Il mondo che verrà
Dalle vacanze ai treni dei pendolari
Come andrà a finire? Ossia, dopo la fase due, la fase tre, magari la fase quattro, torneremo alla normalità, e magari saremo migliori, più saggi? È la domanda che ci facciamomentre viviamo in questo romanzo apocalittico. Per rispondere forse la persona più appropriata sarebbe stata il mago Otelma, ma abbiamo preferito volare più alto e prendere spunto da Slavoj Zizek, il più famoso filosofo contemporaneo. Nel suo saggio Virus, dedicato alla pandemia, risponde prendendo in prestito le parole di Hegel: «Dalla storia abbiamo imparato che dalla storianonimpariamo nulla». Quindi, no, non saremo migliori. Però subito aggiunge: «L’unica cosa chiara è che ( il virus, ndr) demolirà i fondamenti della nostra vita... non si ritorna alla normalità, la nuova normalità dovrà essere ricostruita sulle fondamenta della vita di una volta». E per “vita di una volta” intende quella ante Covid. L’idea è che un’epidemia, drammatica (ma moltomeno letale dei tumori, per fare un esempio luttuoso) sarà però capace di dividere la storia in a.C. e d.C., intendendo queste abbreviazioni come “ante Covid” e “dopo Covid”.
MAURIZIO COSTANZO, giornalista
Questa visione a tinte cupe è puntellata da argomenti solidi, sebbene non definitivi. Il primo, ovvio, è che dopo la crisi sanitaria dovremo affrontare una crisi economica senza precedenti. Il secondo invece si avvicina a una presa di coscienza: non potremo liquidare questa epidemia come un disdicevole incidente e riprendere la nostra vita di sempre perché verrà naturale
MARIO TOZZI,
TEMO CHE MILIONI DI MASCHERINE E GUANTI FINIRANNO IN MARE geologo e divulgatore COSA RESTERÀ DI QUESTO PERIODO? QUALCHE VIROLOGO RIMARRÀ IN TV
chiedersi se non sia sbagliato un sistema che si è fatto cogliere impreparato daun’emergenza che gli scienziati avevano previsto da anni. E comunque, ora che abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’avverarsi di quelle previsioni, quando si concluderà questa prima ondata noi vivremo avendo la sicurezza che prima o poi ne arriverà un’altra. Infine, questi due mesi di emergenza ci hanno costretto a dimenticare alcuni riti della nostra socialità (toccarsi, salutare con un bacio sulle guance anche persone non particolarmente vicine, accalcarsi col gusto di sentire la forza e l’energia della folla) e ci hanno fatto scoprire possibilità, prima tra tutte quella di lavorare da casa, che erano riservate a un numero esiguo di persone.
LA MISURA DELLO SPAZIO
L’architetto Italo Rota, che viene dalla scuola di Vittorio Gregotti (morto lo scorzo marzo proprio a causa del Covid), riflette: «Questo è il momento di osservare e imparare. Le soluzioni le troveremo dopo. Certamente noto che, costretti nelle nostre abitazioni, siamo tornati a percepire ilmondo fisico, gli spazi, a capire la differenza tra un soffitto di tremetri e uno di due, e abbiamo avuto modo di valutare gli oggetti che riempiono le nostre case. Ci siamo chiesti: “Sono utili? Funzionano? Valeva la pena acquistarli?”. Se invece riflettiamo sul generale, è inevitabile constatare che questa pandemia ci ha dato la misura concreta di quanto sia diventato piccolo il nostro pianeta e di quanto sia necessario un patto che comprenda tutte le specie viventi». Ma le nostre città cambieranno? «Non dobbiamo pensare a un “restart” ma a un “reset”. Non possiamo cambiare radicalmente le città, dove l’umanità ha deciso di concentrarsi, ma cambieranno alcune abitudini, che entreranno subito nella nostra quotidianità. Per esempio, si incrementerà la condivisione di auto e due ruote con i servizi di sharing e si diffonderanno oggetti come i sanificatori, magari a raggiUV.
ANDREA GNASSI, sindaco di Rimini
Probabilmente, per entrare negli spazi chiusi si dovrà passare per stanze illuminate da una luce blu intensa».
ANDREMO AL MARE?
