Il reportage
Un incredibile viaggio tra le tigri negli Usa
PER ALLATTARE UN CUCCIOLO PAGHI 200 EURO. SONO 250 SE VUOI IL S ELFI E COL BESTIONE. PER ALCUNI ZOO AMERICANI I GRANDI FELINI SONO UNA MINIERA D’ ORO. UN FOTOGRAFO E UNA SERIE TV DI CULTO LANCIANO L’ ALLARME. MENTREC’ÈCHI SI BATTE PER SALVARLE
C’È CHI LE CURADAVVEROECHI CIGUADAGNA
Sopra: a sinistra, le tigri Clay, Daniel, and Enzo si rinfrescano nel bacino d’acqua del Wild Animal Sanctuary di Keenesburg, Colorado, un centro che offre cure ai grandi felini maltrattati; a destra, Lori Ensign-Scroggins imbocca Langley sotto lo sguardo dell’amica Amanda. Langley è un li-ger, un incrocio fra tra un leone e una tigre, e Lori l’ha
accolto in casa quando è stato rifiutato da uno zoo. Sotto: a sinistra, al Ringling Animal Care Center, Ariel McCabe dà il biberon a Hulk, cucciolo di tre mesi, sotto lo sguardo del papà e del fratello. Dare la poppata costa fino a 200 euro; a destra, l’illusionista JayOwenhouse con la sua tigre Selah alguinzaglio. Per le fotodi questo reportage, Steve Winter è stato premiato al World Press Photo.
Domanda stile Trivial Pursuit: qual è il Paese che conta più tigri nel mondo? La Malesia di Sandokan? No. L’India? Neppure. La Thailandia, la Russia, il Myanmar? Macché. Gli Stati Uniti.
Che ci crediate o no, le tigri in cattività negli States superano di gran lunga il totale di quelle allo stato brado in tutto il pianeta, in via d’estinzione da anni: 3.900 quelle selvatiche, tra le 5 e le 10 mila le “americane”, ospitate (ma forse sarebbe meglio dire sfruttate) in piccoli zoo di provincia più o meno legali, i cosiddetti roadside zoo. Al Myrtle Beach Safari in South Carolina, per dire, Bhagavan “Doc” Antle e il suo staff organizzano spettacoli con cuccioli di tigri e offrono pacchetti completi: 300 euro a famiglia l’esibizione, 250 per un selfie col bestione, 500 per far giocare i bambini con i tigrotti. Al Ringling animale care center, in Oklahoma, James Garretson consente di allattare i cuccioli di tigre col biberon, neanche fossero peluche (200 euro a poppata). E quando, a tre mesi di età, i cuccioli diventano troppo grandi e pericolosi per farli interagire col pubblico? Se va bene, le tigri vengono chiuse in gabbie di tre metri per sei, praticamente una cella. Oppure, semplicemente, spariscono. Uccise di nascosto e poi vendute a pezzi come costosi souvenir. Testa, manto, denti.
MANCA UNA LEGGE
Com’è possibile? La colpa sta in un gigantesco vuoto legislativo: nella terra della libertà, una legge federale che vieti in tutti gli Usa l’importazione e la custodia degli animali selvatici non esiste. Ogni Stato si regola a modo suo, alcuni vietano la proprietà
privata, altri richiedono una generica licenza di “parco animali”, altri ancora ti consentono perfino di tenere un alligatore in giardino, se sei stufo di gattini. In che condizioni li tieni, poi, sono sostanzialmente fatti tuoi. Il Dipartimento per l’agricoltura americano pubblica le linee guida da seguire per la cura degli animali selvatici, ma nessuno controlla davvero che vengano seguite. Nel 2003, sette tigri di proprietà di JamesGarretson uccisero una volontaria staccandole un braccio (l’indagine stabilì poi che gli animali erano «straordinariamente affamati»).
E la veterinaria JenniferConrad, attivista specializzata in tigri, spiega che l’allevamento di cuccioli negli Usa è una tale miniera d’oro che i piccoli vengono strappati alla mamma e venduti appena nati, «non sappiamo neanche quanti nemuoiono». Per fortuna esistono centri come il Wild Animal Sanctuary, in Colorado, che mettono in salvo gli animali abbandonati da roadside zoo e privati offrendo loro grandi spazi aperti e impedendo il contatto col pubblico. Ma negli Stati Uniti, il fenomeno dello sfruttamento dei grandi felini continua a muovere milioni di dollari. Un business venuto alla luce grazie allo straordinario reportage che vimostriamo in queste pagine e a una docu-serie di Netflix, Tiger King (vedi box in questa pagina) che sta scuotendo la politica. Le pressioni di comuni cittadini e associazioni animaliste perché venga approvato il Big cat safety act, una legge ferma al Senato americano che renderebbe illegale l’esibizione di tigri in strutture non a norma, sono fortissime. Chiunque ami la natura si augura che qualcosa cambi. E in fretta.