio polemizzare con il governo: si è mossomale, d’accordo, ma in giro per il mondo c’è chi ha fatto (e sta facendo) peggio, e poi manca la controprova (Salvini avrebbe fatto meglio?). Il problema è che ci siamo cullatinell’illusione che presto saremmo tornati alla normalità. E invece dobbiamo scordarcelo. La contabilità quotidiana di morti e contagiati migliora, ma è ancora un bollettino di guerra, e il terrore di tutti è che se si aprono le gabbie i numeri ricomincino a salire. Per il vaccino ci vorrannomesi se non anni. L’immunità di gregge è di là da venire, e addirittura ancora non si è capito se potràmai esserci una vera immunità, visto che alcuni guariti si sono riammalati.
Insomma, non è finita, e non finirà presto. Dobbiamo inventarci una nuova normalità, fatta di mascherine sempre indossate e distanze da osservare scrupolosamente e ovunque. Non solo. Chi, come me, ha più di 60 anni, secondounconfine anagrafico chequalcuno vorrebbe arbitrariamente introdurre, dovrà raddoppiare gli sforzi e le cautele. Tutto questo per sperare di riuscire a tornare, nel giro di qualche anno, alla “vecchia” normalità, confidando nel lavoro di scienziati e virologi vari che finora, bisogna dirlo, hanno clamorosamente toppato. Certo, è dura, durissima. Mi scrive in puro romagnolo il lettore ravennateFabio Baldrati: « A nin pos piò! ». Non ne posso più. E ha ragione, non ne posso più neanch’io. Ma alternative, purtroppo, non se ne vedono all’orizzonte.