In questa foto, Silvia Romano, 25, in shorts e top prima della sua partenza per l’Africa. A destra, com’era vestita al suo ritorno, con un verde, la veste che copre capo e corpo usata dalle donne somale, indossato sopra un lungo camicione e i pantaloni de
Sorride felice con la sua famiglia
tutti i quotidiani e per la prima volta dal 21 febbraio (primo caso ufficiale diCovid-19 a Codogno) riesce a spezzare la dittatura informativa imposta dall’emergenza sanitaria. È il segnale che forse il contagio sta perdendo intensità, che non esistono solo mascherine, terapie intensive, morti, malati, e si può parlare anche di qualcos’altro. L’atterraggio nella nuova (o vecchia realtà) è però piuttosto brusco. Come quello del volo di Stato che domenica riporta Silvia in Italia.
LO SBARCO A CIAMPINO
Attesa all’aeroporto di Ciampino dal premier Giuseppe Conte e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, la ragazza scende dall’aereo col capo velato, avvolta in un jilbab, l’abito verde lungo e largo indossato in Somalia dalle donne musulmane, tenendo una mano sul ventre come fosse in attesa di un bimbo. Appena può parlare Silvia spiega di essersi convertita all’Islamper libera scelta e di aver preso il nome di Aisha. Immediatamente si scatena un polverone. Il rientro di Silvia secondo molti osservatori si trasforma in uno spot per i terroristi, che dopo aver intascato un riscatto pari (sembra) a 4 milioni di euro, possono
Silvia sorride con papà Enzo Romano, mamma Francesca e la sorella Giulia. Il ventre arrotondato che spunta sotto il ha fatto parlare di una sua possibile gravidanza.
jilbab vantare una nuova adepta alla fede di Maometto. Sui social si scatena la rabbia degli haters (tanto che la Prefettura medita di proteggerla con una scorta), nessuno però discute le scelte di Silvia. Ma perché dare quel risalto? La pubblica professione di fede faceva forse parte degli accordi per ottenere il rilascio? La polemicamonta e ormai investe tutta la vicenda. A partire dai suoi inizi.
È STATA LASCIATA DA SOLA
Silvia lavora con Africa Milele, una onlus di Fano. Lilian Sora, titolare dell’organizzazione, invia la ragazza milanese a Chakama, in Kenya, un villaggio a circa 40 chilometri da Malindi, per un progetto di sostegno all’infanzia. La visione satellitare è inquietante. Quattro baracche perse nel nulla, in una regione soggetta da anni alle scorribande dei terroristi islamici di al-Shabab. Il 19 novembre tutti i volontari della onlus si spostano a Malindi. Silvia rimane sola al villaggio. Un commando di tre uomini, che probabilmente avevano alloggiato in una vicina guesthouse, lasciano passare 24 ore. Il 20 novembre, senza