Il distanziamento sociale diventerà una costante, a partire dalla prossima estate. Come si riuscirà a garantirlo, assicurando comunque a ristoranti ed esercizi commerciali un fatturato sufficiente a far quadrare i conti? A Rimini sono pronti a combattere per salvare la stagione 2020, e il sindaco Andrea Gnassi ha pronto un piccolo arsenale: «Il turismo è basato su viaggi e relazioni, e quindi è colpito al cuore dal virus. Abbiamo bisogno di interventi del governo, sostegno alle imprese, buoni vacanze alle famiglie. Però il virus semplicemente accelera dei cambiamenti che erano già in corso: non è da oggi che i turisti chiedono spazio, aria pulita, un ambiente tutelato, sono più attenti alla salute. Per questo noi negli ultimi anni abbiamo pedonalizzato il lungomare, facendone un parco che sarà lungo 15 chilometri. Il nostro futuro non è mettere una barriera di plexiglass tra gli ombrelloni, ma dare tutto lo spazio che serve ai turisti; per questo terremo aperta la spiaggia e tutti gli spazi verdi fino a tarda sera. Saranno a disposizione di ristoranti e alberghi, per far cenare la gente garantendo gli spazi di sicu
I TURISTI POTRANNO CENARE IN SPIAGGIA E NEI PARCHI: RINASCEREMO COSÌ
A sinistra,ii un prototipo di una “cupola” di protezione dei sanitari creata alla Harvard’s Graduate School of Design, negli Stati Uniti. Angosciante? Un po’. Utile? Forse sì.
rezza. Nei parchi apriremo palestre all’aperto, e sposteremo in ottobre gli eventi che sono saltati in questo inizio di stagione».
ADDIO PENDOLARI
Secondo Roberto Poli, professore esperto nelle previsioni sociali, bisognerà attendere almeno un paio di anni prima dell’arrivo di un vaccino e uno sguardo in avanti offre due scenari opposti, e oggi con le medesime possibilità di avverarsi: «Si potrebbe verificare una disgregazione sociale, con tanti gruppi in lotta tra loro per le poche risorse disponibili. Oppure, se si giocheranno bene le carte che abbiamo in mano, potremmo far tornare al centro la coesione e l’aiuto reciproco. Preparandoci agli altri cambiamenti che ineluttabilmente arriveranno: il cambiamento climatico, l’aumento dell’età media della popolazione, le nuove tecnologie che ridurranno i posti di lavoro». Stiamo parlando del macro. Scendendo nel micro? «Ad esempio viaggiare, con imezzi che potranno caricare un terzo dei passeggeri per mantenere le distanze di sicurezza, sarà molto più costoso: questo è un problema. Forse però sarà anche l’occasione per ripensare l’organizzazione del lavoro di tante aziende ed evitare che gli impiegati debbano passare un’ora suun trenoper raggiungere fisicamente la loro scrivania, o almeno che non lo debbano fare tutti i giorni. Se non vogliamo essere travolti da questa crisi dobbiamo essere pronti a cambiare».
La crisi è certa, il cambiamento molto dubbio: almeno ciò è quello che pensa Mario Tozzi, geologo e divulgatore
ROBERTO POLI,
ITALO ROTA, filosofo della scienza architetto
scientifico: «Dovremmo avere ormai l’immagine plastica che il nostro intervento sulla natura ha anche come conseguenza lo scatenarsi di pandemie. Ma non credo che abbiamo imparato la lezione. Anzi, temo che i milioni di mascherine e guanti che vengono prodotti alla fine finiranno in mare, e con la scusa della crisi si continuerà a inquinare, piu di prima».
COSA RIMARRÀ
Tra apocalittici e fiduciosi, tra dubbi, se, ma e però, una certezza ce la fornisce Maurizio Costanzo, che sa cosa avverrà quando finirà questa emergenza: «Qualche virologo resterà in circolo negli studi tv e non tornerà in laboratorio. Per il resto penso che si potrebbe approfittare del momento per portare il teatro in tv, ma presto tutto tornerà come prima. La grande scoperta è stata invece vedere, nei collegamenti con le case dei vip, tante belle librerie a fare da sfondo. Speriamo che non fossero dei cartonati».
NON POTENDO RICOSTRUIRE LE CITTÀ
SAREMO NOI A DOVER CAMBIARE ABITUDINI I PENDOLARI HANNO SCOPERTO CHE SI PUÒLAVORARE SENZA ANDARE IN UFFICIO